Obama due anni dopo. Penso che in pochi avrebbero, due anni fa, pensato ad un presidente azzoppato, ad un presidente anatra zoppa, e non è un modo Cherokee o Navajo di indicare Obama; no, tutto ciò non poteva accadere all’uomo dello Yes, we can, non al figlio di un pastore Kenyota, non al simbolo del melting pot e del sogno americano. Non all’uomo all’antitesi dello stereotipo Wasp. Eppure tutto ciò è accaduto. Obama, dopo le elezioni di MidTerm, non ha più la maggioranza alla Camera e pochi giorni fa è arrivata la doccia fredda, anche se annunciata: la bocciatura della riforma sanitaria alla Camera. La riforma era uno dei must promessi e, visti i risultati, Obama dovrà ripensarla radicalmente e magari alla fine, se riforma sarà, la stessa sarà così annacquata da essere, di fatto, nulla. I repubblicani hanno recuperato terreno, ma non sono compatti, basti pensare che i rappresentanti dell’Old Party vedono come il fumo negli occhi i seguaci di un altro Party, il Tea Party, con ovvi richiami alla battaglia, di Sarah Palin.
Quelli del Tea Party non hanno le idee chiare su come si governa o su come governare, sanno però far presa sul ventre molle dell’America, quella che non voleva gli italiani, gli ebrei e i neri e che adesso, vedi il caso di Gabrielle Giffords a Tucson, non vuole i latinos ed i messicani.
La Palin, proprio riguardo al caso Giffords, si è resa protagonista di una gaffe destinata a rimanere nella storia. Sarah ha fatto le condoglianze alla famiglia della Giffords. Ma Gabrielle Giffords non è morta, la stessa era indicata come “obiettivo da eliminare”, insieme a Obama ed altri, su uno dei siti della Palin stessa. Ma torniamo all’erede del grande poeta Wald Ralph Emerson, cioè ad Obama.
Obama ha realizzato ben poco di quanto promesso.
Tra mille polemiche si è ritirato dall’Iraq, ma ha incrementato la presenza in Afghanistan, ha litigato con il generale Stanley McChrystal, un uomo tutto d’un pezzo, e lo ha sostituito con il generale preferito dei repubblicani: David Petraeus.
Il presidente ecologista si è trovato per le mani la marea nera e gli accordi-farsa di Copenhagen, laddove il presidente della Bolivia, Evo Morales ruppe gli induci dicendo grosso modo “Obama non è come Bush. E’ peggio!”. Amen.
Il presidente del cambiamento è stato tenero con i banchieri, li ha aiutati (ma chi non l’avrebbe fatto alla luce della politico too big to fail), ma non ha rotto con il sistema, basta vedere la scelta fatta come segretario al tesoro nella persona di Tim Geithner, un uomo della galassia di Henry Kissinger. Come Barack Obama del resto…
Obama si trova per le mani una situazione potenzialmente esplosiva come l’indebitamento degli americani e con una maggioranza a metà che, di fatto, potrebbe mettersi di traverso verso ogni idea democrat al fine di logorarlo da qui al 2012.
Obama è in una situazione di stallo, ma in America, contrariamente a quanto si pensa, questa situazione non è così inusuale, il secondo Clinton, per esempio, rese al meglio da azzoppato.
Obama deve ritrovare slancio.
Buon compleanno al presidente Obama anatra zoppa.
Massimo Bencivenga |