 Il 1° Maggio del 2012, Osama Bin Laden fu ucciso al termine di una complessa pianificazione che aveva come nome in codice Operazione Geronimo.
Sono sicuro che tra 50 anni, quando ci sarà l’ennesima carrellata delle foto che hanno cambiato il mondo, non potrà mancare la foto di Obama e dei suoi collaboratori militari e dell’intelligence mentre seguono, da remoto e dalla situation room, l’Operazione Geronimo.
Questo post non ha l’obiettivo di fare le pulci alle contraddizioni, ai misteri e alle incongruenze di quel blitz.
No, ne avrei di quesiti da sottoporre e da evidenziare all’incauto internauta capitato più o meno per caso su questi bit, ma me ne astengo.
Così come mi astengo dal sottolineare (in realtà lo sto facendo) la singolare coincidenza che tanto la morte di Hitler, quanto quella di Obama, son state annunciate al mondo il 1° Maggio. E che su entrambe le morti non c’è piena ed univoca chiarezza.
Quello che mi chiedo è: “Perché Geronimo?”.
Se è vero che il brainstorming militare spesso e volentieri partorisce delle sigle e dei nomi singolari, nondimeno non posso che rimanere perplesso sulla scelta.
Qual è il legame tra lo sceicco nemico pubblico numero uno degli Stati Uniti in questo scorcio di Millennio e un capo apache che lottò con le unghie e con i denti per cercare di difendere le sue terre e le sorti della sua gente dall’avanzata dell’Uomo Bianco?
A prima vista le somiglianza non sembrerebbero molte, ma se cominciamo a vedere come meno casuale la scelta del nome in codice dell’operazione allora forse, e dico forse, qualcosa potrebbe risultarci anche più chiara.
I nomi rappresentano l’essenza delle cose, lo abbiamo imparato a scuola e ce lo dice anche la Bibbia. Qui, facendo della psicologia spiccia, si può addossare la cosa all’inconscio.
Osama è Geronimo.
In altre parole avanzo l’ipotesi che, per i wasp americani, quelli che davvero comandano, non sono mai riusciti a dimenticare e a rimuovere dall’incoscio l’immagine dei nativi come i cattivi.
Se fate questo ragionamento, la scelta del nome appare meno stramba e potrebbe avere origine più che nella testa nella pancia dei burocrati.
E dire che invece, come detto in un altro post, i Padri Fondatori tennero in grande considerazione le parole di Casanatego, capo della Nazione Irochese, al punto da inserire alcuni stralci della dichiarazione orale ch teneva insieme le sei tribù all’interno della Costituzione. Noi, il popolo…
Parole che Obama ha ripetuto per ben cinque volte nel discorso d’insediamento del suo secondo mandato.
Per questo post devo tanto, se non molto, a Winona LaDuke, attivista per i diritti dei Nativi e due volte candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti d’America.
Massimo Bencivenga |