 A quasi una settimana dalle sentenze relative al Lodo Mondadori e al Lodo Alfano possiamo ricominciare a parlare dell’Italia. Intorno al Lodo Alfano c’era un’attesa mediatica enorme, globale, forse solo per le elezioni di un Papa ci sono stati tanti accrediti da parte di stampa e media stranieri. Tralasciamo il fatto che il premier stesso li vede come fumo negli occhi. E non starò a commentare l’improvvida esibizione di Rossella e Bondi che, in diretta televisiva, hanno fatto violenza alla loro integrità intellettuale cercando di far passare come usuale un provvedimento che non ha eguali, nelle forme che il Lodo avrebbe introdotto, in nessun paese civile e libero; forme e legislazioni che il professor Rodotà ha ben enucleato mettendo in imbarazzo gli adepti del premier.
Dal momento che la politica alta, quella attenta ai pesi e contrappesi della democrazia, si è già espressa sarebbe il caso adesso per il premier di occuparsi della pancia della politica.
La situazione è da paura.
Non li si vede in Tv ma ci sono operai che minacciano di suicidarsi e coppie di precari nella scuola che, nella migliore delle ipotesi, vedono dimezzare il loro reddito. E queste sono persone che hanno magari figli adolescenti da crescere e un mutuo da restituire. Come ha intenzione di procedere il governo in questa direzione? Niente. Buio assoluto. E degli ultimi nemmeno si deve parlare. Un oscuramente ben riuscito. Con la piena complicità della sinistra incapace di intercettare gli umori di quelli che una volta erano interlocutori usuali. E’ proprio vero che la sinistra è passata “dalla lotta di classe a quella contro il colesterolo”, e alla luce di ciò è comprensibile che gli stessi operai e precari strizzino l’occhio a formazioni come la Lega che, seppur in modi e con argomentazioni utopiche, in una qualche misura li rassicuri. E che dire dei continui warning che l’Europa lancia sui conti e sullo stato di indebitamento dell’Italia. Indebitamento che la prima finanziaria di Tremonti del Berlusconi IV, e non la crisi, ha acuito. D’altra parte è semplice. Se si mantiene grosso modo inalterata la spesa pubblica ma, nel contempo, s’incassa di meno, la forbice non può che allargarsi. Negli ultimi 20 anni la sperequazione tra ricchi e poveri è cresciuta enormemente, un colossale trasferimento di ricchezza che abbiamo accettato in virtù di un Pil crescente, ma che adesso sta mostrando la fragilità della base. In virtù del Pil siamo arrivati al punto che un professore separato, può capitare, e con figli non ha una disponibilità finnaziaria molto diversa da quella di un homeless, dire barbone e politicamente scorretto. Questo trasferimento di ricchezza abbiamo accettato e adesso siamo nella situazione che siamo. E le misure per uscirne sono risibili. Andrebbero affrontate con riforme strutturali, di quelle condivise e ricordate nei libri di Storia. Ma la sinistra è incartata sul congresso per il nuovo segretario e sui bizantinismi del suo statuto mentre il governo vorrebbe una manifestazione di piazza in favore del premier. Ma stiamo scherzando? In un caso, il Lodo Mondadori, si tratta di una sentenza per una faccenda privata.
Una manifestazione di governo per un fatto privato del premier risalente a quanto ancora non era in politica?
E intanto passano i giorni e i mesi con intere famiglie in sofferenza e che lo saranno sempre di più a mano a mano che passerà a miglior vita la generazione dei baby boomers.
In tal modo aumenteranno i morti in vita, ossia le persone alle quali è stato precluso il futuro.
Un po’ troppo pessimista? Forse un po’ troppo poco….
Massimo Bencivenga
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