Le parole di Massimo Cacciari, benché pronunciate non più di cinque mesi fa sembrano ormai appartenere a un’altra era politica, quando il Pd si diceva alternativo al Pdl e quando questo governo “senza alternative” era ancora di là a venire.
Il filosofo disse, e scusate il francesismo: “Sono teste di cazzo, era meglio Renzi”. Non pochi, ai tempi, gli diedero ragione; adesso non più. Non ora che Renzi, a sentire la nomenclatura del Pd, non fa il bene del Paese, non adesso che, come un giovin signore, gira l’Europa per farsi conoscere e stringere alleanze. No, adesso Renzi è un pericolo e non una risorsa per il Pd. Perlomeno per questo Pd, quello dell’alleanza contro natura con il partito del Caimano, e che sinora è stato fondamentalmente ostaggio dei desiderata del Pdl; un partito che è stato inflessibile con la Idem e morbido, troppo morbido nel rendicontare al Kazakistan e a effettuare quella che sembra, se non formalmente almeno praticamente, una rendition. Ma nel caso Kazaco c’era di mezzo Angelino di Silvio e la tenuta di un Governo.
La parola d’ordine nel Pd è rottamare il rottamatore, anche blandendolo con incarichi ai suoi uomini, anche a costo di gonfiare il Governo. Tutto pur di tenere sotto controllo l’uomo che avrebbe in mente di diventare una scheggia impazzita e di prendersi il partito senza il placet dei “vecchi”.
Letta, l’uomo che nolente o volente interpreta l’elemento non divisivo caro al Capo di Stato, per adesso è riuscito a contenere l’onda-Renzi. Ma Renzi rappresenta la punta dell’iceberg di un movimento interno al Pd che non va affatto sottovalutato.
Non solo Renzi, dunque. Fabrizio Barca, che come ricorderete era uno dei miei candidati per il Colle, vuole un Pd radicalmente diverso da quello attuale, con nuove regole, più snello e meno legato ai vecchi notabili. C’è il giovane Pippo Civati, c’è il meno giovane Gianni Cuperlo, a indicare che il malpancismo non è solo una questione di età o di visibilità. E che in tanti stanno cominciando a capire che questa strana alleanza fa gioco a tutti tranne che al Pd, che rischia di essere accomunato al “nemico” Pdl, perché sarà poi difficile smarcarsi da certe prese di posizioni. Hai voglia a dire poi che il Paese non ha capito. Si potrebbe anche dire invece che ha capito troppo bene. Perché Letta e i suoi non vogliono discutere di nulla con i dissidenti del partito, men che meno dei compromessi dell’alleanza, e chi lo fa vien visto come uno che non ha a cuore il bene del Paese.
Renzi sarebbe uno di questi. Ma lui vuole e deve giocare la sua partita.
Ma riuscirà a diventare segretario? Difficile dirlo, nell’ultimo periodo diversi personaggi in vista del Pd hanno provato a convincerlo a fare un passo indietro, o perlomeno ad aspettare un altro po’; ma Renzi è uno che vuole e ama bruciare le tappe, in ciò è molto diverso da Letta, che per certi versi è stato un enfant prodige, ma che è arrivato in vetta sorpassando, con i fari spenti, alla Nuvolari, tanti altri politici. Il consenso è un po' in discesa, adesso nel partito è l'ora degli ex dc, e si sa che con quelli potevi pensare in grande solo dopo i 55 anni. Ma Renzi non ci sta: vuole fare il segretario e candidarsi come Premier. Fabrizio Barca vagheggia un modello diverso.
Fabrizio Barca sogna un candidato che non sia il segretario. E allora, in tal caso, e così fantascienza pensare a un Renzi prossimo candidato premier e a uno tra Gianni Cuperlo e Goffredo Bettini alla segreteria? Per adesso sì, ma tra qualche mese?
Massimo Bencivenga |