Il Governo Renzi deve ancora ottenere la fiducia delle due Camere, ma possiamo dire che ormai è cosa fatta. E’ un governo giovane, con una bassa età media (la più bassa di sempre dicono i giornali), con la metà dei ministri che son donne, una percentuale mai sfiorata in precedenza, ma che nulla toglie o aggiunge a me che preferirei in primis una scelta sulla base non già del sesso, ma della competenza.
I ministri, uomini e donne son stati nominati, prossimamente toccherà il gran ballo dei sottosegretari, che serviranno a dare una ulteriore rappresentatività ai partiti che sostengono Renzi e nel contempo a dare voce alle regioni escluse, vale a dire quelle che non esprimono ministri, e sono diverse.
Mi meraviglierei grandemente se alla Campania non venisse assegnato neanche un sottosegretario, dal momento che già ministri non ne ha avuti. Terminato anche lo step dei sottosegretari, ci sarebbe da mettere mano nel coacervo degli alti burocrati che, di fatto, guidano i ministeri, fanno e disfano, sono in molti casi dei veri e propri ministri ombra e quasi sempre sopravvivono ai ministri e ai governi.
Se Renzi, come dice, ha intenzione di riformare, tra le altre cose, la macchina elefantiaca della burocrazia deve passare per ridefinire poteri e margini di manovra dio direttori generali, capi di gabinetto e funzionari dei ministeri. Auguri.
E’ però un passaggio cruciale, dal momento che la nostra burocrazia sempre più sembra assomigliare a un moloch che esige il sangue degli italiani e spaventa gli stranieri, ossia denaro fresco che tanto servirebbe al Paese.
Ma è sull’economia che si giocherà la vera partita il Governo Renzi. Sinora si è mostrato meno legato di Monti o Letta al concetto di Austerità, anche se ha parlato di fare i compiti. Certo, non possiamo fare quel che facevamo prima, ma di sola austerità si muore. Vedremo se e cosa gli lasceranno fare altri burocrati, quelli che stanno a Bruxelles, anche considerando che dal 1° Luglio avremo (cioè sempre Renzi) il semestre europeo.
In tema economico, la Renzinomics passa per cercare di dare una mano ai dipendenti e ai giovani, cercando di detassare le assunzioni di giovani e di abbassare di un buon 10% l’Irap, nonché taglio irpef per quanti guadagnano meno di 2000 euro al mese.
Gettito in meno che, perlomeno in teoria, dovrebbe essere controbilanciato da maggiori entrate. Che arriverebbero da dove? Dalla Spending Review indicata dell’ennesimo commissario Cotarelli; dalla battaglia all’evasione, con i soliti numeri ballerini, qualcuno parla di 300 miliardi, solo il 10% sarebbero i numeri di una manovra; il rientro di capitali dall’estero, ma qui la cosa è molto più complessa, e si parla 5-7 miliardi una tantum.
E poi si cercherà di non far pesare, perlomeno non in termini negativi, gli eventuali investimenti in infrastrutture, soprattutto digitali, laddove bisognerà trovare qualcun altro che rimpiazzi Francesco Caio, l’uomo giusto, per una volta, al posto giusto, ma senza i soldi e l’appoggio politico al suo progetto.
Sul fronte interno, altri soldi potrebbero arrivare da dismissioni e privatizzazioni, che non significa svendite, altrimenti debito resta senza più niente da vendere. Renzi potrebbe essere il più liberista di tutti, più anche di quelli del Pdl, anche perché Tremonti di certo non si può classificarlo tale per quanto fatto al Governo, il punto è vedere se gli lasceranno fare quello che ha in mente.
Massimo Bencivenga |