Senato, si votano i vicepresidenti
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Senato, si votano i vicepresidenti

La maggioranza punta su Domenico Nania di An e Rosy Mauro della Lega Il partito di Veltroni su Vannino Chiti e la radicale Emma Bonino.Via libera del Pdl e del Pd per le vicepresidenze del Senato. La maggioranza punta su Domenico Nania si An e Rosy Mauro della Lega. Il partito di Veltroni sull’ex ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme Vannino Chiti ed Emma Bonino, radicale eletta con il Pd. E’ proprio il nome della Bonino desta sorpresa. Solo ieri, infatti la storica esponente radicale aveva rifiutato l’incarico preferendo per i Radicali i segretari d’Assemblea in entrambi i rami del Parlamento.

Senato, si votano i vicepresidenti

ROMA - "Ci sono tante pressioni, tienine conto". Silvio Berlusconi e Umberto Bossi hanno colto l’occasione del viaggio in aereo da Milano a Roma per fare il punto della situazione sul governo. Per schiarirsi le idee su quello che accadr` da qui alla fine del mese. Per studiare le mosse che il Pdl e la Lega dovranno compiere nel prossimo futuro. Ma anche per confrontarsi con quella che rappresenta ancora una "questione aperta". Ossia la "vicenda Calderoli".

E gi` perchi l’intervento irrituale con cui la Libia h scesa in campo, qualche detrito nel centrodestra lo ha lasciato. Certo, quel diktat contro l’esponente leghista non h piaciuto a nessuno. Nemmeno al ministero degli Esteri del Pd, Massimo D’Alema, che lo ha bocciato come una inaccettabile invasione di campo. Lo stesso premier in pectore non intende dare l’impressione di "cedere alle minacce" di fronte all’integralismo islamico. Non vuole trasformare un caso diplomatico in segno di "debolezza" del nuovo esecutivo. Non pur accettare che la lista dei ministri venga condizionata dal pressing di un paese straniero.

Eppure una riflessione sull’argomento la sta facendo anche Berlusconi. Anzi, ieri ha sottoposto i suoi dubbi proprio al Senatur. Intanto gli ha chiesto di limitare le esuberanze dei Lumbard e lo ha invitato a valutare l’impatto internazionale di alcune "sparate" dei suoi uomini. "Devi far capire a tutti che in quel modo non si pur andare avanti, non possiamo sottoporre il governo a quel tipo di tensioni. I rischi sono troppo alti". E soprattutto gli ha raccontato delle tante "pressioni" ricevute affinchi Calderoli faccia un passo indietro. "Pressioni" esercitate all’interno dei confini nazionali e non all’esterno. Certo quella del Cavaliere non h stata una richiesta ufficiale, ma una esortazione a soppesare i pro e i contro quella sl.

ROMA - "Ci sono tante pressioni, tienine conto". Silvio Berlusconi e Umberto Bossi hanno colto l’occasione del viaggio in aereo da Milano a Roma per fare il punto della situazione sul governo. Per schiarirsi le idee su quello che accadr` da qui alla fine del mese. Per studiare le mosse che il Pdl e la Lega dovranno compiere nel prossimo futuro. Ma anche per confrontarsi con quella che rappresenta ancora una "questione aperta". Ossia la "vicenda Calderoli".

E gi` perchi l’intervento irrituale con cui la Libia h scesa in campo, qualche detrito nel centrodestra lo ha lasciato. Certo, quel diktat contro l’esponente leghista non h piaciuto a nessuno. Nemmeno al ministero degli Esteri del Pd, Massimo D’Alema, che lo ha bocciato come una inaccettabile invasione di campo. Lo stesso premier in pectore non intende dare l’impressione di "cedere alle minacce" di fronte all’integralismo islamico. Non vuole trasformare un caso diplomatico in segno di "debolezza" del nuovo esecutivo. Non pur accettare che la lista dei ministri venga condizionata dal pressing di un paese straniero.

Eppure una riflessione sull’argomento la sta facendo anche Berlusconi. Anzi, ieri ha sottoposto i suoi dubbi proprio al Senatur. Intanto gli ha chiesto di limitare le esuberanze dei Lumbard e lo ha invitato a valutare l’impatto internazionale di alcune "sparate" dei suoi uomini. "Devi far capire a tutti che in quel modo non si pur andare avanti, non possiamo sottoporre il governo a quel tipo di tensioni. I rischi sono troppo alti". E soprattutto gli ha raccontato delle tante "pressioni" ricevute affinchi Calderoli faccia un passo indietro. "Pressioni" esercitate all’interno dei confini nazionali e non all’esterno. Certo quella del Cavaliere non h stata una richiesta ufficiale, ma una esortazione a soppesare i pro e i contro quella sl.

ROMA - "Ci sono tante pressioni, tienine conto". Silvio Berlusconi e Umberto Bossi hanno colto l’occasione del viaggio in aereo da Milano a Roma per fare il punto della situazione sul governo. Per schiarirsi le idee su quello che accadr` da qui alla fine del mese. Per studiare le mosse che il Pdl e la Lega dovranno compiere nel prossimo futuro. Ma anche per confrontarsi con quella che rappresenta ancora una "questione aperta". Ossia la "vicenda Calderoli".

E gi` perchi l’intervento irrituale con cui la Libia h scesa in campo, qualche detrito nel centrodestra lo ha lasciato. Certo, quel diktat contro l’esponente leghista non h piaciuto a nessuno. Nemmeno al ministero degli Esteri del Pd, Massimo D’Alema, che lo ha bocciato come una inaccettabile invasione di campo. Lo stesso premier in pectore non intende dare l’impressione di "cedere alle minacce" di fronte all’integralismo islamico. Non vuole trasformare un caso diplomatico in segno di "debolezza" del nuovo esecutivo. Non pur accettare che la lista dei ministri venga condizionata dal pressing di un paese straniero.

Eppure una riflessione sull’argomento la sta facendo anche Berlusconi. Anzi, ieri ha sottoposto i suoi dubbi proprio al Senatur. Intanto gli ha chiesto di limitare le esuberanze dei Lumbard e lo ha invitato a valutare l’impatto internazionale di alcune "sparate" dei suoi uomini. "Devi far capire a tutti che in quel modo non si pur andare avanti, non possiamo sottoporre il governo a quel tipo di tensioni. I rischi sono troppo alti". E soprattutto gli ha raccontato delle tante "pressioni" ricevute affinchi Calderoli faccia un passo indietro. "Pressioni" esercitate all’interno dei confini nazionali e non all’esterno. Certo quella del Cavaliere non h stata una richiesta ufficiale, ma una esortazione a soppesare i pro e i contro quella sl.


Il Cavaliere, infatti, al di l` degli aspetti politici e di quelli "folcloristici" legati all’azione della Lega, ha iniziato a coltivare qualche preoccupazioni sulle conseguenze che le posizioni leghiste potranno avere sulla politica estera dell’Italia. E soprattutto sulla sicurezza interna. Il futuro presidente del consiglio ricorda ancora bene quello che accadde nel 2006 al Consolato italiano a Bengasi dopo l’esposizione della maglietta anti-Islam di Calderoli. Ancor di piy rammenta la bufera che lo investl nel 2001 dopo il suo discorso a Berlino sulla "superiorit`" della civilt` occidentale. Errori che stavolta non vuole ripetere. Anzi, h deciso a invertire la rotta rispetto a quegli "incidenti".

Dalle parti di Via del Plebiscito, poi, sono gi` arrivati alcuni segnali sugli allarmi registrati dai nostri servizi segreti. Un "alert" che tocca direttamente il potenziale ministro leghista e pure le possibilit` che l’indice di rischio aumenti nei prossimi mesi nel nostro Paese. La risposta di Bossi, perr, h stata inequivocabile. "Non esiste proprio", ha detto con la massima nettezza. Il segretario leghista ha fatto quadrato intorno al suo colonnello e ha ricordato al Cavaliere che sarebbe veramente un atto di "debolezza" e che verrebbe incrinato il rapporto fiduciario.

Nel Carroccio, inoltre, i dubbi di Berlusconi sono stati letti come una "ritorsione" di Gianni Letta. Come l’ultimo capitolo di quella battaglia combattuta a colpi di fioretto dal braccio destro di Berlusconi e dall’ex ministro delle Riforme. Un braccio di ferro che ha gi` fatto saltare le loro rispettive vicepresidenze del consiglio.

Il muro alzato dai lumbard, comunque, per il leader forzista non pur essere abbattuto con la forza. Insomma, se il Carroccio e Calderoli vorranno fare un passo indietro bene, altrimenti difficilmente il futuro presidente del consiglio forzer` la mano. Tant’h che nel frattempo ha cercato di correre ai ripari azionando la rete di rapporti creata nei cinque anni a Palazzo Chigi. Non solo dovrebbe rinviare il viaggio in Israele che in un primo momento era stata calendarizzato come la sua prima missione all’estero. Ma ha inserito in testa al programma di incontri internazionali un colloquio con il presidente egiziano Hosny Mubarak. Un appuntamento fissato per il 5 giugno, addirittura prima di quello con il presidente Usa, George Bush, atteso a Roma per l’11 giugno.

Il timore di Berlusconi, perr, h che la casella di Calderoli possa essere oggetto di una analisi "speciale" quando salir` domani al Quirinale per ricevere l’incarico di formare il governo. Il premier in pectore, infatti, h sicuro che il capo dello Stato formuler` i suoi appunti. Attraverso i consueti "canali diplomatici" lo ha gi` fatto. Cosl, il "caso Calderoli" potrebbe non essere definitivamente chiuso.

 
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