L’anno scorso di questi tempi dicemmo che il prossimo ministro a saltare, dopo Nicola Cosentino da Casal di Principe e Aldo Brancher (anche se non so se considerare o meno quest’ultimo un ministro o meno, stante il brevissimo tempo in cui lo è stato) avrebbe potuto essere il prode Giulio Tremonti. Ci sbagliavamo, perché logiche di poltrone hanno portato a diventare ministri Giancarlo Galan e Saverio Romano, mentre Tremonti è ancora lì.
Ma Tremonti è sotto tiro, il ministro dell’economia naturale dei governi Berlusconi è messo sotto accusa, forse per la prima volta, tanto dal Cavaliere quanto da Bossi. Entrambi i leader imputano al guardiano del borsellino la recente debacle elettorale, ma non è così. Certo l’economia non ha aiutato il governo, ma non ha fatto bene neanche il muro contro muro e gli attacchi alle istituzioni.
Entrambi i leader chiedono una manovra che dia slancio, manovra che il ministro non vuole e non può fare, perlomeno non come vorrebbe la B2, per via dei conti europei. Per motivi diversi, i due leader dell’Europa e dei suoi ragioneri se ne fottono. Berlusconi perché vuole il consenso, e se il debito aumenta, pazienza, che se la vedano gli altri. Bossi vorrebbe una Padania indipendente dall’Italia, figuriamoci se ipotizza la sottomessa ai diktat dei amanti dei numeri in ordine.
Tremonti, che pure è responsabile del debito pubblico con le sue passate e creative finanziarie, ha dalla sua i burocrati europei che tengono sotto osservazione l’Italia, un passo indietro nel rating sarebbe un disastro per la nostra reputazione ed aprirebbe la strada agli speculatori privati ed istituzionali (Bce, Fmi, etc).
Se Tremonti, o chi per lui dal momento che Berlusconi non lo ritiene più indispensabile, si mostra meno virtuoso salva, per qualche mese Berlusconi (per lui è arrivato il 25 Luglio, si cerca solo chi gli darà la prima coltellata), ma fotte sotto una montagna di debito tutto il paese.
Se continua così avrà il plauso dell’Europa, non favorirà il rilancio, e si farà qualche nemico in più. Alla fine Voltremont potrebbe rimanere vittima degli stessi intrighi che ha ordito; voleva rendersi indispensabile, ed usava la cassa per fare ciò, ma si è reso solo superfluo.
Tutto questo mentre non si capisce ancora se l’inchiesta P4 si risolverà in una bolla di sapone o sarà il prologo ad una nuova, trasversale tangentopoli.
E se nuova tangentopoli sarà, chi sarà poi l’uomo della provvidenza per una nuova stagione politica?
Chi sarà la persona alla quale si vorrà affidare, nelle mani giuste direbbe il magistrato Giancarlo De Cataldo, il paese?
Massimo Bencivenga |