Sembrava di rivivere il 2006, con D’Alema&Co pronti a occupare Piazza del Popolo, per poi via via cambiare idea e, a notte fonda, capire di aver vinto per soli 25000 voti. Ieri pomeriggio si è consumata una situazione simile, euforia iniziale del centrosinistra e remuntada notturna del Cavaliere che anche stavolta quasi pareggia alla Camera, lo scarto sembrerebbe essere sui 63mila voti di differenza.
Tutto uguale, allora? Niente affatto, perché stavolta c’è un terzo incomodo, il Movimento 5 Stelle, che è stato capace, da solo, di prendere più voti di tutti alla Camera e imballare anche il Senato conquistando qualche Regione.
In sintesi, Prodi aveva una maggioranza, risicatissima ma c’era. Bersani no. Perché al Senato i numeri ci sono solo con alleanze “contro natura”. Insomma una situazione thrilling senza o quasi una via d’uscita se non nuove elezioni, come è già successo qualche mese fa in Grecia.
Il Pd, partito in largo vantaggio ha comunicato malissimo e non ha saputo intercettare gli umori. Ha fatto melina come ha detto Alfano a Porta a Porta, non ha aggredito il prof Monti perché lo ritenevano importante per dialogare e sono rimasti fregati entrambi. Berlusconi ha spaventato al solito gli italiani, sbandierando ai loro occhi, oltre al solito pericolo rosso dei comunisti, anche quello bancario rappresentato da Monti e da una Europa che vuole i nostri soldi. Il prof dal canto suo con la gaffe della Merkel ha messo ancor più paura negli italiani.
Le misure draconiane ce le chiede l’Europa o (a che titolo?) la Germania?
La Lega Nord ha perso molto, ma sarà in Parlamento. Non ci saranno invece Fini, Di Pietro e Ingroia. E non ci saranno numerosi esponenti storici dell’Udc come Cesa.
Su Twitter, Casini è stato ribattezzato Pierfurby, perchè capita l’antifona s'è messo al Senato con Monti. Fini non lo ha seguito ed è stato terminato, Fini-to come già dicevan da tempo sui social.
Il fenomeno Grillo con molta probabilità nei prossimi mesi verrà enucleato un po’ meglio, e magari si scoprirà che non è solo un trickster come l’ha etichettato qualche mese fa L’Espresso, bensì espressione incarnata di un malcontento e di esigenze che i partiti tradizionali non son riusciti a intercettare.
Ho capito che avrebbe fatto boom in due momenti: 1) Quando M5S, a Ottobre, è stato il primo partito in Sicilia, nella Regione più reazionaria d’Italia, laddove nacque il termine Gattopardo 2) Quando un amico mi ha riferito di gente con le lacrime agli occhi, al freddo ad ascoltare i comizi (cosa che si son ben guardati dal fare gli altri), e mi son ricordato che è più facile cambiare una idea che una emozione.
L’idea è razionale, l’emozione ti muove.
Ecco, Grillo ha emozionato, Berlusconi in misura minore ha emozionato, Monti e Bersani no. Game Over. Massimo Bencivenga
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