Calcio Malato? I complottisti parlano di un accordo per eliminare o limitare i procuratori
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Calcio Malato? I complottisti parlano di un accordo per eliminare o limitare i procuratori

Sono i procuratori il cancro di questo calcio malato? E che dire dei fondi d'investimento sportivi?

Calcio Malato? I complottisti parlano di un accordo per eliminare o limitare i procuratori

Il calcio è di nuovo motivo di chiacchiera, non tanto per artistiche pedate quanto per indagini di magistrati che vogliono vederci chiaro su alcune situazioni, con particolare riferimento a sospetti di evasione e false fatturazioni. La cosa non è affatto semplice, eventuali mazzette e fatture gonfiate viaggiano spesso estero su estero e ci sono sistemi a prova di rogatoria internazionale per nascondere la traccia dei soldi.

Ad ogni modo, come si può leggere in una nota della Procura di Napoli: “Allo stato delle attività è emersa la necessità di procedere alla verifica di modalità ed estensione pratica di alcuni meccanismi di aggiramento delle regole di tassazione dei contratti, prescelti per sottrarre al fisco ingenti quantità di denaro in relazione a ciascuna operazione di trasferimento di tesserati della Federazione Italiana Giuoco Calcio”.

I retroscena non mancano. E non mancano i teorici del complotto che arrivano a dire che potrebbe essere un accordo tra club e magistrati per mandare nel fango i procuratori e i mediatori calcistici, visti come il vero cancro del sistema, parassiti che s’ingrossano a danni di club e calciatori, principali colpevoli del lievitare degli ingaggi che ormai si mangiano i tre quarti dei ricavi.

Ma quanti sono questi mediatori e procuratori? Un esercito. Letteralmente. A quanto pare non siamo solo un paese di santi, poeti, navigatori e… commissari tecnici, ma altresì un popolo di procuratori sportivi.
Diamo qualche numero, al fine di far capire un po’ la portata e la proporzione del fenomeno.

L’Italia è il paese che vanta il maggior numero di iscritti all’albo dei procuratori di calcio. Sì, c’è anche un albo. L’esercito dei procuratori è arrivato alla cifra di 1188 iscritti all’albo della Federcalcio. Le donne sono una minoranza minoranza: 46.

E gli altri paesi? In Spagna i procuratori sono 578, nella Premier League, il campionato più ricco, sono 470. Poco più dei 431 procuratori presenti in Germania.

Il Brasile, principale esportatore di calciatori e talenti, conta su 265 procuratori.

In Italia, nell’ultima sessione, ne son stati laureati 204 sui circa 500 partecipanti. C’è anche un mercato parallelo, fatto di corsi a pagamento per diventare procuratore o agente FIFA. E qui va detto che la FIFA non rilascia licenze ad agenti dal 2001, pertanto pagare corsi per qualcosa di impossibile non ha, non avrebbe, senso. Eppure questi corsi ci sono.

Considerate adesso un altro numero. I calciatori professionisti, sino all’ex C2, sono circa 2500. Capite bene che il rapporto sta tendendo a diventare, in media, un procuratore ogni due calciatori. Insostenibile. Anche considerando che sino a due anni fa i procuratori erano 828 e sul finire dei ruggenti anni novanta, nella perduta età dell’oro delle plusvalenze e delle mediazioni a molti zeri, i procuratori erano solo 281.

C’è poco da dire. Son troppi a voler guadagnare dai calciatori, visti un po’ come le galline dalle uova d’oro o come polli da spremere. Può darsi che i club vogliano liberarsi o limitare il potere di questi personaggi, ma è altrettanto vero che appena possono anche loro ( i club) mettono su qualche stratagemma per evadere il fisco.

E poi c’è la questione dei fondi d’investimento sportivi. Ma questa è un’altra Storia.

 

Massimo Bencivenga 

 
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