Algoritmi vs Hacker. Obama ha dato il là alla prima guerra cibernetica?
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Algoritmi vs Hacker. Obama ha dato il là alla prima guerra cibernetica?

Una volta si flettevano i muscoli dispiegando portaerei, adesso si usano i nerd

Algoritmi vs Hacker. Obama ha dato il là alla prima guerra cibernetica?

Ricordate o avete mai sentito parlare di Mikael Blomkvist eLisbeth Salander?

Beh, il primo è il giornalista d’inchiesta protagonista della Millennium Trilogy (anche se adesso c’è un ulteriore capitolo scritto da uno che in precedenza aveva scritto la biografia di Zlatan Ibrahimovic) e la seconda è una… beh, una sua amica e sua partner nelle pericolose inchieste.

L’inizio tra i due non fu idialliaco, dal momento che Lisbeth frugò nella vita personale e cibernetica di Mikael.

Già, perché Lisbeth è fondamentalmente una sociopatica (ma come non esserlo apprendendo ciò che ha passato nell’infanzia e nell’adolescenza?) e ancor più fondamentalmente è una hacker.

Perché questo cappello?
Perché gli algoritmi che si  stanno rendendo indubbiamente la vita più semplice potranno un giorno sostituirsi anche ai giornalisti e confezionare le news, magari al soldo del potente di turno.

Gli algoritmi assistono le risorse umane nella scelta del personale, nell’analizzare un trend di mercato, nell’individuare una malattia (è cosa recente di una malattia diagnosticata da un algoritmo), nell’indicare il donatore più compatibile, organizzano e gestiscono il lavoro in fabbrica, fornendo istruzioni ai robot.

Sono in grado di prevedere e individuare segnali specifici all’interno di una grande messe di dati (avete mai sentito parlare dell’importanza prossima futura di algoritmi in grado di gestire i big data). E come dicevo, il combinato disposto di algoritmi più robotica potrebbe pensionare, dopo gli operai, anche alcuni colletti bianchi, sostituendosi agli umani anche nell’aggiornamento delle news.

Per la verità, a sentire Martin Ford, l’ascesa dei computer potrebbe anche imporre il reddito minimo universale, dal momento che qualcuno dovrà anche comprare ciò che le macchine e i robot produrranno; ma torniamo a noi.
Ciao ciao Mikael Blomkvist? Forse.

Ma c’è in giro anche Lisbeth Salander.

E’ notizia di qualche ora che Obama potrebbe aver dato il via libera alla prima guerra hacker.

Il CIC (Commander in Chief) ha dato ordine di replicare colpo su colpo alle presunte infiltrazioni di hacker russi (o comunque al soldo dei russi) nelle mail della Clinton.

Una volta gli avversari politici si facevano fuori fisicamente, adesso con i dossier.
Una volta si dispiegavano flotte e portaerei come dimostrazione di forza, adesso si usano stringhe di codice.

Cosi va il mondo.

Lasciamo per un attimo la politica (anche se big data e algoritmi sono già in grado di far arrivare delle email ad hoc agli elettori, con dati raccolti in giro, soprattutto dai social, in modo da influenzare gli stessi) e passiamo alla dialettica algoritmi e hacker.

Immaginate un algoritmo che controlla gran parte di una centrale nucleare (c’è sempre una supervisione umana, però. Almeno spero) e un hacker s’infiltra nel sistema e ne prende il controllo. E che magari questo hacker è stato assoldato da una nazione nemica. Sentite un brivido?

Fate lo stesso ragionamento con centrali elettriche, dighe, comandi missilistici e così via e capirete come la mossa di Obama potrebbe portare a una nuova guerra, asimmetrica quanto si vuole, ma una guerra.

E no, non siamo in un romanzo di Clancy; le cose stanno andando e potrebbero andar esattemente così, ce lo dice Eugene Kasperky, esperto di sicurezza informatica.

Ciò che ha detto Obama è pericoloso.

C’è già una guerra sotterranea, ma dando mandato all’Nsa o chi per essa, rischia di certificare la prima ufficiale guerra cibernetica.

Se a ciò aggiungiamo che non tutti gli hacker son “statali”, ma molti o son solitari o appartengono a gruppi, ci si rende conto che la guerra cibernetica potrebbe essere molto, molto più pericolosa di ciò che possiamo immaginare.

Gli algoritmi servono, non bisogna avere paura della tecnologia, ma la decisione deve restare umana.

Sempre.

E l'Italia? Al pari dei servizi segreti siamo poco appariscenti, ma molto in gamba. 

 

Massimo Bencivenga 

 
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