 Mitt Romney il miliardario mormone ha messo la testa davanti a Newt Gingrich. Mitt romney, che, ricordiamolo, noi indichiamo come lo sfidante di Barack Obama ha vinto anche i caucus repubblicani del Nevada, dopo un inizio così così in Iowa e nella Carolina del Sud, si è impossessato dei delgati della Florida e del Nevada.
Probabile un ritiro a ore di Rick Santorum, mentre l’ultraliberista Ron Paul potrebbe tenere duro e vedere cosa succederà in altri Stati. Già il fatto che non sia più della partita una come Michele Bachmann è una buona notizia per il mondo. Mitt Romney, dicevo, è la persona che, a parer mio, affronterà Obama. Un po’ a sorpresa, i sondaggi lo danno in leggero vantaggio, roba dell’un per cento nei confronti dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Ci sono due cose da tenere in conto quando si ha a che fare con Mitt Romney: la fede ed i soldi.
Una larga fetta dell’elettorato dell’Old Party (così viene indicato il partito repubblicano) ha una profonda fede. Cristiana.
Ora, non che i mormoni trattino di Manitou o di Sedna, una divinità Inuit; ma è indubbio che hanno una interpretazione delle sacre scritture in un modo molto, molto particolare e personale. In un recente romanzo, James Rollins ha legato il libro di mormon alla Storia degli Stati Uniti d’America.
Ma torniamo a noi e a Mitt Romney. Un repubblicano su cinque ha dichiarato che non voterà mai per un mormone. Uno studio pubblicato quest’anno ha rivelato che soltanto il 35% dei cittadini non avrebbe alcun problema a eleggere un candidato di questa confessione. Un dato maggiore rispetto ad un ateo (24%) o un musulmano (21%). Non mi sembrano impressioni da sottovalutare.
Il secondo fattore sono i soldi, tanti di Mitt Romney. Onestamente non so se ha fatto chiarezza o meno sui soldi alle Cayman, ammesso che ci siano, anche se lui non ha smentito categoricamente. No, nell’America del Sogno, i soldi erano la misura del successo. Forse lo sono ancora. Una cosa, qui e adesso, va detta. Newt Gingrich, il principale avversario di Mitt Romney sulla strada per Washington ha tuonato: “Più spietato di Wall Street, arricchitosi alle spalle dei poveri lavoratori che ha licenziato”.
La tradizione cattolica ha sempre visto la ricchezza, anche quella accumulata onestamente, come un peccato. O quasi. Viceversa, la tradizione calvinista, di cui l’America è imbevuta, ha sempre visto il successo economico come la benedizione di Dio. Ma le cose, negli ultimi anni, sono cambiate. C’è la ricchezza di Bill Gates o di Steve Jobs e quella di Mitt Romney.
La prima è tollerata, la seconda non più. Perché la prima produce dei beni, la seconda disoccupazione o comunque è una ricchezza finanziaria.
Negli States, la disuguaglianza di ricchezza veniva accettata a fronte di un benessere diffuso e di una crescita. Ed ecco la buccia di banana per Mitt Romney.
Lui ha fatto i soldi, tanti, senza dare niente o quasi in cambio. Cosa che invece hanno fatto Jobs e Gates.
E’ questo fatto, che lui incarni la parte peggiore del capitalismo, potrebbe essere un boomerang per Mitt Romney.
E poi c’è sempre la questione della fede religiosa.
Ma voi ce lo vedete un evangelista che va, lieto e giulivo, a votare per un mormone? Io non me lo figuro facilmente.
Massimo Bencivenga
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