Obama ha parlato di gay e climate change insieme al richiamo ai Padri Fondatori
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Obama ha parlato di gay e climate change insieme al richiamo ai Padri Fondatori

Il Presidente nel discorso ha dette due parole un po' tabù: Gay e cambiamento climatico, inteso come minaccia

Obama ha parlato di gay e climate change insieme al richiamo ai Padri Fondatori

Obama è stato rieletto. E sarà un Presidente anatra zoppa, come lo è stato peraltro anche negli ultimi due anni. Ieri mi sono svegliato come ogni mattina alle 6,15, ho acceso la tv e ho visto sulla Rai (sì, sulla Rai) una immagine di Obama con scritto The winners is.
E lì ho capito che aveva vinto. C’erano degli opinionisti in studio, e ognuno diceva la sua, ad un certo punto ho sentito qualcuno avanzare l’ipotesi che Romney non si decideva a fare la chiamata di congratulazioni perché magari stava cercando, insieme ai suoi legali, qualche cavilluccio legale.
Noi italiani siamo abituati a pensare in questo modo.

Romney poco dopo ha fatto la telefonata. E nessuno ha più parlato di cavilli legali. Poco dopo Obama ha fatto il suo discorso. Che io, nel mio piccolo, ho cercato di twittare in tempo reale.

Un discorso che è partito da quando una colonia decise di diventare indipendente oltre due secoli fa. Ha fatto un ampio ricorso al sogno americano e al crogiuolo, al melting pot che, da sempre, è il valore aggiunto dell’America. Fa tutto ciò quando afferma: “Crediamo in una America tollerante, aperta ai sogni della figlia di un immigrato che studia nelle nostre scuole e promette lealtà al questo paese; aperta al ragazzo sulle strade di Chicago che  vuole vedere oltre l’angolo della strada, che vuole avere delle opportunità per il futuro; ai figli degli operai della North Carolina che vogliono diventare scienziati, ingegneri, dottori, imprenditori, diplomatici e anche Presidente degli Stati Uniti d’America. E’ questo il futuro nel quale crediamo, è questa la visione che condividiamo, la direzione da seguire. In avanti. Dobbiamo andare avanti.”

Ha detto altresì che 10 anni di guerra sono alla fine, e promette indipendenza dal petrolio straniero. 

Un bel discorso, non c’è che dire, certo niente a confronto a quelli di due anni fa, ma indubbiamente un gran discorso, dove l’unione era la chiave principale.
Infatti ha detto: “Questo paese è il più ricco del mondo, ma non è questo a renderci ricchi. Abbiamo le forze militari più forti della storia, ma non è questo che ci rende forti; la nostra cultura, le nostre università non è questo che convince tutti a voler venire in America,quello che rende l’America eccezionale è il legame che tiene uniti tutti i cittadini della Nazione più diversa del mondo. La convinzione che questo paese funziona solo quando accettiamo gli obblighi nei confronti degli altri, nei confronti della generazioni del futuro. E accettiamo la  libertà per cui moltissimi americani hanno lottato e sono morti. Accettiamo le responsabilità e teniamo a cuore coloro che amiamo, teniamo presente il patriottismo. E’ questo che rende grande l’America.”

L’affondo finale è stato un richiamo allo spirito fondatore.
“America, credo che possiamo mantenere la promessa dei Padri Fondatori, l’idea che se si lavora duramente non importa da dove si proviene, non importa chi siete o qual è il vostro aspetto, chi si ama, se si è bianchi, neri, ispanici, asiatici, nativi americani, giovani, vecchi, poveri, abili o disabili, se si è gay oppure no, qui in America si riesce a realizzare un sogno.
Credo che possiamo costruire questo futuro insieme. Significheremo di più come una collettività e più di stati rossi e stati blu, perché noi siamo i cittadini degli Stati Uniti d’America, e insieme con il vostro l’aiuto e l’aiuto di Dio continueremo nel nostro viaggio per andare avanti e ricorderemo al mondo perché viviamo nella Nazione più grande della terra. Che Dio vi benedica. Che Dio benedica gli Stati Uniti d’America.”

Non so se sia o meno la prima volta, ma un Presidente americano ha “incluso” i gay in un discorso ufficiale, visto e sezionato in ogni parte del mondo. Poco prima dell’affondo finale, Barack Obama ha parlato, come eredità da lasciare ai figli, di un luogo “Dove il pianeta non viene distrutto dal clima che cambia”. 

L’uragano Sandy anziché affossare il Presidente, come fece Katrina con Bush, gli ha fatto forse fare lo scatto finale, quello decisivo. In un precedente post avevo detto che il Climate Change non è stato quasi mai toccato durante la campagna elettorale.
Perché? Perché, al pari dei gay e dei relativi diritti, trattasi di un argomento tabù, cosa da alta tensione, chi le tocca muore. Il cambiamento climatico è un argomento delicata, controversa, con scienziati che presentano tesi e contro tesi, gli interessi in gioco sono tantissimi e tutti, democratici e repubblicani preferiscono soprassedere.

Il fatto che Barack Obama abbia tenuto conto di omosessuali e del "problema" del cambiamento climatico sta a significare che farà, o perlomeno cercherà, di fare di più. Sul clima avrebbe già potuto fare qualcosa al Summit Copenhagen 2009, dove fu timido a voler usare un eufemismo, lui che si volle accreditare non solo come presidente nero bensì anche come un presidente verde.

Staremo a vedere, la prima volta si governa per la rielezione, la seconda per la Storia.

Come vorrà essere ricordato Obama?

Massimo Bencivenga 

 
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