Archeoastronomia. Con l’avvicinarsi del 2012 cresce anche la passione per una materia che spesso ha fatto sorridere in virtù di un accostamento azzardato. Stiamo parlando dell’Archeoastronomia. Archeoastronomia: Archeologia e Astronomia. Due discipline molto diverse tra loro non credete? Il punto di contatto tra le due materie di studio è costituito dalla mole di monumenti in pietra sparsi per tutto il globo. Il mondo è pieno di pietre enigmatiche e apparentemente mute. Ovunque troviamo pietre, più spesso dei veri e propri complessi di pietra, come nel caso di Stonehenge in Inghilterra, Teotihuacan, Machu Picchu e Tihaunaco nelle americhe, capaci di sfidare il nostro intelletto ad interrogarci sul perché. Sul perché questa ossessione per il tempo; già perché ovunque esistono segni inequivocabili di un rapporto profondo tra la disposizione spaziale di questa pietre e i movimenti degli astri nel cielo.
Ed ecco qui l’alba dell’Archeoastronomia. Tutti questi siti, dalle Piramidi di Giza a Chavin de Huantar, da Stonehenge a Chichén Itzá, sembrano essere degli enormi calcolatori di pietra. Delle clessidre permanenti, eppure capaci, nel complesso, di tener conto dello scorrere del tempo. Il minimo comune multiplo che permea tali siti è infatti l’ossessione per l’osservazione degli astri, con particolare riferimento al Sole, alla Luna e ad alcune stelle, e l’attenzione, maniacale, verso quella che noi, evoluti e colti, chiamiamo Precessione degli Equinozi.
Ora il ciclo della precessione, un movimento che ha a che fare le case zodiacali, dura circa 25776 anni, ossia 2148x12. Il solo spostamento di 1” (1 grado) comporta un arco temporale di circa 72 anni. La durata media della vita attuale è di circa 72 anni.
5-6000 anni fa (ma in seguito faremo una necessaria disamina dei tempi) i nostri antenati in Medio Oriente, in Sudamerica e nelle isole britanniche avrebbero eretto dei monumenti in pietra con il fine di calcolare con esattezza movimenti e allineamenti della terra con le stelle relativi a fluttuazioni temporali stimate in 72/2148/25776 anni? Sembra incredibile eh? Ricaviamo tali considerazioni dall’osservazione dei monumenti in pietra e in base alle attuali, non di 6000 anni fa, capacità di calcolo dei movimenti astrali. Per quanto, ed in seguito saremo più precisi, non è facile eseguire tali calcoli, ma ci saranno comunque delle belle sorprese.
Verrebbe da dire che i pastori della Sumeria e delle alpi andine erano degli astronomi provetti non credete? C’è uno scoglio intellettuale forte da superare per accettare l’Archeoastronomia. E tante persone non vogliono farlo.
I fisici che si oppongono all’Archeoastronomia si rifiutano di accettare che pecorai di 6000 anni fa conoscessero l’astronomia meglio di Keplero e Galilei.
Gli archeologi e gli antropologi, che negano l’Archeoastronomia, vedono in pericolo la teoria diffusionista ed il paradigma vigente (un po’ razzista!) che la scienza e la conoscenza si sia irradiata nel mondo a partire dalla mesopotamia, dai Sumeri. Per molti studiosi sono inconcepibili anche le mura di Grande Zimbabwe in Africa. E’ inconcepibile che una razza nera possa aver costruito qualcosa di simile e con una torre centrale capace di osservare una supernova, la Vela, sconosciuta agli studiosi dell’emisfero boreale. Inconcepibile s’intende che una razza nera facesse tutto ciò senza l’intelligenza dei “bianchi”. E Grande Zimbabwe è niente in confronto a ciò che sembra essere, come calendario lunare e solare, Stonehenge. E che dire delle tre Piramidi nella Piana di Giza che sembrano una trasposizione in terra di tre stelle di Orione? Chichén Itzá invece sembra essere stata eretta con il solo compito di “seguire” le fasi e i movimenti di Venere. E così via. Abbiamo monumenti del genere anche in Italia. Ne parleremo.
In realtà gran parte dello scetticismo intorno all’Archeoastronomia è dovuto al fatto che, a partire da queste considerazioni, non pochi autori partono per la tangente andando a sconfinare in altre teorie esecrate dalla comunità accademica. In molti a partire dai risultati dell’Archeoastronomia arrivano al Paleocontatto, alla Teoria degli antichi astronauti, alla teoria della terra cava, alla clipeologia, a scontri cosmici. In tanti che hanno fatto ciò sono stati tacciati di poca scientificità. Ed allora vediamo un po’ alcuni (famosi) studiosi poco scientifici.
Per Giza: Robert Bauval è ingegnere. Come Rudolph Gantenbrick e Chris Dunn, ingegnere di spicco della Nasa, e tanti altri. John Anthony West e Robert Schoch sono geologi. Per Stonehenge: Alexander Thom, è stato ingegnere e professore ad Oxford. Mica a Bora Bora. Per Tihaunaco: Arthur Posnansky, è stato ingegnere, e Rolf Muller, ai tempi professore di astronomia all’università.
Sullo sfondo il maestro di tutti: Giorgio de Santillana, italiano, era laureato e professore universitario di Fisica. L’attuale esperto italiano è Giulio Magli, professore di Meccanica Razionale al Politecnico di Milano.
Tutta gente che non conosce il metodo scientifico ed è pronta a farsi ridicolizzare pasticciando con l’Archeoastronomia, la clipeologia ed altro?
Massimo Bencivenga
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