Parliamo oggi della mangusta. Ricordo vividamente una illustrazione sul mio sussidiario alle elementari che raffigurava una creatura strana fronteggiare un cobra in atteggiamento di attacco. Ricordo che la lettura del testo mi invase di un infantile stupore, la mangusta, era questo il nome dell’animale strano e che non conoscevo, usciva vincitrice dalla scontro con il temibile cobra.
Da bambino di campagna quale ero sapevo bene che le vipere ed altri serpenti fanno una brutta fine se incrociano la strada con un riccio. Ma, mi dicevo, una cosa è una vipera, pur letale, e ben altro è un cobra. Perdinci! (ai tempi parlavo ed imprecavo come gli eroi dei fumetti che leggevo).
Il cobra è più pericoloso, più rapido, più velenoso. E poi, poffarbacco, il riccio ha la difesa degli aculei! Questa mangusta qui invece…
All’epoca non sapevo che quel testo era un chiaro e presente riferimento ad un racconto di Rudyard Kipling, scrittore, viaggiatore e massone.
Più precisamente, Kipling raccontò lo scontrò tra Rikki-tikki-tavi, una mangusta “adottata” da una famiglia, ed un cobra. Nel racconto ci sono due imprecisioni, ma sono imprecisioni molto romantiche.
La prima imprecisione riguarda il fatto che, naturalmente, la mangusta non è un animale domestico, nessun predatore lo è, ed indubbiamente la mangusta, pur non nutrendosi esclusivamente di serpenti, non ce ne sarebbero abbastanza per sfamarle tutte, è un predatore molto efficiente di uccelli, rettili, anfibi, roditori e, più in generale, di piccoli vertebrati. La seconda imprecisione riguarda il duello, descritto come qualcosa di epico, come una impresa.
Ebbene, per quanto la cosa possa sorprendere, c’è ben poco di epico nello scontro. Per quanto la cosa possa sorprendere il cobra ha più o meno le probabilità di cavarsela di una mosca finita nella tela di un ragno. La mangusta gioca, con il cobra, quasi come il gatto con il topo. Il cobra viene sfidato ad una gara di agilità, la mangusta è agilissima, e la lunga coda non è assolutamente da intralcio, ma funge da elemento di equilibrio.
Spesso la mangusta con un rapidissimo colpo spezza i temibili denti del cobra che, privato della sua arma, diventa pupazzo alla mercè della mangusta, questa gioca un po’ con lui prima di azzannarlo. Sic transit la gloria del cobra. Mi spiace deludervi, ma questi sono i fatti; parafrando una celebre frase western mi viene da dire: “Quando un cobra con gli occhiali incrocia una mangusta, il cobra con gli occhiali è un cobra morto”.
Se questo piccolo carnivoro si permette di scherzare con uno degli animali più letali al mondo, figuratevi che strage di piccoli vertebrati può fare!
Una nidiata di manguste, portate su un’isola, magari con lo scopo di liberare l’isola stessa da serpenti e topi, è capace di alterare un intero ecosistema. La mangusta di Giava è considerata, ma le prove non sono a prova di bomba, responsabile dell’estinzione, nelle Indie occidentali, di molte specie autoctone di uccelli e di rettili.
In molte isole queste manguste sono ancora importanti predatori dei roditori nocivi e la loro situazione deve essere presa in considerazione in modo separato per ogni particolare isola.
La mangusta icneumone veniva considerata sacra dagli antichi egizi e sulle pareti di tombe e templi, risalenti a 2800 anni a.C., sono state trovate delle figurazioni di manguste.
Il Mangusta è un elicottero militare d’attacco italiano considerato, nel suo genere, uno dei migliori al mondo. Se gli italiani hanno scelto il nome della mangusta per definire un mezzo bellico agile e letale un motivo ci sarà! O no?
Massimo Bencivenga
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