I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni '30
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I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni '30

La mia risposta a un discutibile post del Guardian

I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni '30

Questo post, e altri che conto di mettere online, nascono come reazione a una classifica del Guardian che, nelle intenzioni avrebbe voluto fare una classifica dei 100 calciatori più decisivi a un mondiale.

Ne è venuta fuori una classifica a dir poco discutibile, nella quale non hanno trovato posto i grandissimi che un mondiale non l’hanno mai disputato, Di Stefano e Kubala per esempio, Giggs in tempi più recenti, ma anche i grandissimi che hanno deluso, come, purtroppo per me dal momento che mi piaceva eccome, anche il Cigno di Utrecht, alias Marcel “Marco” Van Basten.

E anche questa esclusione posso arrivare a capirla, perché nell’unico mondiale disputato, a Italia ’90, l’olandese non incantò affatto.

Ma come digerire l’esclusione dell’uomo che veniva chiamato il “Marazico” dell’Olimpico. Come giustificare l’esclusione dai top 100 di Bruno Conti da Nettuno, miglior calciatore del Mundial 1982, artefice principe del successo personale di Pablito Rossi; do you remember lo straordinario assist a Rossi nazionale contro la Polonia?

Ed allora, da una innocente discussione sul social blu è scaturita l’idea di provare a fare lo stesso, ossia a citare una serie di calciatori che sono stati importanti ai mondiali.
L’impresa, se presa seriamente, non è affatto semplice; alla fine mi son risolto a fornire 15 nomi decade per decade.

Questi sono i 15 nomi dei calciatori a parer mio più importanti nei mondiali degli anni ‘30

 

15 - Lucien Laurent (Fra). Se non avete mai sentito questo nome non deprimetevi. Laurent apre la mia lista per il semplice motivo che è stato il primo a segnare un gol ai mondiali nella partita Francia-Messico.

14 . Bernabé Ferreyra. Detto La Fiera. Era il simbolo, il giocatore più rappresentativo e la punta di diamante dell’Argentina che arrivò in finale nel 1930 in Uruguay. Alcune statistiche lo riportano come autore di 206 gol in 197 partite.

13 - György Sárosi (nella foto con Meazza). Era il capitano dell’Ungheria da noi regolata per 4-2 nella finale della Coppa del Mondo del 1938 in Francia. Centrocampista di qualità, nella vita civile fu magistrato e allenatore.

12 - Ernest Wilimowski. Altro nome misconosciuto ai più. E’ stato da me inserito in questa classifica per il semplice motivo che è stato il primo a segnare quattro gol in una sola partita in un mondiale. L’impresa riuscì al polacco nella partita Brasile-Polonia 6-5 del 1938. Per la verità lo sapevo autore di una cinquina, ma Wikipedia riporta una quaterna.

11 - José Leandro Andrade. Detto la Maravilla Negra, Andrade è stato il primo coloured di un certo spessore nella Storia del Calcio, presente con Nasazzi e Mascheroni nella grandi vittorie dell’Uruguay tra gli anni ’20 e i ’30, era un mediano di qualità e grandi doti atletiche.

10 - Peter Platzer. Era il leggendario portiere dell’Austria d’inizio anni ’30, la squadra passata alla Storia come il Wunderteam, una nazionale che venne battuta dall’Italia in una semifinale molto accesa e con un arbitro molto parziale a favore degli azzurri. Guaita segnò il gol della vittoria mentre altri azzurri picchiavano e inchiodavano a terra Peter Platzer.

9 - Mathias Sindelar. Messo qui non per ciò che ha fatto per una sorta di, - come dire? – noblesse oblige. Era detto cartavelina per via di un fisico non proprio da carrozziere. Stella ed alfiere principe del Wunderteam austriaco degli anni ’30 era il Van Basten di quegli anni, il centravanti tutto tecnica che scivolava via leggero come una farfalla e pungente come un’ape. Anche lui, in quella semifinale con l’Italia, fu maltrattato eccome da Luis Monti.
Sindelar fu trovato morto insieme alla fidanzata milanese ed ebrea. Suicidio o omicidio per aver rifiutato il saluto nazista di Hitler?

8 – Ricardo Zamora. Il leggendario basco Ricardo Zamora era unanimemente considerato il miglior portiere dei tempi e uno dei migliori all-time. Uno che si diceva in grado di ipnotizzare gli avversari. Aveva fisico e carisma Zamora, volava come un gatto, era bravissimo nelle uscite basse come nelle prese aeree; aveva le stimmate del capo, del boss, era uno che non si nascondeva, e indossava sempre orgogliosamente il basco per ricordare, sempre, ovunque e a chiunque, quali fossero le sue origini e di come ne fosse orgoglioso e fiero.

7 – Hector Scarone. Era detto El Mago. Se siete curiosi andata un po’ a vedere cosa vinse l’Uruguay tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso; Vi troverete innumerevoli Copa America, due Olimpiadi e il primo mondiale. Il miglior giocatore di quell’Uruguay? Era Scarone che poi venne anche in Italia, all’Inter, a dare del tu al calcio e a duettare con Giuseppe Meazza. La leggenda lo vuole capace di infilare da 50 metri il pallone in un pertugio di diametro appena superiore a quello della sfera. Era un mago, un maestro dei calci piazzati

6 - Ferrari Giovanni. Altro nome che dice poco, ma trattasi di uno dei calciatori italiani con il palmare più lungo. Forse il primo in assoluto. Una bacheca comprendente 8 scudetti, una Coppa Internazionale e ben due Mondiali. Tutte vittorie da protagonista dal momento che era considerato molto, al punto che un giornalista francese ebbe a dire: “Probabilmente il miglior calciatore italiano da dieci anni a questa parte”. E in quegli anni c’era anche il balilla Pepin Meazza.

5 – Raimundo Orsi. L’eroe dei due Mondi. Violinista di talento, sul campo recitava il suo spartito fatto di finte, controfinte e tiri al fulmicotone. Perché eroe dei due Mondi? Perché, al pari di Luis Monti, prima di approdare come oriundo alla nazionale azzurra aveva giocato e incantato le folle in Sudamerica giocando per l’Argentina, con la quale vinse la Copa America del 1927, sia pure senza essere decisivo. Ma decisivo lo fu eccome per l’Italia nel 1934, anche in finale, dove una sua saetta impattò la partita e la portò ai supplementari.

4 – Silvio Piola. Grandissimo centrattacco. Forte fisicamente e in possesso di un’ottima tecnica, fu il mortifero terminale offensivo di Francia 1938, laddove fu più decisivo e incisivo di Meazza.

3 – José Nasazzi. Lo metto al terzo posto perché il calcio è anche testa e carisma. E José Nasazzi era un leader naturale, il capobranco che trascina con la personalità e il carisma. Era detto El gran mariscal e El Jefe, Il gran maresciallo e Il Capo. Se Scarone incantava e segnava, ci pensava lui, terzino, ma in realtà libero ante litteram, a stroncare le altri velleità offensive.

2- Leônidas. Bomber principe a Francia 1938, e non presente per infortunio non per altro nella partita con l’Italia, è stato il prototipo della genia dei calciatori di talento carioca quali i futuri Zizinho, Ademir, Pelè, Ronaldo e così via. Eduardo Galeno, grande cantore del calcio sudamericano, ha detto di lui che:” I goal di Leônidas erano talmente belli che persino il portiere avversario si rialzava per congratularsi”. Ha il copyright sulla rovesciata, anche se la chiamavano em bicicleta

1- Giuseppe Meazza. Serve aggiungere altro? Sì, la cosa dell’elastico e del rigore è più leggenda che altro.

 

Gli esclusi.
Dalla mia lista son curiosamente rimasti fuori i bomber Guillermo Stabile, detto El filtrador, bomber argentino di Uruguay 1930, che poi giocò anche nel Napoli, e Nejedly, bomber di Italia 1934.
Ma son rimasti, a malincuore, esclusi dalla mia lista anche Luis Monti, Regueiro e Domingos da Guia, nonché i britannici Cliff Bastin e Stanley Matthews (il primo Pallone d’Oro) e Charles Hapgood, nonché lo scozzese Alex James.

E tanti, tanti altri.

Alla prossima.

 

Massimo Bencivenga 

 
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