La stagione dei reality volge alla fine. La scorsa domenica si è conclusa La Fattoria con la vittoria di Baldini. Ieri invece è stata la volta della madre di tutti i reality, quel Grande Fratello che ha inaugurato la stagione dei televoti, dei pianti e delle vite sbattute, più o meno brutalmente, e più o meno consciamente nelle case degli italiani. Posto che, e un qualsiasi smaliziato lettore sarà sicuramente d’accordo con me, il televoto è una bufala mostruosa, proviamo a trovare una spiegazione alla scelta ed alla creazione dei campioni dei reality. Iniziamo dunque il periplo. Un possibile metro di giudizio è sempre stato il pathos che i personaggi si portavano dietro.
Cristina Plevani era orfana di madre e d’amore, nella casa fu sedotta e abbandonata dal guappo casertano Taricone, e allora facciamola vincere. Qualche anno dopo toccò alla coattona Floriana litigare con tutti, sbattere in faccia al tubo catodico la sua adolescenza in collegio e il suo caratteraccio, anche in quel caso ci fu una sorta di contrappasso all’infelicità. E’ arrivò il tempo dell’ambiguità sessuale, della sfumatura dei generi che vide in Jonathan un alfiere della contaminazione, era anche iraniano ed ebreo: un fiero prodotto dei nostri tempi, e dico questo senza nessuna intenzione ironica. Nel 2006, nell’anno dei mondiali di calcio, l’Italia, o chi per lei, si ritrovò in televisione un volto per il quale aveva già pianto più di decennio prima. In quell’anno arrivò, e vinse, nella casa più spiata d’Italia Augusto De Megni (foto) che era stato vittima, da bambino, di uno dei sequestri più mediatici della televisione e della cronaca italica. Il bambino diventato uomo vinse anche questa sfida.
In quell’anno si provò a far entrare nel cuore degli italiani anche una cinesina, un dottore e un sedicente, non ho detto seducente, poeta bolognese; nonché a riproporre un’accoppiata familiare, ci avevano già provato con Ilaria e Domenico, facendo entrare Patrizia ed Eleonora. Ma nisba. L’anno successivo toccò ad un altro coattone, quel Milo che voleva ardentemente le grazie della milanese snob Guendalina. L’anno scorso toccò ad un separato con prole, una categoria che va sempre più diffondendosi in Italia. Adesso invece, dopo averci somministrato a piccole dosi la sua famiglia, gli autori hanno deciso di stemperare l’acredine nei confronti dei rom premiando Ferdi. Perché non si sia deciso di premiare ad esempio Mathias, il ragazzo di colore del Gf2, o il trans Silvia è qualcosa che lascio all’immaginazione e alla scienza di chi sa. Io non lo so. Forse i tempi non erano maturi, o forse non vincerà mai un nero o un transessuale. Forse non sarà mai politicamente e religiosamente corretto. Chissà….
Massimo Bencivenga |