A fine Aprile scrissi (non con chissacchè acume, eh!) che il Governo Letta, alias Governo Strano 2, avrebbe avuto durata temporale decisa da Berlusconi. Quattro mesi dopo si è davanti a un aut aut. O si salva Berlusconi o si va a votare. Per la verità c’è anche qualche speranzoso che cerca maggioranze alternative, facendo i conti e contando (pensate un po’!) soprattutto sugli epurati del M5S, sul gruppo misto e sulle colombe del Pdl, ossia dal gruppo che farebbe da contraltare ai falchi Verdini&Co. Poche storie.
A parer mio non funzionerà, o perlomeno non con una maggioranza al Senato risicata.
E allora? Tutto gira intorno a Berlusconi. I giuristi del Pdl stanno vagliando ogni virgola per evitare la decadenza del loro leader. Forse c’è qualcuno nel Pd che sotto sotto ci spera in questo cavillo, perché offrirebbe al Pd la possibilità di salvare capra (Berlusconi) e cavoli (la faccia davanti agli elettori).
Ma turbare i sonni (e i sogni) del Giovane Letta c’è anche la questione della leadership interna. D’Alema vuole un nuovo segretario (Gianni Cuperlo?), così come uno nuovo (Goffredo Bettini?) lo vorrebbe anche Veltroni; e Letta, per tutti e due, avrebbe fatto il suo tempo, il suo tentativo. Resta da vedere, perché non sempre (anzi!) gli endorsement di baffino hanno colto nel segno. Per chiarimento in merito contattare Francesco Boccia.
Bersani e i suoi vedono il sindaco di Firenze come il fumo negli occhi, così lo vedeva anche anche D’Alema, ma poi qualcosa è cambiato. Il Pd perde consensi e il sacrificabile è lui: Enrico Letta.
Il premier, dal canto suo, cerca di stemperare le tensioni, parla di Terra Promessa a un miglio, ma forse sente mancare sempre più terreno e appoggio politico sotto i piedi; dice che chi stacca adesso la spina ne risponderà agli elettori, ma per adesso gli elettori sembrano punire solo lui e il suo partito. Il suo Governo ha strombazzato e prodotto la legge femminicida (ma l’omicidio è già contemplato nel codice, o no?) e avallato una serie di iniziative (svuota-carceri, pagamenti debiti PA, etc) che erano già posti in essere. Per il resto: a oggi il nodo dell’IMU resta irrisolto e fornisce al Pdl un alibi diverso da Berlusconi per logorare e ricattare la maggioranza.
Se il consenso cala, crescono debiti di stato e disoccupati, e il calo dello spread non si traduce in interessi più favorevoli. L’autunno del Premier si preannuncia caldo. Per qualcuno è l’asino di Buridano, perché spesso è indeciso e tentennante; ma io lo vedo più come qualcuno stretto tra il martello (Berlusconi e il Governo) e l’incudine (Renzi e il Pd che lo ha scaricato).
|