Mnemotecniche. Come dimenticare di dire non ricordo
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Mnemotecniche. Come dimenticare di dire non ricordo

Mnemotecniche: una rapida carrellata sulla storia, affascinante. Da Pitagora a Pico della Mirandola, da Cicerone a Leibnitz passando per...

Mnemotecniche. La parola è composta, al plurale, da Mnemosine, dea greca madre delle muse, e da téchne, che significa arte, perizia, saper fare. Ed allora ecco che la parola mnemotecnica (o il suo plurale mnemotecniche) ci illumina subito su una cosa. Oggi siamo abituati a considerare l’arte e la tecnica come antitetiche tra loro. In realtà l’ars latina è equivalente alla téchne greca.

I miti greci, che sono tante volte illuminanti in senso psicologico, pensiamo ad esempio a Eros e Thanatos, al mito di Pan per gli attacchi di panico e così via, ci suggeriscono che non c’è musa (e quindi nessuna rappresentazione artistica) capace di fare a meno della memoria. Il mito ci suggerisce che la memoria è il retroterra indispensabile per lo sviluppo di ogni attività.
Una classica domanda che solitamente viene associata alle mnemotecniche è: “Chi le ha inventate?”. Bella domanda.

Si sa per certo che anche Pitagora avesse una memoria straordinaria, dove l’aveva appresa? Non si sa. In Egitto? O in Mesopotamia, nella terra che fu dei babilonesi, dei sumeri e dei caldei? I teorici delle mnemotecniche hanno come caposaldo il grande oratore latino Cicerone, del quale ai tempi si raccontavano mirabilie.
Cicerone raccontava molto spesso di aver preso spunto, per la sua tecnica dei “loci”, dall’episodio che vide coinvolto il poeta lirico Simonide di Cheo. Simonide di Cheo, sfuggito miracolosamente al crollo di una sala in cui si trovava a banchettare con altri invitati, seppe identificare i corpi dei vari commensali, resi irriconoscibili dalle ferite, ricordandosi del posto che occupavano a tavola. Da questo evento Simonide ricavò l'importanza dell'ordine e delle immagini per la memoria. E su questo ha ragione. Immaginiamo i nostri ricordi come chiusi in migliaia di cassetti, se ci ricordiamo del cassetto giusto ecco lì il nostro ricordo riaffiorare.

Ma come fare a “conoscere” l’indirizzo giusto? Ci arriveremo, non temete ma per adesso continuiamo con la storia delle tecniche di memoria.
Cicerone dunque. In cosa consistono i “loci" ciceroniani come mnemotecniche? Essenzialmente consistono nel legare, in gergo si dice “ancorare”, le nozioni da ricordare ad oggetti di un luogo familiare, il collegamento è tanto più forte quanto più lo stesso è bizzarro se non grottesco. Al fine di poter applicare correttamente questa mnemotecniche è opportuno richiamare ed usare luoghi che conosciamo molto bene; luoghi quali la nostra abitazione, una strada che siamo soliti percorrere o un qualsiasi altro posto che ci sia perfettamente familiare. Luoghi di cui ricordiamo anche i minimi particolari.

Saltiamo i secoli bui del medioevo per approdare all'enigmatica ed affascinante persona di Giordano Bruno.
Giordano Bruno, che non ha certo bisogno di presentazioni, era un esperto di tecniche della memoria o mnemotecniche. Ma ecco, poco prima di Giordano Bruno, apparire, in pieno Rinascimento, un’altra figura che nel tempo è diventata sinonimo di memoria: Pico della Mirandola.

Riguardo a Pico della Mirandola si favoleggiava riuscisse a recitare la Divina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere. Morì giovane, ad appena 31 anni, ma, si sa, gli dei preferiscono gli eroi giovani.

Anche intorno alla memoria dell’alchimista e mago (nel senso rinascimentale del termine) Cornelio Agrippa si raccontano mirabilie.

Che tipo di mnemotecniche usavano Giordano Bruno (1548-1600), Pico della Mirandola (1463-1494) e Cornelio Agrippa (1486-1535) ai quali aggiungiamo il missionario Raimondo Lullo (1235-1315), Giulio Camillo Delminio (1480-1544) “il divino” com’era chiamato ai tempi e lo sfuggente Pietro da Ravenna ?

Un trattato di questo Pietro da Ravenna, un uomo conteso in tutte le corti dell’epoca a mo’ di fenomeno da baraccone delle mnemotecniche, il Phoenix seu artificiosa memoria fu uno dei testi fondamentali, per sua stessa ammissione, della formazione di Giordano Bruno.

 

 

 

Ma c’è anche un altro elemento che accomuna questi esperti di mnemotecniche.
Giordano Bruno, Pico della Mirandola, Giulio Camillo Delminio, Raimondo Lullo, Cornelio Agrippa sono stati tutti anche esperti, appassionati o cultori di Cabala, Numerologia, Alchimia e Gematria

Ed ecco qui, visibile come un menhir su una spiaggia, il collegamento con la “matematica esoterica”, passatemi il termine, di Pitagora.
La Cabala è ebraica, ma tutto ciò che è ebraico è fortemente contaminato da conoscenze egiziane o sumere.
E la fenice è o non è un forte simbolismo alchemico?

Tutto ciò non viene insegnato nei corsi di memoria. Nei corsi di memoria vengono insegnate mnemotecniche che hanno la genesi e sono strutturate intorno alla conversione fonetica tra suoni e numeri.
Anche per quanto riguarda la conversione fonetica ci sono non poche discussioni intorno alla paternità.

Secondo alcuni la conversione fonetica, importantissima nelle mnemotecniche, è da attribuire al matematico francese Pierre Hérigone (1580-1643), secondo altri a Stanislaus Mink von Wennsshein. Il metodo però comunemente usato e divulgato, e che sta alla base delle mnemotecniche insegnate, lo si attribuisce al grande filosofo, matematico e uomo di stato che risponde al nome di  Gottfried Wilhelm von Leibniz. Su internet si trovano facilmente queste conversioni fonetiche.

Una nuova conversione, spacciata per chissà che trovata, è stata introdotta qualche anno fa da Gianni Golfera.

Ma leggere su internet la conversione fonetica, le mnemotecniche può essere utile? Certamente, ma nei corsi di mnemotecniche vengono impartite tantissime altre nozioni su come attingere a risorse del cervello impensabili.
E che fanno veramente la differenza.
Il ruolo delle emozioni è infatti di cardinale importanza sia nel fissare un ricordo che nel momento del recupero dello stesso.

L’importante è tenere ben inmente una cosa: la memoria non è innata,i geni non contano.
Con i giusti maestri, le giuste mnemotecniche e un po’ di volontà tutti potranno ottenere dalla memoria risultati prima impensabili.
E cancellare il “non ricordo” dalle giustificazioni.
Nei prossimi post entreremo più nel dettaglio di cosa viene realmente insegnato nei corsi di mnemotecniche.

                             Massimo Bencivenga

 
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