Spesso la memoria viene considerata quasi un dono innato, solo per privilegiati, una specie di grazia divina. Di sicuro è il prodotto della congiunzione di una serie di capacità psichiche che si traduce nella capacità di ritenere e di ricordare. Ma cos’è? Come funziona? E’ inevitabile il suo declino col passare del tempo? Quali sono i metodi e gli esercizi per tenerla aggiornata?
La memoria può essere intesa come facoltà di mantenere, connettere e rievocare informazioni provenienti dai cinque canali sensoriali. Con questo termine inoltre si intendono diverse attività mnesiche, caratterizzate da differenti tempi di operatività e da diverse fisiologie; queste vengono comunemente denominate di lavoro, a breve termine, a lungo termine.
trattiene piccole quantità di informazioni per brevi periodi di tempo, di solito pochi secondi, mentre siamo impegnati attività cognitive come la lettura, l’ascolto, la soluzioni di problemi, il ragionamento, il pensiero. L’avete usata finora per capire ogni frase del libro. Senza un sistema per trattenere l’inizio, non potreste capire il significato una volta giunti alla fine.
La memoria di lavoro
La memoria a breve termine può essere paragonata ad un magazzino che può contenere per brevi lassi di tempo informazioni, apprese, organizzate e selezionate dalla nostra mente tra tutte quelle recepite durante la fase di acquisizione grazie all’apporto di quella di lavoro.
La memoria a lungo termine può essere paragonata ad un registratore di capienza pressoché illimitata e durata non predefinita che imprime messaggi ed informazioni opportunamente codificati in modo tale da essere assimilati, anche se essi sono latenti e di non immediata reperibilità.
L’atteggiamento comune nei confronti delle capacità mnemoniche è in genere abbastanza passivo o persino fatalista se non addirittura negativo: la capacità di ricordare viene ritenuta come già dicevamo in precedenza, un privilegio, una qualità innata, spesso destinata a tramontare a causa di fattori esterni come l’età, lo stress, l’attività lavorativa ecc.; casualmente, o per involontaria associazione con qualche stimolo, i dati percepiti in passato di tanto in tanto riaffiorano dall’oblio, indipendentemente dalla nostra volontà. In realtà questi fattori incidono solo in minima parte sulla memoria. Molto invece incidono i luoghi comuni e le convinzioni negative molto diffuse che vogliono le persone vittime del logorio dell’età delle circostanze negative dello stress ecc. Conoscete persone anziane dotate di ottima memoria? Scommetto di sì e scommetto si tratti di persone molto attive soprattutto per ciò che concerne le facoltà mentali. Dunque possiamo affermare che c'è bisogno di allenamento; se col passare degli anni ci si impigrisce è ovvio che questo nostro “muscolo” si atrofizzi. E la morte dei neuroni? E’ vero che col passare degli anni i neuroni non si rigenerano più?
Tutto vero, sacrosanto! Ma provate a immaginare un cielo stellato d’agosto… se ne potessimo spegnere 100000…quante stelle rimarrebbero nel cielo? Ce ne sarebbero ancora milioni di milioni. Questo è quello che succede nel nostro cervello: abbiamo un potenziale smisurato, infinito, dunque non è quello che manca, ma, spesso, mancano delle buone convinzioni ed un buon metodo. Un’ultima credenza negativa da sfatare, molto diffusa, è quella che attribuisce a questa nostra facoltà mentale un ruolo marginale nell’apprendimento. Espressioni come “imparare a memoria”, “memorizzare tutto a mena-dito”o “per filo e per segno” spesso vengono pronunciate con una connotazione negativa, come se comprensione e memorizzazione si escludessero a vicenda. Occorre qui sottolineare che tutto l’apprendimento implica la capacità di ritenere: non sarebbe possibile apprendere se non rimanesse in noi qualcosa dell’esperienza precedente. Senza questa nostra facoltà mentale non potremmo ripetere niente, dovremmo, ogni volta, apprendere ciò che ci accingiamo a fare. Senza memoria non c’è apprendimento: potremmo infatti capire interi testi, ma se non li ricordiamo a che serve?
Ma quali sono le cose che ricordiamo più facilmente? Il cervello umano ricorda soprattutto ciò che segue:
- I primi elementi imparati
- Gli ultimi elementi imparati
- Elementi particolarmente enfatizzati perché, in qualche modo, unici o eccezionali.
- Elementi che suscitano particolare interesse nelle persone.
- Elementi che coinvolgono in modo particolarmente intenso uno qualsiasi dei cinque sensi
- Elementi facilmente visualizzabili
- Elementi particolari, strani, creativi
- Elementi associati con cose o schemi già immagazzinati, o collegati ad altri aspetti di ciò che si sta imparando
E’ evidente che gli ultimi tre tipi di elementi sono molto più facilmente controllabili degli altri e fare associazioni creative di immagini è proprio alla base delle mnemotecniche.
Ma cosa accade in realtà quando acquisiamo un’informazione, la ascoltiamo o la leggiamo?
La nostra memoria è assolutamente perfetta nella fase del deposito di informazioni, registra tutto ciò che captiamo attraverso anche solo uno dei cinque sensi. Il neurochirurgo canadese William Penfield della Mc Gill University a Montreal nel 1951 nei suoi interventi condotti in anestesia locale su soggetti adulti affetti da epilessia trovò che sollecitando tramite una debole corrente elettrica la parte temporale del cervello si potevano rivivere (e non semplicemente rievocare) esperienze vissute coscientemente molto tempo prima e dimenticate, come una festa di compleanno fatta da bambino o addirittura l’attimo in cui si è venuti alla luce, unitamente alla sensazione connesse a quegli avvenimenti.
Ma allora se la memoria è perfetta come mai non sempre riusciamo a ricordare le cose? Semplice perché difetta nella seconda fase, quella del richiamo. Senza una strategia di archiviazione come facciamo a ritrovare qualcosa nel marasma di informazioni, dati, odori, colori, sensazioni ecc. che captiamo ogni giorno?
Tutto questo in modo molto più approfondito lo tratteremo nella spiegazione delle mnemotecniche. La memorizzazione è infatti un processo dinamico ed attivo che utilizza l’intelligenza, la creatività e la fantasia della persona. E’ un processo semplicissimo e di facile applicazione in grado di agire sul cervello con meccanismi abbastanza complessi ma con un metodo naturale che, a differenza della ripetizione ad oltranza, asseconda il normale funzionamento della nostra mente.