Tra poco più di un anno ci saranno le Olimpiadi di Rio 2016.
Facciamo un piccolo salto indietro, facciamo un po’ mente locale e cominciamo a ricordare che, soprattutto nelle ultime edizioni delle Olimpiadi, è cominciata a comparire, accanto agli atleti, invero maggiormente nelle prove e discipline individuali rispetto a quelle di squadra, un’altra figura: il mental coach, ovviamente nella variante sportiva.
E cominciamo anche con il dire che esistono delle differenze tra: motivatore, psicologo dello sport e mental coach.
Il primo può essere assimilabile a un “incitatore”; la seconda figura va a rimuovere dei blocchi psicologici e a ripristinare una situazione di “normalità”; la terza figura fa di più: massimizza le prestazione dell’atleta, portandolo al picco della forma nel momento in cui serve.
Le Olimpiadi moderne sono l’ennesimo retaggio della cultura ellenica. Generalmente si va ad individuare la nascita delle Olimpiadi antiche nel 776 A.C. E le prime Olimpiadi consistevano in una sola prova, una corsa veloce su una distanza di circa 200 metri. Ovviamente non era il metro l’unità di misura. E si gareggiava nudi. Con il tempo le prove aumentarono, anche se alcune di esse, come la corsa dei cocchi, era riservate agli atleti più ricchi. O a quelli con i maggiori finanziamenti.
Già, perché gli atletici olimpici (passatemi il termine) del passato erano sì molto venerati, alcuni di loro sfruttarono le vittorie come trampolino per carriere politiche e militari, ma potevano anche cambiar casacca. O meglio, avevano la facoltà di cambiare città o polis di rappresentanza. Tenete ben presente che avere un campione era un enorme prestigio per le città.
E smettete anche di pensare a delle manifestazioni assolutamente leali. Gli uomini non sono mai cambiati, non più di tanto almeno, e pur di vincere, ieri come oggi, si ricorreva a ogni espediente. Se volete leggere la tipica atmosfera di una Olimpiade, allora vi consiglio Olympia - Un'indagine ai giochi ellenici, scritto da Danila Comastri Montanari, è un romanzo giallo storico ambientato nella Grecia del primo secolo d.C., laddove il protagonista ricorrente dei romanzi della Comastri Montanari, vale a dire il giovane senatore Publio Aurelio Stazio, viene inviato ad Olimpia con il compito di sovrintendere alla corsa della sua biga di puledri così da scoraggiare eventuali atti di sabotaggio.
Le gare avevano un carattere marziale (lotta, corsa, pugilato, pancrazio, lancio del giavellotto) come possiamo leggere anche nei poemi antichi
In palio non c’era nessuno oro, ma solo una corono d’olivo per il primo classificato.
Ogni polis aveva una palestra e i cittadini più abbienti assumevano allenatori personali che prescrivevano loro una dieta appropriata (lo facciamo adesso? Nel 2015?) e degli esercizi da fare in maniera corretta.
Sorpresi? Secoli fa i greci (passatemi anche questo altro termine) che volevano vincere alle Olimpiadi si rivolgevano a dei professionisti, in genere in ragione di uno a uno, che li aiutasse a rendere al meglio.
Non vi sembra l’alba delle coaching sportive? |