La settimana scorsa si è consumato l’ennesima beffa, un nuovo chiodo è stato piantato in seno all’italico orgoglio e all’italico genio. Ed un chiodo gelido non solo perché ci fa veramente male, ma perché arriva da Stoccolma e dal Premio Nobel. Orbene, siccome trattasi di premio ed è pertanto, ipso facto, soggetto alle umane voglie a qualche quesito lorsignori giurati dovranno comunque rispondere.
L’Italia che non capisce nulla di fisica vuole sapere; l’Italia che sa di fisica vuole capire. Cosa? Il labirintico, per grovigli e appigli, e tortuoso processo mentale seguito dei giurati del Nobel per la fisica con il quale è stato sancito l’esclusione dal premio di Nicola Cabibbo, uno degli scienziati italiani più citati nel mondo della letteratura fisica. Potrebbero rispondere che, non potendo premiare tutti, devono giocoforza operare una cernita e, a malincuore, in questa cernita è finito il buon Nicola.
Potrebbero… ma un’altra domanda li incalzerebbe, in virtù del fatto che il premio è stato assegnato per lo studio sui quark, ossia dei mattoncini che compongono, con diverse combinazioni, gli elettroni, i protoni e quindi la materia come la intendiamo noi, e per la scoperta dell’esistenza di almeno tre famiglie di quark, ergo altri due tipi di materia completamente diversa dalla nostra.
La teoria generale sui quark è stata sviluppata negli anni sessanta da numerosi scienziati, e ne cito due per tutti: Murray Gell-Mann, grande mente e famoso conferenziere che ultimamente si è dato all’economia, e Cabibbo.
Ora, all’interno della teoria esiste una matrice di cardinale importanza: la matrice CKM (Cabibbo-Kobayashi-Maskawa). Kobayashi e Maskawa sono stati insigniti del prestigioso premio mentre Cabibbo è stato ignorato..
Della teoria dei quark Cabibbo è uno dei padri fondatori eppure non è bastato. A questa domanda devono rispondere.
Perché Kobayashi e Maskawa sì, e Cabibbo no? Enzo Boschi direttore dell’istituto di sismologia e vulcanologia, e laureato, cosa poco nota, in fisica nucleare, ha parlato di scippo nei confronti dell’italiano, essendo noto agli addetti ai lavori il contributo dello stesso nella stesura e nella verifica della teoria. Gli altri due si sono fatti forte dell’idea di base di Cabibbo ma, al contrario del sommo Newton che ebbe l’umiltà di ammettere che era riuscito a guardare lontano sfruttando le teorie di altri giganti (Galileo), questi, per adesso, non hanno avuto parole. E dire che l’anno scorso, in occasione del Nobel per la medicina, uno dei , e non Capecchi, riservò la giusta considerazione alla ricerca, fondamentale per la ricerca sulle staminali, abbozzata e mai completata per motivi burocratici, da un laboratorio di Roma. Quindi i giurati di Stoccolma sono in forte debito con gli scienziati italiani, ma di contro ancora non si sono sognati di premiare neanche Stephen Hawking.
Maxwell, durante la prova per essere ammesso al dottorato avanzò un’ipotesi sulla diffusione dei gas; anni dopo Boltzmann, morto suicida perché non compreso, ne diede una caratterizzazione statistica. Oggi quella teoria viene chiamata di Maxwell-Boltzmann.
Come si sarebbero comportati gli olimpici giurati di Stoccolma nei confronti del grande Maxwell? Non lo avrebbero premiato? O forse gli italiani possono venir premiati se, e solo se, lavorano all’estero?
P.S. chiedo venia per eventuali errori nella nomenclatura, i fatti sono veri. La foto mostra un protone
Massimo Bencivenga
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