Difficile prevedere, solo qualche anno fa, che l’editoria potesse in qualche modo forzare una sorta di bolla avente come soggetto gli zombie. Ed invece nel 2013, scampato il pericolo Maya, la tendenza sempre essere proprio quella, o perlomeno c’è un forte incremento percentuale.
Perché difficile, dicevo?
Perché i vampiri hanno un fascino che gli zombie non hanno né avranno mai; ve l’immaginate un amplesso tra uno zombie e una spaurita ancorchè innamorata umana? Capite bene che la fantasia sentimental-erotica galoppa di più e meglio con succhiasangue e ragazze emo, e straordinariamente bene con laison tra angeli demoni, rappresentati dell’ordine del caos e così via.
Eppure è bastato il primo blockbuster sui vampiri, World War Z con protagonista Brad Pitt per far dimenticare ai romanzieri che gli zombie tutto sommato non son “mostri” di serie b. Alla riabilitazione hanno contribuito la Trilogia Apocalisse Z di Manuel Loureiro e prima ancora World War Z. La guerra mondiale degli zombi di del figlio di Mel Brooks, Max.
E’ bastato un film e qualche (buon) libro per scatenare una nuova bolla editoriale. Perché quella parentesi?
Perché in genere la moda, nel suo apice, porta la mediocrità, per un Manuel Loureiro ci toccherà il pinco palla di ogni latitudine spacciato come il nuovo Matheson. E’ già successo e succederà ancora.
Niente di nuovo sotto il sole.
Qualcuno ne ha pensato anche una versione un po’ più humor come nel caso Finchè Zombie non ci separi di Jesse Petersen.
Il punto è che anche le case editrici vogliono cavalcare il momento, e lo fanno nel peggiore dei modi, mettendo fretta agli scrittori già arruolati e, cosa più rara, ma non meno insidiosa, “costringendo” scrittori bravi in altri generi a cimentarsi nel nuovo che va. I risultati possono essere molto, molto negativi.
Ce li vedete voi un Araving Adiga, un David Mitchell o un Richard Powers a occuparsi di zombie? Io no. Eppure l’amico Alessandro Girola ha notato tal Colson Whitehead (tal per me, poiché tanto tal non è) invadere un campo che forse non è il suo.
Detto ciò, quale sarà la prossima onda anomala? Gialli sudamericani? Il Brasile è una nazione emergente, o no?
Thriller africani o asiatici?
Oppure Lupi Mannari? A me il film Unico indizio la luna piena face molta impressione.
E in quel caso, l’amico Girola già citato avrebbe già pronto un bel libro.
E comunque sono aperte le scommesse.
Massimo Bencivenga |