Isla de Coco, Luglio 2015
Eracle amava nuotare a dorso. Questa tecnica gli consentiva di allontanarsi dall’isola senza rinunciare allo spettacolo di guardare quel blu così particolare miscelarsi in lontananza con il bianco incontaminato delle spiagge, prima di sfumare nel verde lussureggiante della vegetazione.
L’Isla de Coco appartiene alla Costa Rica, ma di fatto può essere annoverata tra le meraviglie del mondo, visto e considerato che questo Eden in mezzo al Pacifico è anche Sito Patrimonio dell’Umanità. L’incanto e i colori, l’isolamento e la formazione vulcanica, hanno consentito la crescita e la formazione di una flora e di una fauna florida e variegata, capace di attrarre turisti e studiosi di piante e animali endemici e non. Non sempre docili.
La fauna marina dell’Isla del Coco è caratterizzata da un’ampia varietà di specie, ma in cima alla catena alimentare ci sono squali toro e squali martello. Nuotare in quelle acque è bellissimo. Ed estremamente pericoloso. Perlomeno se non ti chiami Eracle; o se non sei in grado di aprire in due, a mani nude, uno squalo toro come aveva fatto in un paio di occasioni l’Eroe. Quasi si fossero passati parola, gli squali si tenevano alla larga da Eracle. Stanco di nuotare a dorso, Eracle passò allo stile libero.
E fu così che li vide.
A un quarto di miglio di distanza scorse una piccolo motoscafo. Sembrava fermo. Strinse gli occhi, e la supervista da semidio gli permise di mettere a fuoco sul natante una donna quasi nuda che si dibatteva tra due uomini. Uno dei due rovesciò qualcosa sul corpo della donna, che poi venne catapultata in acqua. I sensi sviluppati consentirono a Eracle di udire il grido di disperazione, le risate di scherno e l’olezzo di frattaglie e sangue. Quella poveretta era stata marcata, gli squali avrebbero fiutato il sangue e sarebbero accorsi a frotte.
Eracle cominciò a nuotare velocemente verso la donna, e solo qualche volta, mentre copriva la distanza, alzò la testa per controllare la posizione. E che fosse ancora viva, perché le grida erano assordanti. L’imbarcazioni, intanto, prendeva il largo. Trovò la donna in preda alla shock. Eracle sentì opporre resistenza al suo tocco, perlomeno sinché non la costrinse a fissare i suoi occhi. « Calmati, sono qui per aiutarti! » le disse. Eracle si ritrovò a guardare dei bellissimi occhi verdi, spalancati e colmi di terrore. La sentì annuire, ma subito dopo ridiventare isterica e gridare ossessivamente, come un cd difettoso: « Vattene via, salvati! Tra poco arriveranno gli squali. Va’ via e riferisci che Sandra Poll è stata ammazzata da quelli della Serapo. »
Eracle la schiaffeggiò. Quel gesto inatteso sembrò calmarla. « Andiamo a riva, sono un amico! », le ripeté. Cominciarono a nuotare verso la spiaggia. « Vattene via. » Eracle sentiva continuamente queste parole, la ragazza le ripeteva come un macabro mantra. Il Figlio di Zeus avvertì una vibrazione. Gli squali stavano arrivando. « Continua a nuotare, a loro ci penso io. » L’Eroe si tuffò in quell’universo blu. Un branco di squali toro stava salendo, Eracle puntò il più vicino, diede una potente gambata e partì all’attacco. Lo squalo saliva. Il semidio scendeva. All’ultimo istante, Eracle deviò passando sotto il ventre dello squalo. In una frazione di secondo, dopo una rapida torsione, il semidio affondò un poderoso pugno nel ventre dello squalo. La mano di Eracle riemerse insieme alle interiora del predatore. Mentre risaliva, Eracle vide gli squali avventarsi sul proprio simile e azzannarlo con ferocia. Riemerse e fu contento di vedere quasi a riva la donna. La trovò nell’acqua bassa a lavarsi, cercando di togliersi di dosso quella schifezza, ma forse anche qualche brutta esperienza. « Io sono Eracle, tu come hai detto che ti chiami? » Lei affondò ancora di più nell’acqua. « Non è che avresti anche una maglietta da prestarmi? », rispose.
Il rifugio di Eracle si trovava in una splendida insenatura, e la casetta, a pochi metri dal mare, dovette sembrare stramba a Sandra. « Tu vivi qui! », chiese con fare divertito. « Sì. » « E che fai? » « Aspetto il nemico. » « Come Drogo? » « Non lo conosco. » « Lascia perdere. Sei alto, muscoloso come Mister America, castano con barba rossa. Proprio il classico costaricano. » « Lo stesso potrei dire di te. Ragazze bionde ne ho viste poche da queste parti. » « Mio padre era un uomo d’affari svizzero. » « E mio padre è originario della Grecia. » Entrarono e si fermarono sulla bassa veranda, a osservare il delicato gioco di luci che l’oceano, con la complicità del sole, sapeva mettere in scena. « Che volevano da te? » domandò Eracle, andando ad affrontare l’argomento che era lì, sospeso tra loro, e che sino a quel momento nessuno aveva messo in gioco. Eracle sentì Sandra sospirare. « Allora? », la incoraggiò. « Sono una giornalista investigativa. » « E…» « E ci sono cose che non quadrano intorno allo yacht Sherapo e a Gekas, il proprietario. » « Sarebbe a dire? » « Chi entra in contatto con quella gente, sparisce. Semplicemente. Attraverso un mio contatto sono riuscita ad avere una intervista. » « Ma qualcosa è andato storto. » Lei non rispose. « Sandra? » « L’intervista era una scusa. Volevo chiedere di Diego. » « E sarebbe? » « Diego Acosta, lui era…», si portò le mani alla faccia. « Era mio cugino », disse in un soffio. « E io l’ho mandato a morire per me. Per uno scoop. » « Spiegati meglio », la esortò Eracle. Sandra tirò su col naso, prima di aggiungere: « Gli parlai dei miei sospetti, e a lui non gli parve vero di poter partecipare in prima persona a una indagine del genere. Si fece assumere. All’inizio mi telefonava regolarmente, poi più nulla ». « E che ti hanno detto! » « Che s’è licenziato. » « Non può essere? » « E’ stato ucciso. » « Hai le prove? », chiese Eracle passandole un rinfrescante succo di frutta. Ne bevve una lunga sorsata, lo guardò negli occhi e disse: « Sì e no. Sì, perché uno di quei porci aveva al collo il ciondolo con la tartaruga che regalai a Diego per il compleanno, e dal quale mai si sarebbe liberato; e no, non ho prove perché nessuno crederebbe a una storia del genere ». « Io sì », rispose incupito. « Non servono prove. Non dopo aver visto ciò che volevano farti. » |