Il doodle di Google omaggia Maria Curie. Giustamente, aggiungo io
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Il doodle di Google omaggia Maria Curie. Giustamente, aggiungo io

Giusto rendere omaggio ad una donna che, con intelligenza e tenacia, ha fatto da apripista alle donne del novecento nelle scienze

Il doodle di Google omaggia Maria Curie. Giustamente, aggiungo io

 

Il doodle di Google mi offre lo spunto per un nuovo post nella sezione arte e cultura. Il doodle di Google del 7 Novembre rende omaggio a Maria Curie, nata Marya Sklodowska. Chi è Marya Sklodowska? Cominciamo con il dire che trattasi di una gigantessa, se non dal punto di vista fisico, sicuramente dal punto di vista intellettuale. E della forza di volontà.

Erede più che degna di Ipazia, la stessa Maria Sklodowska Curie magari è stata un punto di riferimento importante anche per le nostre donne di scienza come Margherita Hack e la Nobel Rita Levi Montalcini.
La Curie è l’unico scienziato ad aver conseguito il Nobel sia in Fisica che in Chimica; due Nobel li hanno vinti anche gente come Linus Pauling, ma uno era per la Pace. E queste sono notizie che si possono agevolmente trovare anche su Wikipedia.

Quello che sulla versione italiana di Wikipedia non viene riportata è la straordinaria forza di carattere di Maria Sklodowska Curie. I tempi burrascosi della Polonia occupata e l’indigenza frenarono, ma non piegarono l’ambizione della Skodowska di imparare e fare scienza. Ella fece l’istitutrice ed enormi sacrifici per permettere alla sorella Bronia di laurearsi in medicina.

 

[OUBBLICITA]

 

Le due sorelle avevano un patto. L’una doveva aiutare l’altra a realizzare i sogni.

Maria scelse Parigi, lì si laureò e, sempre lì, incontrò l’amore della sua vita: Pierre Curie. I due coniugi vinsero il Nobel per la Fisica insieme a Antoine Becquerel per i lavori sulla radioattività. Ancora oggi si usano le misure Becquerel e Curie per misurare i livelli di radioattività.

Pierre Curie, in una lettera, ai tempi non c’erano gli sms, le mail o Facebook, né tantomeno Meetic o Badoo, le scrisse quanto gli sarebbe piaciuto e come sarebbe stato piacevole “trascorrere la vita l’uno accanto all’altra, tesi alla realizzazione dei nostri sogni: il vostro sogno patriottico, il nostro sogno umanitario ed il nostro sogno scientifico”.

Fecero di più, perché nella loro cantina fecero la rivoluzione. Dalla loro unione nacque Irene; anche Irene fu insignita, insieme al marito , del premio Nobel per la Chimica.

Ciononostante, durante la sua vita dovette combattere, sempre e costantemente, contro i pregiudizi della sua epoca: la xenofobia  ed il sessismo. Sia lei che la figlia furono prese sul serio solo per intercessione dei mariti. Cose che accadevano all’epoca, e che, per dirla tutta, nonostante l’emancipazione, in non poche branche della scienza continuano a perdurare.

Ipazia, Marie-Sophie Germain (che si scriveva con Gauss. Di matematica, che avete capito?), Ada, la figlia di Lord Byron, Maria Gaetana Agnesi (quella della famosa Versiera), Julia Robinson e così via. E chissà quante ne dimentico. Chissà di quante non sono proprio a conoscenza.

Ad ogni buon conto, l’immagine con Maria Sklodowska Curie in mezzo ai geni d’inizio novecento, è emblematica e riferisce il suo genio e il dominio maschile, ai tempi della materia.

Lei, unica donna ammessa al Cingresso Solvay del 1927, siede accanto al decano del gruppo, Antoon Lorentz; alla sinistra del quale siede Albert Einstein. Dietro Einstein, in abito chiaro, troviamo sir Arthur Compton tra l’aristocratico Louis De Broglie ed un giovane Paul Dirac. La fronte spaziosa ed alta di Niels Bohr chiude la seconda fila della foto.

La persona in piedi in corrispondenza di Einstein è il grande fisico Erwin Schrödinger; due e tre posti alla sinistra del quale troviamo altre due persone, coetanee grosso modo di Fermi e Dirac, che faranno parlare di sé: Wolfgang Pauli e Werner Heisenberg. Alla destra di Marie Curie troviamo invece il sommo Max Planck, l’uomo della rivoluzione quantistica.

Sono andato un po’ fuori tema, ma, quando ci si imbatte nei giganti, capita di andare un po’ in confusione.

 

Massimo Bencivenga

 

 
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