Le lingue sono vive: mutano infatti nel tempo, insieme ai suoi parlanti. Noi italiani lo sappiamo benissimo. Per farsi un'idea basta aprire una qualsiasi pubblicazione dei primi decenni del secolo scorso: ci troveremo moltissimi termini desueti, una sintassi arzigogolata e uno stile espressivo totalmente diverso dal nostro. Non per niente ogni anno si stampano nuovi vocabolari, arricchiti da nuove parole entrate a pieno titolo nel lessico comune. Allo stesso tempo i lemmi divenuti obsoleti vengono cancellati dalle nuove edizioni, per finire nel dimenticatoio. Muta dunque il lessico, ma si trasformano anche la sintassi, la struttura e la grammatica, seppure attraverso procedimenti molto più lunghi. Nel caso della lingua inglese, per esempio, quello che oggi è conosciuto come il 'Grande spostamento vocalico' (Great Vowel Shift) ha impiegato più di tre secoli per giungere a compimento, e gli studiosi del linguaggio si sono accorti di questo avvenuto cambiamento vocalico solamente cento anni dopo. Eppure le ripercussioni di questo processo sono state enormi, provocando l'attuale distacco tra la lingua inglese scritta e quella parlata. Va però precisato che la distanza tra la resa fonetica e quella scritta di questo idioma ha radici ancora più profonde: furono infatti i missionari cristiani, nel sesto secolo, ad usare per primi l'alfabeto latino per trascrivere la lingua britannica. Il problema, però, è che il suddetto alfabeto comprendeva solamente 23 lettere, mentre i fonemi distinguibili erano in tutto 35. La trascrizione fedele dell'inglese orale, dunque, era già stata compromessa in partenza.
Tornando ad oggi, secondo i linguisti, nell'inglese odierno sono in atto tre cambiamenti principali. Il primo è il passaggio dalla forma to + infinitive a quella in -ing, propria del participio presente e del gerundio. Questo fenomeno è iniziato negli anni Quaranta: ad oggi dire I like to paint è corretto quanto dire I like painting, ma la seconda opzione viene preferita sempre più di frequente.
La forma -ing ha un ruolo chiave anche nel secondo importante mutamento che sta vivendo la lingua inglese. A tutti quanti, durante le lezioni di inglese, è stato insegnato a utilizzare il present continuous per esprimere un'azione continua nel presente, ma nella lingua corrente esso è spesso sostituito dal present simple. Ora, però, questa licenza sembra scomparire anno dopo anno: nessuno, nel futuro, dirà più He drives al posto di He is driving. Più nel dettaglio, specialmente in Gran Bretagna, la forma in -ing ha preso il sopravvento su quella semplice nel caso dei verbi al passivo, nei modali e nei composti con il verbo to be seguito da aggettivo.
Terzo e ultimo cambiamento da imparare è l'aumento dell'utilizzo di get per formare il passivo. Non è di certo una novità: si trovano tracce di questo costrutto in testi risalenti a più di tre secoli fa. Ma questo trend sta pian piano diventando una norma, soprattutto per quanto riguarda le frasi che sottintendono uno svantaggio per il soggetto: è ormai dunque consuetudine sentire espressioni come They got robbed oppure She got fired.
Articolo scritto in collaborazione con Wall Street English |