Voglio spezzare una lancia a favore degli autori indipendenti
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Voglio spezzare una lancia a favore degli autori indipendenti

E a favore della Natura, come ebbe a dire, con maggior enfasi Theodore John "Ted" Kaczynski, alias Unabomber

Voglio spezzare una lancia a favore degli autori indipendenti

A parer mio siamo all’inizio di una fase cruciale nel settore dell’editoria, perlomeno sul lato della narrativa, di genere e non.

La rivoluzione tecnologica sta investendo anche l’editoria.

Le case editrici stanno facendo resistenza, guardano come il fumo negli occhi gli autori indipendenti, a volte chiamati anche autori self publishing, indie e in qualche altro modo ancora, ma guardano al nemico sbagliato (ammesso che il nemico siano gli autori autoprodotti) e perciò saranno costretti, prima o poi, a mutare strategia. O a essere spazzati via.

Le case editrici sono i dinosauri del tardo cretaceo; sono ad Alamo, ma dalla parte sbagliata.

Criticano gli autori auto pubblicati, ma non si rendono conto che i due pilastri su cui per anni si son poggiati stanno scricchiolando.

Il primo pilastro è rappresentato dalle sovvenzioni statali. E lasciamo perdere.

Il secondo pilastro è rappresentato dall’ego degli aspiranti scrittori, disposti a pagar di tasca loro, “a condividere il rischio imprenditoriale”, pur di vedere il proprio nome sul libro e su uno scaffale di una libreria.

Il secondo pilastro, sul quale invero facevano affidamento perlopiù le piccole case editrici, non ha a parer mio più ragione d’esistere. Non con la possibilità di poter pubblicare da indipendente su e insieme ad Amazon.

Testimonianze di prima mano di autori che han pubblicato, a proprie spese o meno, con case editrici e poi “in proprio” con Amazon o altri store riferiscono che, semplicemente, il paragone non regge.

Amazon paga (anche poco) e puntualmente. Non ci sono furberie, tutto è calcolato e calcolabile.
Le case editrici son sempre nebulose sui dati di vendita (il Santo Graal del settore) e per farsi pagare le royalties bisogna mostrare i muscoli e qualche avvocato.

Il self publishing è una interazione win-win.
Vincono gli autori che possono sbizzarrirsi (ci ritornerò) e guadagnare mediamente di più, perché questo dicono i dati; e vincono i lettori, che si trovano materiale a prezzi ben più concorrenziali.

Tutto bello? No.
Perché come ogni altra cosa nata e cresciuta all’ombra del Web 2.0, anche nel Self Publishing è molto alto il rischio che l’informazione (il romanzo di qualità) possa essere affogata dal rumore bianco di fondo (le pubblicazioni di scarsa o infima qualità).

Nel Self Publishing trovete autori di qualità, capaci di ibridazioni che richiederebbero ben altro coraggio alle nostre case editrici tradizionali, che da anni si marcano a vicenda.

Andavano di moda gli spagnoli? Tutti a pubblicare spagnoli.

Il giallo scandinavo cominciò a tirare? Tutti a scovare il giallista più giallista del nord Europa. E alla via così.

Il genere Fantastico, che fuori dalle Alpi è sempre andato benino, sta vivendo una nuova età dell’oro, perlomeno come pubblicazioni, proprio grazie agli autori autoprodotti, gente che, non avendo un cognome anglosassone, non avrebbe avuto speranze con le case editrici.

Almeno sino a qualche anno fa. Chi pensa che il Self Publishing sia territorio di persone con scarse qualità, e che non ce l’hanno fatta a farsi pubblicare, prende un grosso granchio, e all’estero sono in tanti, anche famosi, che si stanno mettendo in proprio. Tutti frustrati o c’è qualcosa che non va nell’attuale situazione?

Perchè ho detto sino a qualche anno fa? In verità sono fiducioso. Ho come la sensazione che le case editrici, perlomeno quelle più furbe, possano, da un momento all’altro, smettere di guardare con spocchia gli autori Indie e addirittura arrivare a corteggiarli.

Fantascienza?
No. Ottimismo, forse, ma con qualche calcolo di fondo.

Siccome un titolo, best seller compresi, vende in media intorno alle 100 copie ben venga un autore autoprodotto che riesce, da solo, a venderne 500. O no?
Rispetto a 10 anni fa ciò comporta un cambiamento nel rapporto tra l’editore e l’autore, mentre è già radicalmente cambiato, grazie ai social, quello tra autore e pubblico, potenziale o meno.

Che le case editrici possano mutare strategia è cosa cui non molti credono. Ma un cambiamento c’è, e gli autori Self Publishing hanno già una tacca, avendo fatto abortire sul nascere il Print on demand, che in Italia non è mai decollato.

E adesso che c’entra la Natura cui accennavo sopra?

Siccome di un titolo si vendono 100 copie, a fronte di una tiratura iniziale di 1000 o anche più, ci si può rendere conto che almeno il 90% dei libri stampati vengono dati al macero.

Quanti alberi si potrebbero risparmiare? E ve lo dice uno che non è affatto un ambientalista.

Va infine sfatato un altro luogo comune: i libri autoprodotti fanno schifo, non c’è editing, sono graficamente illeggibili, con copertine brutte e così via.

Anche in questo caso son necessari dei distinguo. C’è chi fa tutto da sé, con risultati alterni, e c’è chi invece si affida a professionisti per l’editing, per la copertina e per la promozione.

Non ci credevate, vero?
Eppure è così.

E’ un mondo magmatico, in continua evoluzione, che non  mancherà di stupire ancora.

Vi lascio con due riferimenti.
Un gruppo facebook dedicato agli ebook

E un gruppo di persone, quelli della Moon Base che potrà aiutarvi a vari livelli.  

La narrativa è sull’orlo di una rivoluzione, nei generi e nella lunghezza (c’è stato un ritorno moderno e prepotente al feuilleton), per la saggistica il discorso è diverso.

 

Massimo Bencivenga 

 
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