Ogni nazione può, a ragione, vantarsi della propria cultura culinaria, che poi, a ben vedere, è figlia del retaggio culturale, folkloristico e caratteristico del luogo. Lo sanno bene gli antropologi che prestano massima attenzione al cibo quando devono tratteggiare le linee caratteristiche di un popolo, una nazione, una etnia.
Gli inuit del Canada hanno una dieta diversa da mapuche cileni, e non si tratta solo di cucinare quello che si trova, trattasi altresì di un complesso sistema che comprende obblighi e doveri, permessi e tabù. In tal senso un viaggio nel mondo culinario di un popolo è, né più né meno, anche un viaggio nella cultura dello stesso.
La cultura italiana culinaria italiana deve tanto al grano, specialmente nel sud dell’Italia. Con il grano si fa la pastiera, meglio, con i derivati del grano si fa la famosissima pastiera napoletana.
La ricetta della pastiera napoletana, il dolce natalizio e primaverile per eccellenza, viene passato di bocca in bocca, di famiglia in famiglia, alla stregua dei segreti riguardanti il santo Graal.
Esistono, intorno al grano ed alla pastiera napoletano, diverse leggende. Una riguarda una sirenetta, l’altra, più edulcorata, una suora.
Un tipico esempio di sincretismo religioso.
La prima riferisce che quando la sirena Partenope scelse come dimora il bel golfo gli abitanti, ossequiosi, le regalavano ogni anno i sette ingredienti portati, dalle sette più belle fanciulle, della futura pastiera: farina, ricotta, grano tenero, uova, acqua, spezie varie e zucchero.
Un anno, la sirena, felice per i doni, si inabissò per ritornare alla sua dimora cristallina e depose le offerte preziose ai piedi degli dei. Gli dei, inebriati dalla profusione di profumi ed aromi, riunirono e mescolarono i vari ingredienti per creare un dolce che potesse eguagliare la bellezza di Partenope e la dolcezza del suo canto: era l'alba della Pastiera Napoletana.
Meno suggestiva ed epica è la leggenda della suora che, nella solitudine di un monastero, volle creare un dolce capace di simboleggiare la Resurrezione.
Approcci diversi per celebrare in ogni caso, molto paganamente, il risveglio primaverile della Natura. Ed è più bello risvegliarsi con la fragranza del grano della pastiera napoletana, è più dolce farlo con lo zucchero della pastiera napoletana.
Voi che ne dite?
Massimo Bencivenga |