Elezioni 2012 in Russia, Francia e Usa. Qualche possibile scenario
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Elezioni 2012 in Russia, Francia e Usa. Qualche possibile scenario

La Russia a Putin, la Francia ad Hollande e gli Stati Uniti d'America a Obama? Probabile..

Elezioni 2012 in Russia, Francia e Usa. Qualche possibile scenario

 

Elezioni 2012. Quello che in Italia sembra essere un anno di transizione è importante per almeno tre Paesi. In Italia si voterà per Genova, per Verona, per Palermo e per Taranto, laddove spero si ricandidi Ippazio Stefàno, e per qualche altra cittadina, ma all’estero le cose andranno in modo molto diverso.

Si voterà infatti in Paesi importanti come la Russia (ex superpotenza, adesso a capo dei BRIC), la Francia (uno stato capace di dettare  la politica in Europa) e negli States (la nazione leader del mondo). La prima sfida è in Russia. Putin aveva anche fatto, da Medvedev, il suo zerbino, gli anni del mandato ma quello che sembrava scritto nella pietra solo sei mesi fa, ossia una democratura di Putin sino al 2024, adesso sembra qualcosa scritta nel vento vorticoso di Catullo. Per la prima volta, da 12 anni a questa parte, la leadership di Putin è in pericolo.

 

 

Non so se c’entri la Rete, la fame o la sobillazione di nazioni estere, ma il consenso attorno a Putin non è più quello di un tempo. L’uomo forte, che veniva dopo l’uomo debole, Eltsin, che aveva svenduto la Russia la capitalismo, non ha mantenuto le promesse; la Russia non è tornata la superpotenza rispettata che paventava, è anzi alla fame, e se non fosse per le immense risorse naturali che possiede sarebbe alla stregua del Cile o della Bolivia, parlando con rispetto per le sudamericane.

Le elezioni parlamentari del 2011 rappresentano, per Putin e per il suo entourage, un warning a caratteri cubitali. Io sono quasi sicuro che Putin possa, seppur di poco, farcela, anche se, inutile negarlo, sarei contentissimo di vederlo sconfitto. Sostituito da chi? A tallonarlo più da vicino sembra esserci Ghennadi Ziuganov, il leader dei comunisti, più staccanti l’ultranazionalista Vladimir Zhirinovski e l’oligarca Mikhail Prokhorov.

Poi toccherà all’uomo che con il sorrisino ha di fatto anticipato la defenestrazione di un certo Silvio. Sto parlando di Nicholas Sarkozy. Ebbene io credo, come avevo anticipato, che il galletto avrà ben poco da ridere, le cose per lui non vanno affatto bene. I sondaggi lo danno sconfitto e preconizzano un ritorno all’Eliseo di un socialista nella persona di François Hollande, marito di quella Ségolène Royal sconfitta nel Maggio del 2007 proprio da Sarkò. In Francia si andrà presumibilmente al secondo turno, ma, se si votasse oggi, Sarkò sarebbe a casa.

Negli Usa le cose vanno in maniera diversa, e si voterà in pieno autunno. I democratici candideranno Barack Obama, i repubblicani sono impegnanti in una campagna elettorale sfiancante e che rischia di dividere i sostenitori dell’Old Party. Se qualcuno pensava che gli avversari principali per Mitt Romney sarebbero stati Mike Huckabee (ritiratosi), Ron Paul e l’ex speaker Newt Gingrich evidentemente si sbagliava di grosso.

Perché Rick Santorum, lontane origini calabresi, si è rivelato, comunque vada, la sorpresa delle primarie nel partito repubblicano. Il 6 marzo qualcun altro (Gingrich? Paul?) lascerà la corsa, ma questa corsa ad ostacoli verso la nomination rischia di designare un avversario comunque debole.

Santorum sta catalizzando le simpatie degli evangelisti, un credo con un certo peso negli Usa, e sta proponendosi come campione del movimento del Tea Party, il movimento che, con l’esclusione di Michele Bachmann e la non-corsa di Sarah Palin, rischiava di non trovare interlocutori.

Noi siamo sempre convinti che la spunterà Obama su Romney, ma le sorprese sono il sale della politica.

Massimo Bencivenga

 

 
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