Il triste Obama. Ha evitato lo shutdown. Ma sino a quando?
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Il triste Obama. Ha evitato lo shutdown. Ma sino a quando?

Chi ha vinto nel braccio di ferro tra Obama e i Repubblicani?

Il triste Obama. Ha evitato lo shutdown. Ma sino a quando?

Pericolo scongiurato per Obama e per l’America. Almeno per adesso. Almeno sino a Febbraio. Forse anche un pochino più in là. Ma poi?
L’America riapre i battenti. Non si chiude. Ma chi ha vinto? Obama si appunterà la vittoria al petto, ma tutti ricorderanno, e a lungo questi giorni e la figuraccia che stava per fare lui e il Congresso con lui.

Il Congresso non ha approvato il piano di Obama, ma ha deciso in relazione al tempo e non ai contenuti, che restano lontani. A ben vedere le concessioni di Obama sulla Sanità son ben poca cosa rispetto all’innalzamento del tetto del debito fino al 7 febbraio che i repubblicani non erano affatto disposti a concedere. E che invece hanno concesso.

Obama per adesso è salvo diciamo così, ma la prossima volta? Sembra convinto che i repubblicani, messi alle strette, sceglieranno sempre il bene del paese e non le idee dell’ala più dura, i rappresentati del Tea Party. I repubblicani moderati hanno messo il Paese davanti ai diktat degli ultraconservatori. 

Il senatore texano Ted Cruz, uno dei personaggi simbolo di queste ore, ha annunciato che pur non essendo d’accordo con Obama, non si opporrà all’accordo.

Resta però il fatto che una larga parte del Paese contesta la corsa del debito pubblico americano che con questa amministrazione è salito a livelli folli. C'è una parte di Paese che non lo accetta e non lo accetterà neanche di fronte a questo accordo.

A Obama serve uno scatto, che non sembra più avere nelle gambe. Lui pensa solo a difendere l’Obamacare, del resto l’unica vera – ed epocale?- riforma che ha fatto in quasi cinque anni. Ma come si giustificherà se, come riportano il Journal e il Washington Post, i costi dovessero essere superiori a quelli previsti da Obama. Costi che farebbero, inevitabilmente, ritoccare verso l’alto le aliquote fiscali.

I dati contrastanti fungono da carburante nell’infuocato dibattito che aumenta di giorno in giorno il divario tra i fan e i nemici della riforma. Obama è di nuovo ai minimi nel gradimento, di più anche a livello mondiale, dove stava per lanciarsi in un pantano dal quale l’ha tirato fuori Putin, che è emerso come più autorevole dell’ex senatore dell’Illinois.

Insomma, Obama, più ancora della prima volta divide anziché unire. Forse anche per questo, per unire e per il gradimento, gli sarebbe servita una campagna (vittoriosa) siriana. Ma non è successo e adesso deve puntare tutto sui conti.

Fosse facile.

 

Massimo Bencivenga

 
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