Nel fiume del tempo e della storia ci sono attimi più lucenti di altri, momenti privilegiati dalla sorte destinati a diventare spartiacque tra il prima e il dopo. Un dopo radicalmente diverso. Vite ed esistenze prenderanno nuove direzioni, nuovi corsi, nuove tracce verranno percorse e nuovi ghirigori prenderanno vita e si animeranno. In tal senso Gesù, Lutero, Lincoln, Gandhi e Martin Luther King solo per citarne alcuni, hanno dato vita a nuovi percorsi e a nuove speranze. Ma avrebbero potuto farlo senza la potenza delle parole? Il messaggio di Gesù sarebbe stato infinitamente più labile senza “il sermo del monte”; le tesi e le parole di Lutero infiammarono una Chiesa corrotta; gli americani e il mondo intero hanno ben in mente i discorsi e le parole di Lincoln e Gandhi; il mondo non è stato più lo stesso dopo l “I have a dream” di Martin Luther King.
Il mondo deve conoscere anche queste parole:
“La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati. La nostra paura più grande è che siamo potenti al di là di ogni misura.
È la nostra luce, non il nostro buio che ci spaventa. Ci domandiamo: “ Chi sono io per essere brillante, magnifico, pieno di talento, favoloso?” In realtà chi sei tu per non esserlo? Tu sei il figlio dell’universo. Il tuo giocare a sminuirti non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminato nel rimpicciolirsi in modo che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Noi siamo fatti per risplendere come fanno i bambini. Noi siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell’universo che è in noi. Non solo in alcuni di noi, è in ognuno di noi. E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere noi, inconsciamente, diamo alle altre persone il permesso di fare la stessa cosa. Quando ci liberiamo delle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri”.
A quale religione, a quale credo, a quale ideologia politica o economica fanno riferimento queste parole? Alla religione dell'ugaglianza e della libertà tra gli uomini. Alla religione dell' Umanità...
Queste furono le parole d’insediamento al governo di Nelson Mandela, l’uomo che ha passato 27 anni in galera per la sua opposizione alla politica dell’Apartheid, ossia al razzismo fatto sociologia, urbanistica ed esperimento demografico. Ben altre avrebbero potuto essere le sue parole, e ben altre le sue ritorsioni nei confronti dei “bianchi” sudafricani, inglesi o afrikaans. In questo mese ha compiuto 90 anni e si presentato da par suo su di un palco nel quale campeggiava, imponente e ben visibile, il numero 46664. I maniaci del complotto satanico potrebbero vedervi il numero della bestia ma, in realtà, 46664 è il simbolo della schiavitù: il numero assegnato a Mandela durante la sua detenzione nella prigione di Rodden Island dove l’ex presidente del Sud Africa trascorse diciotto dei suoi 27 anni di prigionia. Ha ricevuto ovviamente anche il Premio Nobel per la Pace ma andrebbe di diritto inserito in una classifica tra i “patrimoni dell’Umanità”.
Buon compleanno Madiba..
Madiba, titolo onorifico adottato dai membri anziani della sua famiglia, è divenuto in Sudafrica sinonimo di Nelson Mandela. Il suo vero nome era Rolihlahla Dalibhunga.
Massimo Bencivenga |