Decisiva sarà la Florida. Ho un po’ esagerato, ma lo Stato con Miami è uno degli Stati Tossup (in bilico) più appetiti dai contendenti alla Casa Bianca Barack Obama e Mitt Romney. Il repubblicano appare in rimonta un po’ ovunque, nonostante qualche scivolone nel secondo confronto, ma Obama resta saldamente in testa per numero di grandi elettori.
Ecco spiegato il motivo per cui, pur essendo un testa a testa o quasi nelle percentuali, in realtà Obama si sente quasi la vittoria e la riconferma in tasca.
Anche perché quasi tutti hanno sancito la vittoria di Obama nel secondo confronto. “Stavolta, il presidente è tornato’’ parole pronunciate da Joe Trippi della al termine del secondo dibattito in diretta tv. George Will, sulla Abc, ha affermato che “Obama non ha solo guadagnato terreno, ma ha sanato le ferite che si era autoinflitto a Denver, mostrandosi troppo distante e distratto”. Al Sharpton, progressista della Msnbc fu molto entusiasta arrivando ad affermare che: “Stasera è stata la migliore performance della carriera di Obama come debater”. Sulla stessa linea Rachel Maddow: “Stasera Romney s’è scontrato contro un uomo differente”. Ben LaBolt, uno dei portavoce di Barack Obama è arrivato a dire che: “Ancora una volta Romney ha dimostrato di essere ancora molto lontano dal sembrare un uomo in grado di essere presidente. E questa è la cosa più importante”. “Obama ha fermato il suo scivolone”, dice Dana Perino, ex portavoce di George W. Bush. Eppure, nonostante tutto, i due sono dati quasi alla pari.
Se l’affondo più efficace di Obama fu sulla politica estera e sui fatti di Bengasi, allora stasera, a Boca Raton (che razza di nome!) in Florida, dovrebbe avere vita facile, dal momento che si parlerà di politica estera, nella quale Mitt Romney sembra perlomeno un po’ ingenuo e poco informato. David Axelrod, consigliere politico di Obama, prevede lunedì 22 Ottobre sera “vi saranno altre occasioni per parlare di questo visto che il tema è politica estera”.
Barack Obama si sente di aver fato bene, e i sondaggi sulla sicurezza nazionale lo dimostrano, dopotutto lui è l’uomo che ha eliminato Bin Laden, è uscito dal pantano dell’Iraq e avviato altresì il ritorno dall’Afghanistan. Il tallone d’Achille, i fatti di Bengasi, gli hanno giocato a favore perché Romney, come spiega il politologo Mike Halperin, “ha dato una risposta debole soffermandosi sulle presunte contraddizioni di Obama, che invece ha opposto una tesi forte ovvero che è stato un atto di terrorismo”.
Karl Rove, ex guru politico di George W. Bush, ha affermato che Romney “ha commesso un errore sulla Libia” perché “è stato lui a chiedere a Obama se si ricordava cosa aveva detto su Bengasi e una delle regole nei dibattiti è non fare domande all’avversario perché così gli si dà la parola”. Se a ciò si aggiunge che aveva detto una mezza bugia, la frittata è servita.
Obama è da sabato in ritiro con il suo staff e con John Kerry, il contender di Bish nel 2004, a fare la parte di Mitt Romney. Lo scopo è preparare una buona strategia sui temi internazionali che, come dice Robert Gibbs, portavoce e stratega di Obama 2008, tornato in servizio per la fase finale della campagna elettorale, “contano in quanto implicano capacità di leadership. “Ogni dibattito segue quello che lo ha preceduto» aggiunge Jim Messina, capo della campagna, e pertanto se al ko di Denver è seguito il riscatto di Hofstra, il ritorno alla grande di Obama per essere completo ha bisogno di una vittoria netta.
Senza contare che Obama è in vantaggio nello Stato-feticcio, per i repubblicani, dell’Ohio: nessun presidente repubblicano, negli ultimi decenni, è mai stato eletto senza vincere in Ohio.
Ovvio che ciò non significa nulla, ma la Cabala impone alcune cose.
Massimo Bencivenga
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