Sono in molti a chiedersi come il presidente eletto, Obama, si comporterà con il suo omologo russo, Vladimir Putin. Medvedev non ne abbia a male ma lo sa anche lui che altro non è se non il bamboccio/fantoccio/pupazzo del reale dominus russo: Vladimir I, zar della russia. Gorby provò una transizione dolce verso la democrazia, e non ebbe successo; chi lo sostituì, o meglio lo destituì, il vecchio beone Boris Eltsin, operò, di concerto con le multinazionali e di uno, Jeffrey Sachs, che adesso viene chiamato “la Rockstar dell’economia e dei poveri”, la più grande frode ai danni di uno stato svendendo le ricchezze della Russia per il biblico pugno di lenticchie. Alla fine di tale saccheggio emersero gli oligarchi e i profughi che cercarono fortuna in altri paesi. Con una mossa un po’ a sorpresa il vecchio ubriacone Boris lanciò in orbita, ossia al Cremlino, un’ex maggiore dell’organismo più temuto della defunta Unione Sovietica: il kgb. Da quel momento, e sono passati otto anni, è lui il leader indiscusso e pur facendo approvare tutta una serie di leggi, antidemocratiche ad essere edulcorati, ha un certo seguito perché ha restituito ad un popolazione prostata la scintilla della grandezza, della superpotenza che fu. Sotto la guida di Putin la Russia ha rialzato la testa usando ora la diplomazie e ora le risorse energetiche, gestite come una pistola da puntare alla tempia dell’Europa, per ritagliarsi nuovamente un ruolo di superpotenza. Volente o nolente Obama dovrà trattare, e alla pari, con Putin, e non è detto che questa sia una cattiva notizia, anzi. Non è infatti da scartare che è anche per effetto della mutata bilancia di potere che gli Usa si sono ritrovati a fare più meno quello che volevano, e sembra tornare in auge la vecchia politica che due superpotenze alla pari possono garantire un mondo più sicuro. Non è più così, non sarà più così, e forse non lo è mai stato, ma un atteggiamento alla pari o quasi con la Russia può giovare anche nei rapporti con L’Iran. Altro discorso e altra riflessione. In seguito al sisma finanziario attualmente in atto sono in molti a richiedere una nuova Bretton Woods, ossia di sedersi e ridefinire i paletti e le modalità in ambito finanziario come avvenne nel ’44, conferenza che comportò tanti stravolgimenti, molti anche poco noti, come ad esempio nuove regole per immettere moneta in circolazione, regole che sono alla base anche dell’odierna spirale di debito. Ma questo è un altro discorso. Sono in molti dicevo che vogliono rivedere e ridefinire nuove regole. Sarebbe il caso anche di indire una Bretton Woods geopolitica. Mi spiego meglio. Quando venne istituita l’Onu, e istituendo le nazioni con diritto di veto, si pensò a bilanciare la situazione politica tenendo conto dell’ideologia: capitalismo versus comunismo, Usa contro Unione Sovietica e Cina. Allo stato attuale questa contrapposizione non è funzionale a garantire la pace. Andrebbero rivisti questi diritti di veto riposizionando la bilancia di potere in base all’attuale contrapposizione, che è invece di tipo religioso: cristiani versus islamici. Obama potrebbe fare da tramite. Sarebbe già una grandissima vittoria.
Massimo Bencivenga |