Risiko in Georgia
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Risiko in Georgia

Il presidente russo Medvedev ha annunciato in diretta tv di aver firmato il decreto per il riconoscimento dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia. Il governo georgiano ha immediatamente reagito parlando di fatto di una “annessione” da parte di Mosca.

Risiko in Georgia

E’ come se domani l’Austria annunciasse il riconoscimento della Padania di Umberto Bossi, con l’unica differenza che dalle parti di Belluno disgraziatamente non c’è nemmeno una goccia di petrolio ne una misera perdita di gas.

Gli Stati Uniti naturalmente non stanno a guardare; sono quasi vent’anni che mandano i loro ragazzi a farsi ammazzare da quelle parti per accaparrarsi qualche barile di oro nero in più e  pagarlo ancora in dollari, mentre  Medvedev e soci con una sola mossa rischiano di mettere le mani sui fiumi di gas e di petrolio che dal Mar Caspio arrivano fino alle coste turche del mediterraneo. “E' attraverso la Georgia che passa l'oleodotto Btc (Baku-Tbilisi-Ceyhan), costruito due anni fa per portare il petrolio azero dal Mar Caspio fino alla costa turca del Mediterraneo, senza passare né per l'Iran né per la Russia. E in progetto c'è un analogo gasdotto, Nabucco, che obbedisce sempre alla logica di tagliar fuori la Russia dagli approvvigionamenti energetici, usando la Georgia” parola del politologo francese Olivier Roy.

Naturalmente scontato parlare di guerra fredda. Gli americani in un primo momento hanno chiesto al Cremlino di “rispettare i patti”. Ci sono dei patti? Hanno un patto? Quale? Ci piacerebbe conoscerlo. Si sono spartiti la torta sotto banco, ma qualcuno ha barato.

Sta di fatto che il silenzio degli intellettuali e dei politici italiani su questa guerra in Georgia  ricorda da vicino quello del '56 e del '68 quando le divisioni dell'Armata Rossa invadevano Budapest e Praga. La mossa russa sullo scacchiere internazionale imbarazza non poco sia gli ex-comunisti sia i seguaci di Berlusconi, amico personale di Vladimir Putin, deus ex machina del conflitto esploso in Georgia.

Il rischio è che la frustrazione imperialista che serpeggia nei palazzi della Grande Madre Russia porti ben presto “all’annessione” anche della Transnistria e di Crimea, altre enclavi russofone dell'ex URSS, ora in Moldova ed Ucraina. C’è un testo illuminante al riguardo, che fa proseliti di questi tempi al Cremlino: si intitola “Manifesto della Grande Russia" ed è dell’ideologo Vitalij Tretjakov. Morale del libricino: la costituzione del Quinto Impero Russo. Leggere per credere.

Certo lo scudo spaziale americano in Polonia non aiuta a distendere i toni, ma gli americani sono cowboys si sa. Staremo a vedere.

In chiusura un consiglio al nostro Ministro per le riforme: scavi dalle parti di Pontida e se trova una goccia di petrolio o sente puzza di gas l’annessione all’Austria è cosa fatta!

Raimondo Simonetti

 
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