La massoneria ed il Risorgimento. Nell’anno della celebrazione del 150esimo dell’Unità d’Italia si parla, con un certa insistenza, dell’importanza e del ruolo che ebbero le società segrete, la carboneria, la massoneria ed altre negli eventi che sconvolsero uno status quo per stabilirne un altro.
Se l’influenza della massoneria (d’ora in poi utilizzerà questo termine anche per indicare la massoneria inglese o francese o che altro) è indubbia nelle due rivoluzioni epocali, quella americana e quella francese, va comunque detto che vi erano massoni, in entrambi gli eventi da un lato e dall’altro dello schieramento.
Di certo si parteggiava però per la democrazia, solo in tal modo si può leggere la titubanza di alcuni generali ed ammiragli inglesi nei confronti dei coloni. Ma la massoneria ebbe un ruolo cruciale anche nella rivoluzione brasiliana, passatemi il termine anche se, con molta probabilità, il termine Brasile è successivo. In quella guerra d’indipendenza combattè e si fece un nome un certo Giuseppe Garibaldi. Ma com’era la situazione massonica negli anni cruciali del nostro risorgimento?
Era decisamente in fase calante, o perlomeno in sonno. Prima diciamo che la Chiesa ha formalmente scomunicato, con Papa Clemente XII nel 1738, la massoneria, la scomunica, che io sappia, non è mai stata revocata anzi, correva l’anno 1983, Giovanni Paolo II fece sapere che “ i fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione”.
Ma torniamo a noi ed alla massoneria. il vero boom si ebbe nell’età Napoleonica, in quel periodo furono costituite in Italia circa 250 logge massoniche con un numero di stimato di affiliati alla massoneria italiana di circa 20mila persone.
Queste logge caddero in disgrazia con la Restaurazione, al punto che solo nel 1859 fu ricostituita a Torino, città massonica ed esoterica per eccellenza, la Loggia Ausonia. Nel 1861 si tenne la prima assemblea costituente della Massoneria italiana, in quella circostanza fu eletto Gran Maestro del G.O.I., Grande Oriente d'Italia, Costantino Nigra, un amico e strettissimo collaboratore di Cavour, anche lui, come Giuseppe Garibaldi, in odor di massoneria.
L’Ausonia aveva le medesime linee guida presenti nelle Costituzioni di Anderson e adottò il Rito francese, con main stream come la Libertà, l'Unità e la Fraternità di tutte le nazioni, la Tolleranza religiosa, l'Uguaglianza culti e il progresso morale e materiale della patria e dell'umanità. Da quel momento in poi la massoneria ebbe un certo peso nelle magnifiche e progressive sorti dell’Italia.
Autorevoli studiosi ritengono che la massoneria italiana, dal 1861 sino a primi anni del novecento, fu presente in modo autorevole nei governi, sia sugli scranni della Destra che su quelli della Sinistra, in non rari casi con incarichi di prestigio (Crispi era massone?).
Nel 1908 ci fu uno strappo nel G.O.I e le cose cominciarono a cambiare, nacque da quei litigi una nuova obbedienza, la Gran Loggia d'Italia. Dunque, la massoneria non aveva un ruolo forte prima del Risorgimento, lo ebbe dopo, e due degli eroi della stessa, Cavour e Garibaldi, erano, presumibilmente, massoni di alto grado.
Peraltro è nei primi 50 anni dell’Unità d’Italia che venne riabilitata la figura di Garibaldi che da predatore ed uomo di guerra divenne eroe, cosa peraltro che incorre in tutti gli eversivi cui riesce il ribaltamento. La nuova Italia aveva bisogno di un eroe.
E per non sbagliare ne furono “fabbricati” due: Giuseppe Garibaldi, nato a Nizza, e Cristoforo Colombo, nato, forse forse, a Genova. Ma questa è un’altra storia anche se Cristoforo, che forse era templare, può essere considerato un “nonno” della società segreta della Massoneria. Ma anche questa è un’altra storia.
E poi? Tutto finito? Vi dico solo che almeno 6 dei nostri 11 Presidenti della Repubblica sono indicati come massoni. Lord Giorgio Napolitano non è tra questi.
Massimo Bencivenga |