Le sudamericane in Italia vanno forte, basti pensare al successo riscosso nel belpaese da Belen Rodriguez. Ultimamente, complice il buon successo di Nord vs Sud-Benvenuti a Tavola, sono salite anche le quotazioni di Liz Solari, sorella del Santiago che ha giocato nell’Inter e nel Real Madrid. Non sono un amante delle serie tv, ma se c’è Terence Hill allora si attiva un riflesso pavloviano che mi porta a vedere tutto ciò che fa il nostrano Mario Girotti.
Idem per ciò che ruota intorno al suo sodale di avventure e scazzottate Bud Spencer alias l’ex nuotatore italiano Carlo Pedersoli.
Ed è proprio guardando Terence Hill in un A un passo dal cielo, che questo autunno ripartirà con la seconda stagione, che mi sono imbattuta in un’altra sudamericana. Terence Hill, in Un passo dal cielo, è Pietro, comandante locale del Corpo forestale della Provincia Autonoma di Bolzano di San Candido, comune che fa parte del Parco Naturale Tre Cime in Alta Val Pusteria, Trentino-Alto Adige.
La serie rifà il verso a Don Matteo; ci sono delle morti o dei misteri e a risolverli spesso è Pietro e non il commissario di polizia che peraltro, essendo napoletano, si trova un po’ fuori dall’ambiente naturale; e non si capacita, anzi si arrabbia apertamente, quando vede che le persone lassù hanno più fiducia nella forestale che nella polizia. Cose che possono succedere, in alta quota.
Ma che c’entra Terence Hill con le sudamericane?
Ebbene, nella serie tv ho rivisto con piacere la bella brasiliana Gaia Bermani Amaral, che in Un passo dal cielo interpreta Silvia, una bella e spigliata veterinaria, campionessa di ballo e serial killer dell’amore, perché chi comincia ad amarla poi ne muore.
Nella malia della veterinaria carioca, sembra cadere, anzi prima o poi cadrà di sicuro anche Vincenzo Nappi, il commissario napoletano in trasferta d’alta quota.
Gaia Bermani Amaral fece la sua prima apparizione in Italia, perlomeno al grande pubblico, nel 2000, all’interno di un famoso spot tim, quello girato insieme ad altre due ragazze su una barca.
Lì, Gaia faceva la pasticciona, la dormigliona, quella “senza scatto alla risposta”.
Era una ragazzina, adesso è una donna che si gioca le sue carte, quella di una bellezza spigliata, autoironica e mai altera e scostante.
Massimo Bencivenga
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