Il colore della vittoria, la miniserie dell'Italia Campione del Mondo di calcio 1934
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Il colore della vittoria, la miniserie dell'Italia Campione del Mondo di calcio 1934

Oggi mi son ricordato di una miniserie vista nel 1990. Qualche ricerca e.. voilą il racconto, parzialissimo, di quando l'Italia calcistica ai tempi del Fascio si seppe issare sul tetto del Mondo

Il colore della vittoria, la miniserie dell'Italia Campione del Mondo di calcio 1934

Magari Claudio Amendola e Nancy Brilli questa scena di Il colore della vittoria non se la ricordano nemmeno.

E onestamente non so com'è che m’è ritornata in mente quella miniserie in due puntate che vidi poco prima dei (bellissimi) mondiali di calcio di Italia ’90. Ma qualcosa, tra Wikipedia ed altro, son riuscito a trovare, anche perché ricordavo bene Amendola e Brilli nel cast.

Si trattava di una miniserie che portava sugli schermi, in modo romanzato, la cavalcata azzurra dell’Italia Campione del Mondo nel 1934; l’idea di base venne allo sceneggiatore Vittorio Bonicelli, di concerto con il giornalista sportivo Lino Cascioli, che aveva in mente una storia di calcio e d' amore, di uomini e donne, una storia, quella calcistica, usata per raccontare un’epopea calcistica e un’ epoca, la vita di tutti i giorni all’ombra del fascismo, quando l’Italia vagheggiava imprese e un Nuovo Impero.  I due riuscirono a vendere l’idea a un regista Vittorio De Sisti e a dei produttori che si fecero carico dell’investimento.

La realizzazione fu una co-produzione italiana (Raiuno), francese, tedesca e spagnola che venne realizzata dalla Leader Cinematografica, la quale s’impegno a garantire alla Rai un recupero di 3,5 miliardi di lire dei 5 di budget.

Aveva anche un altro titolo, in origine: Battaglia selvaggia.

Perché questo titolo? Perché parte delle vicende narravano il quarto di finale Italia-Spagna. Un quarto, va detto per i non esperti, che fu ripetuto in quanto la prima partita terminò in parità per 1-1, con sette calciatori contusi o finiti all’ospedale. Da qui Battaglia selvaggia.

Nella ripetizione l’Italia di affermò per 1-0 per effetto del gol di Pepin Meazza. Nella ripetizione, la Spagna non potè (o non volle?) schierare in porta il fenomeno basco Ricardo Zamora, considerato il miglior portiere dei tempi e uno dei migliori all-time.

Tanto si è speculato e favoleggiato intorno a quella mancata presenza (infortunio dissero gli spagnoli), al punto che ci sarebbe più d’uno spunto per un raccontino. Il fascismo fece pressioni sulla Spagna? Non è dato saperlo, ma indubbiamente i nazionalismo si nutrivano e si nutrono di vittorie, anche sportive.

Su Wikipedia, l’oracolo digitale, si può leggere, alla voce trama: La miniserie racconta, in modo romanzato, la vicenda della Nazionale italiana di calcio ai Mondiali del 1934 e segue, in particolare, la storia di Attilio Ferraris, calciatore che fu convocato dall'allenatore della Nazionale Vittorio Pozzo contro la volontà del regime fascista e che ripagò il tecnico con grandi prestazioni, che si conclusero con la vittoria finale della Coppa Rimet.

Storia o finzione? Non so se Ferraris IV fosse inviso o meno al fascismo. Di sicuro non era in forma e meditava di lasciare il calcio giocato. Ma non era in forma neanche il nostro Maradona di allora, Meazza, che nel film viene dipinto come un dandy gaudente e poco incline alla disciplina.

Sempre su Wikipedia si può leggere che Felice “farfallino” Borel, centrattacco della Juventus da un gol a partita, ancora vivente all'epoca della prima visione televisiva della miniserie, fece notare alcune inesattezze. Le convocazioni avvenivano attraverso telegrammi, non ci fu nessun albergo di lusso ed incontri con donne bensì una catapecchia e la sola presenza degli elementi della comitiva, nessuna tuta, nessun allenamento duro. Va detto che nella miniserie il suo nome non compare affatto, ma c'è un personaggio, Lino (interpretato da Claudio Mazzenga), che è evidentemente Borel, ma che proviene da un retroterra familiare completamente diverso.
Sempre Felice Borel ci fece sapere che Vittorio Pozzo non faceva cantare i giocatori prima della partita, limitandosi a istillare negli stessi un puro, semplice e sano amor patrio. L’ex calciatore disse che in occasione della partita contro l’Austria, il ct fece leva sui calciatori ricordando i genitori e i fratelli che avevano combattuto e versato il sangue contro i mitteleuropei. Contro il famoso e temibile Wunderteam di Hugo Meisl e del povero Mathias “carta velina” Sindelar, il Mozart del calcio. Come inventato di sana pianta è il malore, e la relativa malattia, di Luigi Allemandi.

Poco spazio anche al match clou, dove si saltano i primi due gol per dar risalto alla stilettata di Angelo Schiavio, anche lui un po’ in disarmo e che invece prese il posto di Borel, e segnò la rete della vittoria. Quella che portò gli azzurri alla sfilata di Palazzo Venezia dinanzi al duce. Almeno nella fiction.

C’è poi un errore macroscopico durante le due partite Italia-Spagna, ma lascio il compito al lettore.

Nel cast figurano, insieme a Claudio Amendola (Ferraris IV) e Nancy Brilli (Dorina) anche Massimo Bonetti (Allemandi), Claudio Botosso (Caligaris), Sydne Rome (Amalasunta, una giornalista italo-americana coinvolta nell'avventura mondiale e che avrà un fugace flirt con Amendola/Ferraris IV) e Umberto Morale (figlio del grande ostacolista Salvatore e della nuotatrice Anna Beneck, che fa la parte di Meazza).

Per chi volesse vederla

http://www.youtube.com/watch?v=yCi5ktmCCSM

e

https://www.youtube.com/watch?v=etI4bGSFIgQ

 

Massimo Bencivenga

 
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