Il destino dell'Eroe - Age of Heracles. Seconda parte
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Il destino dell'Eroe - Age of Heracles. Seconda parte

Il risveglio dell'Eroe e i primi indizi sulla sua nuova missione. O dovrei dire fatica?

Il destino dell'Eroe - Age of Heracles. Seconda parte

Monte Vesuvio, Maggio 2015.

Questa volta, intorno alla capsula dell’eroe c’erano meno Dèi.
Nel cuore di un Vesuvio sempre più instabile, Efesto aspettava il segnale di Zeus per svegliare Eracle.
« Apollo arriva o no? », chiese il Padre degli Dèi ad Atena.
« Eccomi. » Una luce cominciò a fendere l’oscurità del luogo, anticipando l’ingresso del gemello di Artemide.
« Ce ne hai messo di tempo », disse Zeus osservando la divinità della fronda peneia.
« Son dovuto passare prima dalla madre delle muse. »
« Da Mnemosine? Per fare cosa? », chiese Zeus, pentendosi subito della domanda stupida, e scrutando l’ampolla verde che Apollo teneva nella mano destra.
« Procedo? », domandò Efesto.
Zeus annuì, e vide il figlio deforme premere un bottone.
Il vetro della capsula tremolò prima di aprirsi.
Eracle, tenuto fermo delle catene elettro-meccano-magiche inventate da Efesto, aprì gli occhi e gridò talmente forte che la roccia sembrò sul punto di creparsi. Igea piantò una siringa nel petto dell’eroe, mentre Iaso e Podalirio cominciarono a massaggiarne i possenti muscoli. Apollo si avvicinò a Eracle, gli prese la testa in modo amorevole e gli versò in bocca il liquido contenuto nell’ampolla.
Eracle sembrò calmarsi per un po’.
Poi cominciò a sussultare, scosso da spasmi che avrebbero spezzato la schiena a ogni umano.
Ma Eracle non era umano, non del tutto almeno.
« E’ normale tutto ciò? », chiese apprensivo Zeus.
Efesto lo guardò con il solito sguardo da cagnolino bastonato che metteva su quando si sforzava di compiacere il padre, poi scrollò le spalle.
« Possente Zeus, quello che stiamo facendo qui, per compiacere te e per amore di Eracle, rappresenta una primizia. Queste urla e questi spasmi dovrebbero essere normali: c’è una lotta feroce dentro il nostro caro Eracle », rispose Igea. « Dentro di lui la linfa vitale sta lottando contro il liquame della morte. La lotta è dura, ma Eracle tornerà a calcare la Terra, per andare oltre le Colonne erette dall’Eroe tante clessidre fa» , aggiunse sospirando la dea della salute.
« E’ proprio necessario? », domandò Zeus
« Cosa? », chiese Igea.
« Che vada lontano dall’Olimpo e da questo vulcano? », precisò Zeus.  
Apollo intervenne: « Zeus, le Moire hanno fatto uno strappo ». Il poliedrico dio delle arti e, nel suo lato più oscuro, anche delle pestilenze, venerato nell’Iperboreo come divinità belluina, si fermò un attimo, forse soppesando e sorridendo dell’involontaria battuta appena pronunciata, prima di aggiungere: « In cambio, come ben sai, hanno chiesto delle garanzie e delle concessioni ».   
« Ma quella parte del mondo è sotto la sfera d’influenza di Hera e Poseidone, che non l’hanno mai troppo digerito. »  
Apollo scrollò le spalle.
Zeus sentì Eracle cacciare un altro urlo terribile, poi lo vide chetarsi. Gli istanti successivi, con il respiro dell’eroe che da affannoso divenne normale, parvero eterni a Zeus.
Infine, l’Eroe aprì gli occhi, si guardò intorno con una luce smarrita negli occhi e, dopo secoli, gli Dèi sentirono di nuovo la sua voce.
« Dove mi trovo? Cosa mi è successo? », ruggì il semidio.
Zeus interrogò con lo sguardo Apollo e, incoraggiato dal cenno di assenso del dio delle arti, rispose: « Figlio mio, stavi per morire, ma siamo riusciti a salvarti appena in tempo, tenendoti in animazione sospesa ».  
Eracle spalancò la bocca, stava per dire qualcosa, ma si trattenne: con ogni probabilità la pozione di Apollo stava cominciando a fare effetto, fornendo all’Eroe una serie di informazioni sul mondo. Zeus osservò il viso barbuto di Eracle distendersi in un leggero sorriso, seguito da una risata talmente tonante da far temere una possibile eruzione magmatica.
« Cosa ti diverte, Eracle? », domandò Apollo.
« Un po’ tutto! Questa è un’epoca incredibile! Questa storia degli Illuminati semidei rettiliani mi fa scompisciare. Mi fanno più pena di quelli che credevano in Nimrod e Gilgamesh. E poi ci sono altre cose divertenti. »
« Quali? », chiese Zeus.
« Ercole. E’ davvero un nome divertente, come lo sono i film girati su di me. Così com’è divertente che ritengano Efesto una divinità ctonia. Roba da non credere. »  
Zeus abbracciò il figlio e pianse.
Piansero tutti, meno Efesto.

Creta, Giugno 2015

 

« E così devo andare oltre le rupi di Calpe e Abila? » chiese Eracle all’atletica divinità che gli aveva fatto da tutor dopo il Risveglio.
« E’ necessario », rispose Apollo, che con il cognome Rouvas era conosciuto nel mondo come uno stimato uomo d’affare cretese, frequentatore del jet-set e proprietario di team sportivi.
« La nostra famiglia è in fermento, Erebo ha provato a detronizzare Zeus e, sia pure a fatica, l’abbiamo ridotto a più miti consigli. Adesso le mie spie umane parlano di una alleanza tra Hera e Poseidone al largo del Costarica. Ti voglio lì come mio osservatore. »
« Perché io? », domandò l’eroe.
« Perché eri e sei il migliore », rispose Apollo senza guardarlo in faccia, con lo sguardo perso nella distesa blu del mediterraneo. 

 
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