Il calcio italiano alle Olimpiadi. Il mio primo ricordo mi porta in Asia, a Seoul 1988, nell’Olimpiade che avrebbe potuto essere di Ben Johnson e che invece venne monopolizzata da Florence Griffith-Joyner, da Matt Biondi, da Kristin Otto, da Greg Louganis e dal primo oro di Sergei Bubka.
Ai tempi non ci si andava con la nazionale Under 21 ma con una nazionale, detta appunto nazionale Olimpica, da non confondere con la già estinta Under 23. Le regole per poter far parte della nazionale Olimpica? Non aver collezionato più di un certo numero si partite con la nazionale A.
Stefano Tacconi, il portiere titolare, veniva infatti convocato regolarmente con la nazionale maggiore ma, chiuso da Walter Zenga, non giocava quasi mai. I 20 convocati di Rocca, che erano: i portieri Tacconi, Giuliani e Pagliuca; i difensori Cravero, Ferrara, Tassotti, Pellegrini, Brambati, Carobbi, De Agostini; i centrocampisti Colombo, Crippa, Desideri, Galia, Iachini, Mauro, Evani; gli attaccanti Carnevale, Virdis e Rizzitelli. Tra questi: Tacconi, Ferrara, Cravero, De Agostini e Rizzitelli erano già nella rosa della nazionale di Vicini a Euro ’88. La star era Pietro Paolo Virdis, il miglior attaccante italiano dell’epoca, benché snobbato da Azeglio vicini. Rocca prese il testimone da Dino Zoff che in due anni alla guida dell’Olimpica aveva rimediato ZERO sconfitte.
La prima partita, contro il Guatemala, fu una passeggiata: 5-1 con reti di Carnevale, Evani, Virdis, Ferrara e Desideri. La debacle era di là a venire. Qualche giorno dopo uno zambiano di nome Kalusha Bwaila diventò Pelè per un giorno segnando tre reti nello 0-4 contro lo Zambia, che rinverdì nel nostro immaginario collettivo l’infausta Corea del Nord 1966. Da allora si usa dire un altro Zambia. Rocca rivoluzionò in parte la nostra nazionale che si giocò la qualificazione contro l’Iraq il 21 Settembre del 1988. A siglare il 2-0 che ci consentì il passaggio del turno furono Massimo Mauro ed il nuovo innesto Ruggiero Rizzitelli, appena passato alla Roma per 10 miliardi di lire. Ai quarti trovammo di fronte la Svezia. Virdis ci portò in vantaggio, ma fu Massimo Crippa, nei supplementari a siglare il 2-1 che ci portò in semifinale. Davanti ci trovammo la nazionale più in forma del torneo: l’URSS (ai tempi si chiamava ancora così).
Virdis ci illuse con il gol dellì1-0, ma Dobrovolski ci portò ai supplementari, laddove la straordinaria forza atletica dei sovietici ebbe la meglio. Segnarono Narbekovas e Michailicenko, che ai tempi era considerato il campione del futuro, un centrocampista dominante per tecnica, corsa e forza fisica. A niente servì il 2-3 timbrato da Andrea Carnevale. La finale per il terzo posto, la finale inutile o quasi in ogni competizione ci vide opposti alla Germania Ovest, anche lei si chiamava ai tempi così, ma non avevamo più mordente. Klinsmann aprì le marcature per lo 0-3 che chiuse la nostra avventura: quarti, viste le premesse non male. Un ottimo Brasile fu piegato in finale, nonostante la presenza in squadra di gente come Romario (capocannoniere delle Olimpiadi), Bebeto, Careca, Andrè Cruz, Taffarel, Jorginho, Mazinho, Valdo; gran parte dei questi conquistò nel 1994 i mondiali nella sauna di Pasadena.
Questo nel 1988. E prima? Solo una vittoria, nel 1936, a Berlino, con una squadra di universitari. Ma nel 1928 demmo filo da torcere al grande Uruguay di Andrade, Scarone, Cea, Nasazzi e company. Ma questa è un’altra storia.
Massimo Bencivenga
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