Negli Usa comincia a salire la March Madness, la follia di Marzo che pervade ed elettrizza il mondo universitario e non, perché lì c’è molto attaccamento alla Alma Mater.
Stanno per partire le finali di pallacanestro (Basket) universitarie.
E Obama, che non si tira mai indietro quando c’è da fare due tiri (pare che una volta uno degli agenti della scorta gli abbia anche rotto un dente) ha indicato Indiana come vincente su Louisville.
I tifosi di Indiana, con molta probabilità, stanno già facendo gli scongiuri dal momento che il Presidente non ha azzeccato i cinque precedenti pronostici.
Quelli di Indiana, gli Hoosiers, non vincono il titolo dal 1987, quando in panca c’era il mitico Bobby Knight. Da qui all’8 Aprile 68 squadre si daranno battaglia, per aggiornare l’albo d’oro e iscrivere il proprio nome dopo quello dei campioni 2012: Kentucky Wildcats.
Il tabellone (il bracket) viene partorito in una misteriosa stanza a Indianapolis da una commissione di dieci membri, alcuni con palesi conflitti di interesse. Nel giro di una settimana di riunioni in stile conclave si decide tutto: accoppiamenti, teste di serie e...squadre.
Già, perchè mentre 31 università si qualificano vincendo la propria conference, le altre 37 vengono invitate a tavolino dalla commissione a seconda di una serie di fattori: numero di vittorie, qualità degli avversari battuti, cervellotici criteri quantitativi e una sana dose di soggettività della commissione che, al netto di inevitabili borbottii da parte di chi rimane fregato, viene accettata da tutti.
Non un esempio di oggettività, ma sicuramente un esempio di sportività. L’evento è molto importante, basti pensare che, solo per diritti tv, l’emittente esclusiva CBS paga quasi 1 miliardo di dollari all’anno. Non male, vero?
Mike Krzyzewski, coach K, allenatore del Redeem Team a Pechino 2008 e Londra 2012, uno che di Basket Ncaa ne sa , avendo vinto quattro volte con Duke University, dice che mai come quest’anno è avventato e difficile fare previsione. In vita sua non gli è mai capitato di vedere una cosa del genere, una griglia con almeno 30 squadre che possono arrivare alle Final Four. Ecco perché ci sono buone possibilità che anche stavolta il Presidente Obama possa aver indicato il cavallo sbagliato. A Coach K sono un po’ legato, era uno dei protagonisti quando cominciai a vedere le finali di Basket Ncaa; ancora oggi è un protagonista.
Mi ricordo di lui quando, nel 1990, Duke University venne asfaltata 103-73, dai Rebels di UNLV di coach Jerry Tarkanian (lo squalo).
Dopo quella sconfitta, in molti cominciarono a dare del perdente a Krzyzewski, che si prese la rivincita l’anno dopo, vincendo il primo dei suoi 4 titoli Ncaa (l’ultimo è del 2010) dopo aver liquidato in semifinale gli stessi Rebels di Tarkanian e Larry Johnson, eletto poi Mvp delle finali. Krzyzewski e Duke fecero il bis l’anno dopo, quando in finale trovarono Michigan dei Fab 5, Chris Webber in testa. Poi altri due titoli, nel 2001 e nel 2010.
Adesso, questa leggenda vivente, che ha iniziato la sua straordinaria carriera proprio a Indiana come assistente del mitico Bobby Knight, dice che quest’anno sarà un po’ una lotteria.
Io gli credo: si prospettano sorprese.
Massimo Bencivenga
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