In un episodio di MacGyver (ho già detto che non si esce vive dagli anni ’80?) si vedeva il nostro eroe tornare alla sua Università, alla sua Alma Mater, facoltà di Fisica, e sentirsi dire da un suo ex professore: “La pressione trasforma il Carbonio in diamante!”. “O in grafite!” rispondeva Mac. Si parlava della pressione sul figlio del professore, che sentiva troppo il paragone con il padre. Il preambolo, al solito un pochino delirante, mi è venuto alla mente sentendo dell’ultima disavventura, chiamiamola così, capitata a Jennifer Capriati, la quale è ricoverata in ospedale per sospetta overdose o per sovradosaggio di farmaci.
Sarà perché Jennifer è una mia coetanea, e qui ho commesso una leggerezza mortale dandovi un indizio sulla mia età, o perché è di origine italiana, ma ho sempre provato un affetto speciale per lei. Mi rallegravo quando vinceva, e agli occhi di un 15enne era una divinità, e mi rattristavo quando le capitavano cose brutte. Non sono un suo fan sfegatato, ma ogni tanto negli anni davo, qui e là, un’occhiata al ranking, per vedere cosa stesse combinando Jennifer.
Jennifer Capriati appartiene ad una ben precisa genia: alla stirpe degli Aaron Krickstein, degli Andre Agassi, delle Steffi Graf, delle Monica Seles, delle Martina Hingins, delle Marija Šarapova, delle sorelle Williams.
Jennifer Capriati appartiene alla famiglia degli atleti cui è stata negata l’infanzia e l’adolescenza.
Per questi atleti ed atlete il sogno di diventare un campione o una campionessa era in realtà IL SOGNO dei genitori. E non è un caso che la quasi totalità di questi abbia avuto un rapporto conflittuale con il padre.
Atleta precocissima, detiene ancora diversi record del tipo “la più giovane”, e dotata, sembrava molto più vecchia quando le fecero una segnaletica, a soli 19 anni, per droga. Dopo quella prima disavventura, e attingendo di nuovo alle risorse della mostruosa volontà che la videro esordire nel circo del tennis a 14 anni e vincere una Olimpiade a 16, tornò forte e agguerrita; talmente forte e agguerrita da vincere, nella sua seconda carriera, 3 Slam issandosi al primo posto del Ranking.
Ma durò poco perché si ritirò di fatto, anche se non ha mai ufficializzato il ritiro, una seconda volta a 28 anni.
Tanti, troppi per una che non ha mai potuto passare molti spensierati pomeriggi a fare shopping con le amiche, intenta com’era a dare forma, a forza di palleggi nell’accademia di Nick Bollettieri, al sogno del padre. Ad un certo punto la Federazione del Tennis fece finta di voler mettere un freno a questa modo dei baby, ma non mi sembra che le cose siano granchè cambiate.
Di certo non lo sono in altre situazioni o sport. In questi anni si è abbassata l’età d’ingresso in Formula Uno, ed il record di Hamilton, campione del mondo a 23 anni, potrebbe durare a lungo.
Sono di questi anni le imprese, tentate o riuscite, dell’australiana Jessica Watson, 17 anni da poco, e di Abby Sunderland, una americana di 16 anni, veliste decise a fare il giro del mondo senza scalo e senza assistenza. Una delle due, Abby, ha dovuto per forza ricorrere all’assistenza. Abby è la sorella di Zac Sunderland, il primo a completare la circumnavigazione del globo prima di compiere 18 anni.
Abby Sunderland è stata aiutata e salvata al largo dell'isola di Reunion, nei pressi del Madagascar. Le sua dichiarazione: “Sono veramente contrariata dal fatto che le cose non siano andate come dovevano”. Salva e contrariata. La droga è in circolo. E sta facendo danni.
Sono sicuro che ci riproverà, forse con qualcosa di ancora più estremo.
Uscire con le amiche a prendere un gelato proprio no, eh?
Abby era in competizione con Jessica Watson, di 5 mesi più grande. Anche lì ci sono delle critiche perché secondo alcuni non avrebbe tenute delle rotte valide per la vidimazione dell’impresa.
Il suo manager (eccola qui la parolina magica!) dice: “Jessica ha compiuto una circumnavigazione nell'emisfero sud, nella quale bisogna partire ed arrivare nello stesso punto, attraversare tutti i meridiani di longitudine e l'Equatore. Jessica fatto tutto questo. Jessica ha navigato nei più infidi ed impegnativi oceani al mondo, passando quattro capi (Capo Horn, Capo Agulhas, Capo Leeuwin il Capo di Sud-Est Tasmania) e per due volte ha passato l'Equatore. Ha navigato intorno al mondo, senza scali, in solitaria, senza assistenza ed è la più giovane ad aver fatto ciò. Ha navigato per almeno 23.000 miglia nautiche e abbiamo dati TracPlus che confermano la distanza esatta.”
Magari sarà vero, ma ha dimenticato di dire che in tal caso lui diventerà molto ricco.
Grazie ai rischi della ragazzina. Giocando con la pelle della ragazzina.
Non vi ricorda un po’ Don King e un po’ Jorge Cysterpiller?
Giù le mani dai bimbi!! Basta con questa corsa ai baby record! A 10 devono giocare, non tentare la traversata della Manica a Nuoto. A 16 anni devono uscire con gli amici, non girare il mondo in vela in solitaria.
Colgo l’occasione per riportare alle cronache un fatto storico, che non c’entra nulla con i baby del tennis, cui viene dato poco risalto.
Nel 1212 ci fu quella che venne chiamata La Crociata dei fanciulli o dei bambini.
E non finì bene. Lasciate giocare i bambini.
Massimo Bencivenga |