Basta non essere il primo. Il crollo del liceo
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Basta non essere il primo. Il crollo del liceo

In Italia si chiudono le stalle dopo che i buoi sono fuggiti. La Protezione civile lancia l'allarme per la sicurezza nelle scuole

Basta non essere il primo. Il crollo del liceo

Sembra impossibile eppure è capitato di nuovo. Sei anni dopo il crollo della scuola a San Giuliano di Puglia, laddove peraltro nessuno ha pagato o sta pagando, essendo stato stabilito che la colpa evidentemente era dei bambini, un nuovo caso sta infiammando gli animi già turbolenti di coloro che orbitano intorno alla scuola: la tragedia del liceo Darwin di Rivoli, zona peraltro non sismica, che ha visto un ragazzo di sedici anni perdere la vita in maniera assurda, surreale. Verrebbe da dire: “Non è possibile! Non in Italia. Non ora”. Eppure è successo. E, more solito, inizia una mappatura seria, preventiva dei rischi ed il quadro che ne emerge è, ancora una volta, da terzo mondo. Il risultato è agghiacciante:

una scuola su due non ce la fa. . I tecnici e gli ingegneri della Protezione civile disegnano una mappa inquietante: 22.800 scuole pubbliche su 42.000 non sono a norma per quanto riguarda il rischio sismico. Il ministro Mariastella Gelmini ha promesso di intervenire subito sulle 100 scuole più a rischio. L'elenco, dicono alla Protezione civile, si sta definendo in questi giorni. Il premier Berlusconi ha parlato di fatalità, quasi come se il ragazzo fosse stato colpito all’aperto da un fulmine. Una giustificazione a ribadire, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che la scuola non rientra nei suoi piani strategici per una grande Italia. Guido Bertolaso, sottosegretario alla Protezione civile, allarga le braccia, parlando di incapacità a gestire in modo efficienti i finanziamenti. Il motivo è da ricercarsi nei gangli della burocrazia, nel coacervo di normative e provvedimenti di un mostro, l’iter burocratico, capace di rendere inefficiente anche l’intervento straordinario. Ascoltiamo dalla viva voce del funzionario: "Secondo i nostri calcoli ci vogliono 4 miliardi di euro. Sa qual è il problema principale? Se oggi ci fossero tutti insieme, quei soldi non sapremmo come spenderli". Come vogliamo chiamare una simile struttura burocratica? Buco nero? Incredibile. Bertolaso rincara la dose affermando che l’intervento straordinario a seguito del dramma di San Giuliano di Puglia ha cominciato a dare i suoi frutti solo quest’anno. Dopo sei anni. E dopo il via libera del Cipe, delle regioni, delle province per arrivare ai comuni. Un fiume di soldi che nella quasi totalità dei casi diventa un sottile rivolo. Quando arrivano. Perché non di rado si perdono anche i finanziamenti per effetto di queste staffette. Roba da terzo mondo o grande capacità funambolica di far sparire soldi da parte dei nostri plitici? Spiace dirlo ma adesso, perlomeno sul breve, ci sarà un giro di vite e magari la morte del ragazzo non sarà inutile. Niente lo restituirà alla famiglia, purtroppo, e siamo scettici sul fatto che qualcuno pagherà per questa morte, ribadisco, surreale. Basta non essere il primo. Gli altri, nell’Italietta attuale, si salveranno. Che vergogna.

 

 

 

 

                                                                   Massimo     Bencivenga

 
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