Bufera su Santa Romana Chiesa Cattolica e Apostolica. A far da cornice al reintegro dei vescovi lefebriani, e uno di loro ha pensato bene di mettersi in evidenza negando l’olocausto, cosa credete anche i prelati soffrono di protagonismo, c’è stato il ritorno di fiamma dell’accusa più infamante che possa essere rivolta ad un ecclesiastico: pedofilia. Atti di pedofilia compiuti e reiterati nel Veneto all’interno di un istituto per sordomuti. L’istituto Antonio Provolo di Verona per anni è stato un punto di riferimento ed un aiuto concreto alle famiglie di questi ragazzi sfortunati, li aiutavano, li istruivano e si prodigavano anche per trovar loro lavoro. Il lato oscuro di questa indubbia opera meritoria è emerso solo negli ultimi tempi. Diversi ex allievi dell’istituto hanno deciso, non senza qualche lacerante conflitto interiore, di dire cosa accadeva in quelle aule.
O meglio, cos’altro accadeva. Diversi allievi dunque. Quanti? In 15 hanno rilasciato delle dichiarazioni e denunciato che preti e fratelli laici abusavano sessualmente di loro. Questi 15 bambini e bambine, ora ben più che adulti, ricordano le loro esperienze in un arco di tempo che va dall’immediato dopoguerra sino al 1984. Nei loro racconti si parla di incontri sessuali, di bastonature, di condizionamenti psicologici, di masturbazioni. Niente viene trascurato e anche elementi sacri quali la confessione diventavano momenti di libido. Lo sdegno, dinanzi a tali comportamenti, è totale ed amplificato dalla possibilità, non ancora del tutto verificata e non facilmente verificabile, che in tali “giochi proibiti” sia stato coinvolto anche un alto prelato. Una persona in particolare, Bruno, il più bello, quello dal viso angelico, ricorda che nel ’59 questo alto prelato abusò di lui. Il prelato nominato è Giuseppe Carraro, vescovo di Verona morto nel 1981 ed in odore di beatificazione. Come Padre Pio. Va da sé che molti dei religiosi sono deceduti ma diversi sono ancora in vita; in ogni caso non possono essere incriminati. Nei racconti dei sordomuti si legge l’amarezza di aver spesso incontrato per strada i loro aguzzini, la rabbia nel vedere i loro concittadini lodarne le virtù, la loro semplicità, la loro fede, la loro comunione con Dio. Come ha reagito la comunità? Con ovvio orrore dinanzi ad un istituto che, a sentire questi sordomuti, è stata sentina di tali depravazioni, tali violenze e tali silenzi. E la Chiesa? In primis ha sospeso il processo di beatificazione, poi ha disposto degli accertamenti. La comunità religiosa di Verona ha invece reagito nel consueto modo di agire della Chiesa. Ha fatto quadrato intorno a sé e screditato l’accusa replicando che le storie sono stata artatamente costruite per una ripicca del presidente dell’associazione Provolo Giorgio Dalla Bernardina, un laico, riguardanti questioni economiche ed immobiliari tra la curia e l’associazione. Come mai parlano solo adesso? Questa la prima difesa, ad innescare una risposta che svii l’attenzione dal sesso e la incentri su altre tematiche. La curia stessa sostiene che possa essere stato lo stesso Dalla Bernardina a firmare le dichiarazioni. Bruno si dice disposto ad affrontare la questione in tribunale, ma non in curia. A distanza di tempo è riuscito a confessare la sua sodomizzazione alla moglie e alla mamma quasi novantenne, dice che ormai ha il cuore libero da un peso ed è deciso a dare battaglia. E come spesso accade la prima breccia è quella più difficile, voci non del tutto confermate riferiscono di nuove, ulteriori testimonianze di altri sordomuti oltre i 15; e sembra che voci del genere intorno all’istituto circolassero già 30 anni fa, ma non è questo il punto. In tutto il mondo si accendono continuamente delle spie riguardo alla pedofilia dei sacerdoti e dei religiosi, troppi allarmi nel sistema che, seppur falsi, impongono una condizione di attenzione e di allerta da parte del Vaticano. Ratzinger stesso pretende, perlomeno a parole, tolleranza zero su tali questioni. Non è che forse è il momento di pensare ad eliminare il celibato? E magari prestare più attenzione ai rimanenti voti di povertà e obbedienza? Eliminata la tentazione non eliminiamo il peccato, ma senza il velo del silenzio e del condizionamento molte situazioni potrebbero evitarsi. A giovarne sarebbero in tanti, in primis, e con rinnovato slancio, il Vaticano ed il Messaggio Evangelico.
Massimo Bencivenga |