Cavie Umane... un business inumano...
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Cavie Umane... un business inumano...

Un week end da cavia umana per sperimentare un farmaco può essere pagato anche più di mille euro. Scelgono di farlo studenti, precari e casalinghe.

Cavie Umane... un business inumano...

Sono anni che si fa finta di niente ma, nuovi farmaci e nuove sperimentazioni non vengono effettuati solo sui topi o sugli animali da laboratorio, ma su vere e proprie cavie umane.
Se ti chiedessero di iniettarti una sostanza sconosciuta o di inghiottire una pastiglia senza sapere cosa esattamente ti succede lo faresti?
Molto probabilmente la maggioranza di noi direbbe di no, eppure c'è un certo numero di persone che per affrontare una spesa improvvisa, per fare le vacanze o acquistare lo scooter nuovo accetta di perstare il proprio organismo ad una simile pratica.

Gli esperti sostengono che gli esperimenti sugli animali servono a trasferire risultati e dati sull'uomo. Ciò vuol dire che testare un nuovo farmaco su cavie da laboratorio serve per avvicinarsi il più possibile alle reazioni che dovrebbe avere il corpo umano senza dover coinvolgere cavie umane.
Ma gli stessi esperti affermano che i principi attivi di un nuovo medicinale vanno testati sui nostri simili, altrimenti come si fa ad avere la certezza che portino beneficio e che non siano deleteri? 
La sperimentazione clinica su esseri umani ha inizio quando le molecole da analizzare, nel corso di una ricerca di un principio attivo, si riducono ad una decina.
Questo significa che i chimici elaborano una salnuova sostanza che posiede diverse varianti, molte delle quali decadono già solo per ragioni teoriche o brevettuali, poi ci sono quelle testate sugli animali, e, infine, quelle che non invalidano o ammazzano i topi vengono sperimentate su cavie umane.
A questo punto bisogna stabilire qual è la dose ottimale terapeutica, operando una mediazione tra la minima dose utile e la massima tollerabile.
I clinici lavorano sul consenso informato delle persone coinvolte che firmano e poi aspettano di vedere se non succede nulla o se subiranno attacchi dissenterici, sbalzi di pressione, crisi emetiche, sballo dei valori sanguigni o anche altri effetti non preventivabili.
Ma chi ci guadagna da tutto questo processo?
Un po' tutti. L'azienda farmaceutica capisce quali sono i farmaci da produrre, lo stato incassa bolli e iscrizioni, le strutture sanitarie si mantengono anche grazie a questi finanziamenti ed, infine, le cavie umane vengono remunerate e/rimborsate a seconda del caso e dell'istituto.
Ognuno di questi pazienti può partecipare a questi esperimenti al massimo una volta ogni tre mesi (per imperdire che si diventi cavie di professione), e si possono guadagnare ufficialmente fino ad un massimo di mille euro per un apio di week end di analisi e somministrazioni.
Ovviamente per chi sceglie di sottoporsi a questi esperimenti non c'è alcuna garanzia di ritornare a casa perfettamente sano.
C'è una normativa che regola la materia e la si può leggere sul sito Dell'Istituto superiore di sanità.
e si fa un gran parlare di etica, informazioni, finalità, garanzie, assicurazioni.
M poi in realtà non è proprio così...
Sul sito di Sardegna Ricerche è scritto testualmente "la partecipazione alle sperimentazioni cliniche è spontanea e gratuita. E' prevista comunque un'indennità proporzionale alla durata e alla complessità della sperimentazione." Magari non è così esplicito... ma in pratica le cavie umane vengono pagate.
Diverso sembra il regolamento dell'ospedale Sacco di Milano che determina la " misura in cui sperimentatori e soggetti possono essere remunerati/compensati per la partecipazione allo studio. ". Inoltre lo stesso regolamento aggiunge che "nessun rapporto economico può essere istituito direttamente tra lo sperimentatore e le aziende committenti". Quindi i soldi vengono dati ma solo tramite la mediazione dell'Istituto.
Insomma tutt'altro che una situazione chiara. La conseguenza: tutti vogliono fare in fretta, guadagnare e ottenere risultati, con il rischio che all'incolumità delle cavie umane pensino esclusivamente i protocolli chiusi nei cassetti. Del resto nemmeno loro pensano alla loro stessa salute!
Partecipano a queste sperimentazioni studenti, casalinghe, gente che vuole arrotondare, cercando sperimentazioni sul Web o presso le Asl territoriali.
All'estero.
In altri paesi la situazione è anche peggiore: tutto è platealmente accessibile. La rivista NEW SCientist nel corso del 2009 ha parlato senza mezzi termini di cavie professionali, individui che sfogliano gli annunci di sperimentazioni alla stregua di offerte di lavoro. Negli Stati Uniti il sito jalr.org è diventato il portale di una vera e propria community con relative informazioni e notizie circa le sperimentazioni in corso divise per zona, azienda, durata e redditività.
In Svizzera, invece a partire dal 2000 è stato istituito il Registro dei volontari sani, con lo scopo di regolarizzare la questione.
C'è una linea davvero sottile che divide il progresso dalla speculazione, con molte notizie omesse. Nel 2000 Le Forze Aeree statunitensi e il costruttore di missili Lockheed hanno finanziato uno studio dell'Università di Loma Linda per testare gli effetti di alcune sostanze cancerogene, componente tossico del combustibile dei missili. Sono stati pagati 1000 dollari a 100 californiani per ingerire una dose estrema di perclorato ogni giorno per sei mesi. Un documentario della Bbc ha raccontato che nel corso degli anni '90 i bambini dati in adozione a New York erano sottoposti ad un programma segreto di sperimentazione di farmaci contro l'Hiv.
Nel corso del 2006 6 giovani cavie umane, che stavano sperimentando un farmaco antileucemico della Azienda Fasrmaceutica americana Parexel, hanno subito gravi danni in seguito alla sperimentazione. Gli antitumorali, ad esempio, oggi non vengono più testati su soggetti sani, visti i danni che le sperimentazioni hanno provocato in passato. I test vengono proposti solo a malati senza speranze di guarigione, a cui lo si propone secondo un fine antropologico di farlo per il bene della comunità.
Ma c'è anche chi lo fa per sè, per attaccarsi ad un'ultima speranza, sempre pronto a sperimentare l'ultima cura studiata... 

 
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