Crocifisso si, crocifisso no
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Crocifisso si, crocifisso no

Sul perchè non possiamo non tener conto, nel rispetto della laicità, delle radici cattoliche dell'Italia. E di come le stesse possono aiutarci in momenti di difficoltà economica

Crocifisso si, crocifisso no

Per prima cosa invito tutti voi a ricordarvi se il crocifisso era presente sopra la lavagna quando andavate a scuola, specialmente voi che vi professate "non credenti/non praticanti/laici". Elementari? Medie? Superiori? Ricordate niente? Beh, io che sono credente e praticante non ricordo niente di niente, e a scuola ho finito di andarci meno di 10 anni fa. A me il crocifisso, se c'era o ci fosse stato, non dava fastidio né mi avrebbe dato fastidio, altrimenti me ne ricorderei (ho una memoria di ferro, come i miei ex compagni di scuola potrebbero confermare). E voi che non volete il crocifisso in classe, se non vi ricordate se in classe vostra c'era, vuol dire che più di tanto fastidio non deve avervi arrecato, comunque. In secondo luogo, la laicità dello stato. Il crocifisso "spiega" la lezione, da lassù sopra la cattedra?

Il crocifisso ci sottopone ad una azione di propaganda subliminale, lassù appeso al chiodo? O non siamo liberissimi di bestemmiare, non andare in chiesa alla domenica, maledire "i preti" per tutti i "guai" che hanno causato all'Italia, anche se c'è quel piccolo emblema lassù a spiarci mentre estraiamo radici e memorizziamo versi di autori latini? In terzo luogo, la tradizione italiana, alla quale il crocifisso sarebbe ben estraneo, secondo i legionari di quella laicità propugnata stracciandosi le vesti sulle quisquilie.
Si dice (non vorrei sbagliarmi) che l'Italia sia uno dei paesi con il maggiore flusso turistico al mondo (fino agli anni '90 vantava addirittura il primato mondiale). A parte la stagione balneare e quella sciistica, i milioni di turisti che affollano le nostre città vanno a visitare monumenti che per la stragrande parte sono di matrice religiosa e in particolare cristiana, dei quali c'è la maggiore concentrazione al mondo in Italia. Quale gita organizzata a Roma non ti porta prima di tutto a visitare la Città del Vaticano, la Chiesa di San Pietro, i Musei Vaticani? Chiediamo a tutti quelli che lavorano nel cosiddetto "indotto" del turismo cosa ne pensano: dagli alberghi ai ristoranti "per turisti" ai bar ai negozi di souvenir ai negozi di guide turistiche, ma anche tutte le altre attività commerciali che beneficiano degli acquisti dei turisti (mai visti dei giapponesi in via Condotti a Roma?): sono così contrari, loro che ci campano sopra, al fatto che il cristianesimo sia parte della tradizione Italiana? Infine, la possibilità che il crocifisso possa "disturbare" o addirittura "offendere" i credenti di altre religioni.
Rassicuriamo i quali diversamente credenti che non sono assolutamente obbligati a permanere come "ospiti" in un paese che non riesce a tenere nella giusta considerazione la loro specificità.
Hanno tutto il diritto di tornare nei loro paesi di origine, dove le loro tradizioni e le loro credenze vengono sicuramente onorate, e dove perdipiù si fa anche la fame, nella maggior parte dei casi. Così come quelli che, dopo aver perso la casa nel terremoto dell'Abruzzo, sono stati ospitati da famiglie generose, hanno tutto il diritto di tornarsene al freddo e al gelo nelle tende della Protezione Civile, se il vegetarianesimo praticato nella casa dei loro benefattori urtasse la propria sensibilità e i propri gusti.
Per inciso, ricordo che quando ho visitato alcune moschee in Turchia (la più occidentalizzata delle nazioni a religione islamica, e non è una repubblica teocratica), parecchi anni fa, dovevo indossare scialli e parei vari per coprire le gambe, il volto, la testa, etc. altrimenti il mio sarebbe stato un atteggiamento irrispettoso nei confronti della cultura e della tradizione del paese che mi stava ospitando...
Le considerazioni appena svolte sono soltanto una riflessione sulla superficialità con la quale vengono combattute certe "battaglie", come se si trattasse di questioni fondamentali per la salute pubblica, mentre a volerle considerare con buon senso e misura si ridimensionerebbero di molto. Detto tutto ciò, non c'è oggettivamente alcun motivo per volere il crocifisso appeso sopra la lavagna ogni volta che, dopo la sentenza di pochi giorni fa, si dovrà inaugurare un'aula scolastica.

E non c'è alcun reale motivo che renda necessario il crocifisso nelle aule dove è già appeso. Ma neppure c'è motivo di toglierlo (a parte, ovviamente, il voler rispettare la sentenza di cui sopra).
Perché non servirebbe a niente: non cambierebbe niente, non si sarebbe raggiunta alcuna reale vittoria, sarebbe un piccolo passo per alcuni fanatici di una laicità acritica, e nessun passo per la collettività e i suoi rapporti con le gerarchie ecclesiastiche (la cosiddetta ingerenza della Chiesa nella vita pubblica e politica verrà forse minata dal togliere il Cristo dal chiodo?).
Inoltre, e soprattutto, nessuno se ne accorgerebbe.

 

                                                                    Francesca Sensi

 
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