I rifiuti non ci sono. Poi forse ci sono e anzi l’impressione è che si stia sollevando un bubbone molto grosso e molto, molto pericoloso.
Solo il 5 Settembre, Repubblica in un post riferiva che non era stata riscontrata “Nessuna contaminazione radioattiva sul territorio del comune di Casal di Principe (Caserta). Lo rende noto l'assessorato all'Ambiente della Regione Campania, che ha disposto verifiche da parte dell'Agenzia regionale per l'ambiente (Arpac) dopo le dichiarazioni del boss pentito dei Casalesi Carmine Schiavone sul traffico di rifiuti inquinanti, anche radioattivi, gestito dalla camorra. Dichiarazioni, quelle del pentito, che hanno suscitato polemiche, timori e interrogazioni parlamentari.”
Bene, cioè male, perché tempo una decina di giorni e a Casal di Principe si comincia a scavare davvero. E qualcosa sembra emergere.
Un altro pentito ha indicato agli inquirenti un nuovo sito, in via Sondrio, laddove i tecnici dell'Arpac e i Vigili del fuoco di Caserta, in collaborazione con il Nucleo operativo dei Carabinieri di Casal di Principe hanno cominciato a scavare su ordinanza dei pm Antimafia di Napoli Giovanni Conzo e Luigi Landolfi, e dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
A una decina di metri di profondità son stati rinvenuti fusti, contenenti, forse, materiale ferroso e fanghi di natura industriale. Tutto è ancora da accertare, di certo, mentre scrivo, si scava ancora.
Ma anche questi ritrovamenti non sembrano placare attivisti e militanti. I militari hanno disposto un cordone sanitario atto a tener lontano curiosi e facinorosi, ma le persone in prima linea nella lotta ai roghi tossici di rifiuti nella cosiddetta “Terra dei fuochi” sembrano scettiche e furiose anche adesso che alcune prove sembrano dar ragione a loro: non si fidano delle istituzioni e starebbero vagliando l’opportunità e la possibilità di chiedere alla Procura della Repubblica di ammettere un tecnico di loro fiducia a supervisionare, insieme a quelli istituzionali, le operazioni che stanno eseguendo i reparti speciali di Carabinieri, Vigili del fuoco e Arpac. E vorrebbero altresì poter prelevare un campione dei fanghi trovati per analizzarlo in un nostro laboratorio di fiducia.
Richieste sensate, per carità. Ma cosa dice la legge?
Tra i più attivi c’è anche don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, in prima linea nella lotta ai roghi della “Terra dei fuochi”.
Massimo Bencivenga |