Ogni anno ormai non si sa bene per quale motivo improvvisamente piomba sulla testa dei cittadini di qualunque parte del mondo lo spettro di una nuova malattia (mucca pazza, influenza aviaria ecc), neanche si stesse ritornando alle pestilenze che hanno colpito l’Europa nei secoli scorsi causando migliaglia di morti. Anche quest’anno non è stato da meno, infatti da fine Aprile non si fa altro che parlare della “famigerata” influenza A (o suina o nuova influenza), che chiamiamola come vogliamo ma sempre di una normale influenza si tratta. Il tutto è partito dal Messico nazione di oltre cento undici milioni di abitanti con una superficie di quasi 2 milioni di km 2.
Lo stato sud americano come sappiamo vive in condizioni di estrema povertà ed è uno dei paesi dove maggiore è lo smercio della droga che arriva anche in Europa, il cui controllo ha provocato migliaglia di vittime, non solo tra i cittadini ma anche tra le forze armate nel paese. A deprimere l’economia messicana ci pensa ormai da anni la massiccia immigrazione via Texas e California verso gli Stati Uniti che purtroppo premia solo pochi fortunati ogni volta. Le degradate condizioni di vita sono ampliate dalle scarse condizioni igeniche in cui vive la popolazione messicana che favoriscono patologie di perse banali in altri paesi, come appunto l’influenza A. Ma cerchiamo di fare chiarezza e non di allarmare inutilmente la popolazione con gli ormai quotidiani necrologi che le agenzie di stampa, i telegiornali e chiunque si occupi di informazione ci spiattellano davanti. Elemento fondamentale da tenere in stretta considerazione è la relazione influenza A- influenza stagionale, quest’ultima nel 2008 nel nostro paese ha causato oltre 8000 morti, mentre l’influenza A finora solo 48, e non c’è nessun elemento che porti a supporre il raggiungimento o quanto meno l’avvicinamento alla quota toccata dalla stagionale (o normale influenza).
Spostandoci cronologicamente più indietro ricordiamo la terribile epidemia di spagnola che nel 1918/19 fece “fuori” molta più gente di quanto finora ne abbia fatti quest’ultima. Inoltre a voler tacitare maligni e coloro che pensano di lucrare e terrorizzare la gente spargendo la voce che il contagio riguardi un numero molto maggiore di cittadini a livello mondiale di quelli fino ad ora colpiti, va tenuto presente che i morti fino a qui occorsi in Italia, come credo nel resto del mondo, erano tutte persone affette da patologie pregresse (in molti casi gravi, il cui decorso è stato complicato dall’influenza). Per sgomberare il campo da inutili messaggi spesso dannosi e controproducenti, chiariamo cosa è questa influenza. In termini semplici per chiarezza anche per chi è completamente fuori dal campo medico, si tratta di una patologia respiratoria contagiosa che colpisce i maiali, causata dal virus A dell’influenza e da sottotipi tra loro mescolati, e il virus che scatena la malattia è il famigerato H1N1. Essa è caratterizzata da elevato contagio ma da bassa mortalità (compresa tra 1 e 4%), e va considerato che la sua presenza non si manifesta certo nell’Aprile di quest’anno ma è presente da decine di anni nei maili e in questo periodo il virus si è evoluto e rimescolato. A far aumentare l’attenzione verso di essa è stato l’accertamento di focolai di infezione in Messico e soprattutto la trasmissione uomo-uomo, essendo stato dimostrato (dati organizzazione mondiale della sanità) che in alcuni verificatisi in Messico e Stati Uniti il virus dell’influenza non è mai stato visto in precedenza, Comunque i sintomi sono gli stessi dell’influenza stagionale (febbre alta, tosse, dolore alle ossa, brividi e stanchezza). Sgombriamo il campo anche da facili e per fortuna errate correlazioni maiali infetti carne di maiale, l’influenza non si trasmette mangiando carne di individui infetti, l’importante è cuocerla ad almeno 70°, temperatura in grado di uccidere qualunque virus. I ministeri dei singoli paesi si sono attivati per fornire bollettini aggiornati sul numero dei contagi e stilare decaloghi di comuni norme igeniche da seguire per ridurre al minimo il contagio. Nel nostro paese il ministero della salute ha stilato un decalogo anti panico, consistente in 10 norme di semplice attuazione. 1) lavare regolarmente e frequentemente delle mani 2) coprirsi bocca e naso con un fazzoletto di carta quando si tossisce o starnutisce 3) evitare lo scambio di oggetti che potrebbero veicolare l’infezione 4) in caso di febbre, raffreddore, mal di testa e difficoltà respiratorie, rimanere a casa e rivolgersi al proprio medico di famiglia 5) in presenza dei sintomi mantenersi a distanza dagli altri 6) gettare i fazzoletti nella spazzatura 7) non mettere le mani sporche su occhi, naso e bocca 8) non assumere o acquistare farmaci senza la consultazione del medico 9) in presenza dei sintomi non frequentare luoghi di lavoro, scuole, mezzi pubblici e luoghi affollati in genere 10) aerare gli ambienti in cui si vive Punto critico è rappresentato dal vaccino, differente da quello dell’influenza stagionale, che nel caso non si riscontrino controindicazioni protegge in maniera totale dal contagio. In questi giorni abbiamo sentito dire che l’influenza sia stata creata in laboratorio ed il vaccino sua normale conseguenza salvifica sia stato prodotto e commercializzato per scopi di lucro dalle ditte farmaceutiche preposte alla sua realizzazione, e quindi in molti non si vaccinerebbero per non arricchire le multinazionali del farmaco. Non è compito nostro fare battute facili su un tema di portata mondiale per di più di carattere medico e gettare la croce sulle aziende farmaceutiche (naturalmente esse essendo coloro le quali hanno sviluppato il vaccino, tendono come è normale, che lo si voglia o no, a lucrare sulla cosa, pensiamo ad esempio alle società di pompe funebri, esse speculano sulla morte della gente, ma allora continuando in questo ragionamento dovremmo abolire i funerali, francamente sembra assurdo). Sarebbe forse possibile evitare lo sperperio di dosi di vaccino, fenomeno al quale stiamo assistendo in questi giorni che vede anche gente appartenente a categorie dei servizi essenziali (medici, per esempio) astenersi dalla vaccinazione per motivi non ben specificati Forse fa più gioco quest’ultimo aspetto alle aziende farmaceutiche piuttosto che la mera produzione dei vaccini, e in questo caso sarebbe utile, ma quasi inattuabile, sapere chi vuole veramente vaccinarsi e produrre quindi un numero di dosi limitate. Inizialmente e senza ombra di dubbio il vaccino è stato distribuito presso ospedali, forze di pubblica sicurezza, protezione civile, e al personale di enti ed amministrazioni che assicurino servizi essenziali. In seguito ha riguardato e riguarda i donatori di sangue periodici, le donne al secondo o terzo trimestre di gravidanza. Allarmismo mediatico è rappresentato dal fatto che ad essere colpiti siano più i vecchi dei giovani fino a 65 anni, come se da 66 anni in avanti la gente fosse per grazia divina immune (magari). Logicamente ad aggravare un quadro nel quale l’influenza A si innesta che è un piacere vi sono tutte quelle condizioni di debilitazione fisica acuta: malattie croniche dell’apparato respiratorio, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, malattie renali, HIV e quant’altro. Non volendo anche essere inseriti tra i necromedia dell’influenza (tenendoci quindi alla larga dal fornire statistiche e numeri fini a se stessi, o fare la conta dei morti, corredandola da quadretti familiari, come se chi sia ammali di influenza A sia diverso dagli altri malati o abbia situazioni familiari disagiate, ma in questo caso il verificarsi delle due cose è una semplice coincidenza) abbiamo cercato di fare una carrellata riepilogativa del problema, precisando che sono comunque i media che ingigantiscono la situazione. Parere assolutamenete personale è che in certi avvenimenti come appunto questo la situazione debba essere gestita solo ed esclusivamente dagli organi di competenza (ministero della salute, Istituti zooprofilattici, ecc) i quali dovrebbero avere il compito di fornire periodici bollettini generali della situazione e giornalisti dovrebbero tenersi alla larga da certe situazioni, perché un conto è parlare di gossip, sport o viaggi, un altro è parlare della morte della gente, magari anche a sproposito.
Domenico Aloia |