Il Fatto Quotidiano ha riportato una notizia che, qualora fosse vera, sarebbe un pochino imbarazzante per l’Italia. A sentire la testata, l’ONU, la ben nota Agenzia del Palazzo di Vetro, avrebbe, per la prima volta credo, chiesto ufficialmente al governo italiano di garantire trasparenza e pluralismo nelle nomine dei membri di un’autorità pubblica di controllo. Quale autorità? Quella per le comunicazioni.
A Maggio scade infatti il mandato e dovranno essere nominati tanto il successore del presidente Corrado Calabrò quanto i commissari, in misura minore per numero qualora venisse applicato anche all’Authority il decreto “Salva Italia”. La questione non è affatto di lana caprina, perché il presidente e i commissari dovranno dire la loro, e per i prossimi sette anni, su questioni spinose e niente affatto banali come: le regole dell’informazione in vista delle prossime elezioni, la rete di Telecom Italia, l’assegnazione delle frequenze tv dopo l’annullamento del beauty contest (che tanto ha fatto arrabbiare il cavaliere), la disciplina del diritto d’autore online, la definizione di posizioni dominanti sul mercato televisivo e, soprattutto, il tema urgente dello sviluppo dell’infrastruttura di banda larga.
L’ultima questione è importantissima per il rilancio dell’Italia, sia per l’occupazione in senso stretto quanto per assottigliare il Digital Divide. Forse l’Italia non ha più bisogno di autostrade per auto, ma c’è molto da fare per quanto viceversa concerne le autostrade digitali.
Il warning, diplomatico quanto si vuole, della Nazioni Unite è ad evitare la balcanizzazione nella scelta dei componenti, ossia non scegliere commissari troppo “politici”. Chi legge commissari politici senza virgolette potrebbe pensare alla figure in voga negli anni e nei posti d’oltrecortina. E invece siamo in Italia nel 2012.
La testata Il Fatto quotidiano riporta che Frank La Rue, relatore speciale dell’Onu per la libertà di manifestazione del pensiero ha scritto al governo per manifestare grande preoccupazione sulla vicenda. Si tratta di una lettera (che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere) indirizzata al Sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, il funzionario chiede all’esecutivo di lanciare una consultazione pubblica coinvolgendo anche la società civile e di pubblicare i curricula dei candidati in un’ottica di trasparanza e a garanzia dell’imparzialità dell’authority. Di più, La Rue si mette subito e personalmente a disposizione del governo italiano per offrire la sua cooperazione tecnica al processo di nomine dell’Agcom in corso per garantire che avvenga in modo trasparente e corretto.
Francamente chiedere la consulenza di La Rue mi sembra eccessivo, fatto sta che ci chiedono di essere quanto più imparziali possibili. Per quanto concerne invece il coinvolgimento della società civile, la cosa non è così semplice dal momento che, in base alla legge n. 249/1997, il presidente dell'Agcom viene eletto con decreto del presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio dei ministri d’intesa con il ministro delle comunicazioni previo parere delle Commissioni parlamentari competenti. La stessa legge prevede che il Senato e la Camera eleggano quattro commissari ciascuno, nominati con decreto del Presidente della Repubblica. Ciascun senatore e ciascun deputato esprime indica due nominativi, uno per la commissione per le infrastrutture e le reti, l'altro per la commissione per i servizi e i prodotti.
Per la successione di Corrado Calabrò si parla anche del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. Staremo a vedere.
Massimo Bencivenga
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