Metti una domenica sera di autunno in una classica famiglia napoletana. Il Napoli batte il Livorno 4 a 1, è una bellissima giornata c’è allegria… Il pranzo è abbondante e la cena lo è altrettanto. Ma quando ci si saluta per far ritorno a casa, non passano neanche dieci minuti e squilla il telefono: Alfonso il pianista ha avuto una sincope, è svenuto. Ambulanza. Ospedale. Ricovero. Si tratta di un’emorragia allo stomaco per una bruttissima ulcera perforata. Cercano di operarlo per via endoscopica, ma lo stato di Alfonso peggiora e l’emocromo scende vertiginosamente. Si cerca di evitare la sala operatoria… è rischiosa… ma alla fine non c’è alternativa. È giovedì sera. Di turno in sala operatoria c’è un uomo di 42 anni, un chirurgo la cui determinazione è almeno pari alla passione con cui affronta il suo lavoro, si chiama Guglielmo De Stefano, è figlio d’arte. La prima volta che è entrato in una sala operatoria aveva 12 anni ed era in piedi sullo sgabello per assistere ad un intervento del papà, noto chirurgo napoletano. Ma torniamo a quella sera. C’è da operare un paziente che ha quasi 65 anni, si chiama Perrella, ha una bruttissima emorragia interna, secondo il parere di diversi tra i suoi colleghi non ce la farà. Sono in 3 a fare il turno quella notte. Si guardano negli occhi. Guglielmo De Stefano, il giovane chirurgo si sente pronto, vuole tentare lui, vuole provare a salvare una vita, una vita appesa ad un filo. Chissà, forse in cuor suo sa che ce la farà! Prima di entrare in sala operatoria, tiene un breve colloquio con moglie e figli: l’intervento è rischioso, Alfonso potrebbe non farcela; ma ho 2 bambini a casa che mi aspettano e voglio guardarli negli occhi con lo sguardo di chi ha compiuto sino in fondo il suo dovere, farò di tutto per salvarlo… Vi scrivo a distanza di un mese da quell’intervento. Alfonso è a casa circondata dall’affetto dei suoi cari. Oggi ha anche suonato di nuovo il piano dopo quasi 40 giorni di “astinenza”. C’è voluto un altro intervento chirurgico per rimettere in funzione perfettamente il suo stomaco e altre 4 settimane di ospedale. Ma poco importa. In Italia, nel paese della “Mala Sanità”, ed in particolare a Napoli, la città dove si dice che nulla funzioni, ancora di meno il “servizio pubblico”, quotidianamente avvengono casi analoghi, anche se non fanno notizia. Chi vi scrive lo fa per rendere merito ad un giovane chirurgo, il Dottor Guglielmo De Stefano. Guglielmo De Stefano, il chirurgo che in una notte di ottobre ha salvato la vita del mio carissimo amico e futuro suocero, la vita del grande pianista Alfonso Perrella. Grazie Guglielmo a nome mio e di tutti coloro che amano Alfonso. |