Nessun colpevole per la morte della giornalista Anna Politkovskaja, la giornalista russa che, grande coraggio e sprezzo del pericolo, una volta usava dire così, aveva denunciato le terribili violazioni dei Diritti Umani perpetrate dal suo Paese, la Russia, e dai suoi governanti in Cecenia. Anna Politkovskaja fu uccisa il 7 ottobre 2006, il giorno del compleanno di Vladimir Putin, ma trattasi sicuramente di un caso. Non è un caso invece il tentativo, scientifico, pianificato e programmato, di imbavagliare l’informazione russa che sta mettendo in essere il governo russo di Putin, anche se il presidente è il delfino, per non dire cagnolino, Medvedev. L’ultima ad essere stata “rimossa” è stata, ed è roba di un mesetto fa, proprio colei che era considerata l'erede di Anna Politkovskaja, ossia Anastasia Baburova, venticinquenne praticante della Novaya Gazeta, la stessa testata per la quale lavorava Anna. Anastasia Baburova è stata ammazzata insieme a Stanislav Markelov, avvocato noto per le sue battaglie per i Diritti Civili, lo scorso 19 gennaio 2009. E Milana Terloeva, con il suo best seller “Ho danzato sulle rovine” ha impetosamente mostrato al mondo quello che accadeva in Cecenia. Ma per farlo si è dovuta rifugiare all’estero. E come lei tanti altri, per evitare l’imbavagliamento o la rimozione, sono scappati. Nondimeno, pure in Italia spirano venti di imbavagliamento dell’informazione anche se, in un paese democratico, e l’Italia si considera democratica, l’operazione dovrebbe risultare più laboriosa e complicata. Dovrebbe. Speriamo.
Quello del controllo dell’informazione è sempre una prerogativa dei regimi, dei totalitarismi. Il grande campione di scacchi Garry Kasparov è uno dei pochi che, da anni, sta denunciando il sistematico “occultamento dei fatti” della Russia putiniana. Non che prima con Gorbaciov e quelli prima di lui le cose andassero diversamente. Chi conosce le cose russe difficilmente ad onor del vero si sarebbe aspettato un verdetto diverso, ma quando un cronista viene ucciso è la coscienza di un momento che viene violata e violentata. La sentenza è, a suo modo, lapalissiana: non si trovano i colpevoli. O perlomeno non si trovano i colpevoli degli “omicidi di Stato”; in tal senso la vicenda della Politkovskaja può essere sicuramente considerato un omicidio di stato. Per la verità c’erano tre imputati al processo, i fratelli Ibrahim e Dzabrail Makhmudov e l'ex investigatore della polizia Sergei Khadzhikubranov. Tutti innocenti. E con molto probabilità, almeno da qualche punto di vista, innocenti lo sono davvero, a loro Anna Politkovskaja non ha fatto niente, i mandanti vanno cercati nei palazzi del potere, forse sulla collina di Borovickij (ossia al Cremlino). Nello stesso anno ci fu anche il caso, che vide coinvolto anche il pasticcione agente segreto, a suo dire, italiano Mario Scaramella, Litvinenko. La nuova Russia funziona così. Imbavagliare e rimuovere.
Massimo Bencivenga |