Nullatenenti con yacht
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Nullatenenti con yacht

I controlli effettuati dalla GdF hanno messo in luce una realtà sconcertante, oltre la metà dei natanti in acqua aveva dei problemi di "incongruità" reddituale

Nullatenenti con yacht

Nonostante la feroce, dicono, lotta all’evasione e le paventate multe e “ritorsioni finanziarie”, anche quest’estate i controlli della GdF(Guardia di Finanza) hanno messo in mostra un lato dell’Italia per certi versi grottesco ma umano, umanamente italiano. Da dove vogliamo cominciare? Dal lavoratore socialmente utile di Napoli che tra un lavoretto e uno sciopero scorazza per il golfo a bordo della sua barca!!? O dall’avvocato che dichiara un reddito di 150 euro l’anno(!!?) e ne spende 3mila euro, al mese, per la rata della sua barca. O vogliamo parlare dei due coniugi disoccupati di Capri che sono stati avvistati al largo dei faraglioni sulle loro imbarcazioni, rispettivamente di 17 e 16 metri? E che dire della signora romana che, a fronte di un reddito dichiarato di 12mila euro, paga per l’ormeggio del suo 22 metri 26mila euro?

E come fa un imprenditore che dichiara 800 euro a pagarne, sempre al mese, 4mila per il leasing del suo cabinato di 14 metri? Per fortuna che, nell’Italia al tempo dell’immagine, la viscerale voglia di farsi vedere e ammirare è più forte della cautela che la situazione, per certi versi comica, imporrebbe. Il risultato è che, in seguito a tali accertamenti, i finanzieri hanno definito, in una percentuale intorno al cinquanta per cento, “ingongrui” i risultati tra reddito dichiarato e il possesso di barche, ferrari e, in taluni casi, piccoli yacht. Gli agenti della GdF andando più affondo nelle indagini hanno scoperto che il più delle volte i veri proprietari erano persone che preferivano l’anonimato o che addirittura in molti casi non “potevano comparire”.. E chi vuol capire…

 

 

Ma hanno anche scoperto un’altra cosa interessante. Era tutto il sistema, dalla produzione alla registrazione, dal noleggio al posto barca, a tramare e cospirare per occultare ed evadere il più possibile; leasing, chartering e triangolazioni con società registrate all’estero sono risultati essere i principali escamotage per avere un natante e non pagare le tasse. Né quelle sulla barca, e né quelle relative al reddito. Esiste un altro problema con cui fare i conti. Nella nautica l’Italia è un colosso. La produzione di natanti e yacht made in Italy è terza nel mondo dietro agli Stati Uniti e all’Inghilterra. Colpire in modo duro tale settore significa mettere nel mirino una delle poche attività capaci di generare attivi in Italia… Analogamente un paese normale, come direbbe D’alema, e civile non può non tener conto del malcontento che simili inchieste generano nell’animo di lavoratori dipendenti, che le tasse non possono evaderle.

Il motto “pagare tutti per pagare meno” in Italia viene recepito per quello che sembra: un contenitore vuoto, belle parole.  Forse è il caso di mettere in atto contromisure “serie” per contrastare l’evasione… Una battaglia che, non essendo né di destra e né di sinistra, magari è anche giusta…

 

 
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